Nel 2018, secondo la stima preliminare dell’Istat, la crescita del Pil del NordEst (+1,4%) è ben superiore alla media nazionale, con una dinamica particolarmente vivace del settore dell’industria in senso stretto (+3,2%). La performance è invece modesta nel Mezzogiorno (+0,4%), nonostante il risultato positivo delle costruzioni (+4,1%).
L’occupazione segna il maggiore incremento nel NordEst (+1,1%), soprattutto nell’industria (2,3%). Nelle regioni del Mezzogiorno l’espansione dell’occupazione è più contenuta (+0,7%) ma con un marcato aumento nel settore dei servizi finanziari, immobiliari e professionali (+3%).
I dati presentati rapporto Istat forniscono una stima preliminare del Pil e dell’occupazione nelle ripartizioni territoriali per l’anno 2018. I risultati sono ottenuti utilizzando un modello econometrico che stima la dinamica regionale del valore aggiunto: l’indicatore principale è una stima dell’occupazione regionale, realizzata utilizzando i dati dell’indagine sulle forze di lavoro, cui si accompagnano indicatori specifici delle performance settoriali.
Nel 2018, il Prodotto interno lordo, misurato in volume, ha segnato, a livello nazionale, un aumento pari allo 0,9%. Le stime preliminari indicano che la crescita è risultata, come di consueto, piuttosto disomogenea sul territorio.
Da un lato si è registrato un aumento sensibilmente superiore alla media nazionale nel NordEst (+1,4%), e dall’altro una crescita molto più modesta nel Mezzogiorno (+0,4%); NordOvest e Centro, con incrementi dello 0,8%, hanno segnato una dinamica vicina a quella nazionale.
L’occupazione (misurata in termini di numero di occupati), che a livello nazionale è aumentata dello 0,9%, presenta a livello territoriale dinamiche più omogenee rispetto a quelle del prodotto interno lordo. L’aumento maggiore si osserva nelle regioni del NordEst (+1,1%), sia le regioni del NordOvest, sia quelle del Centro registrano una crescita dello 0,9% in linea con la media nazionale mentre quelle del Mezzogiorno segnano un incremento poco più contenuto.
A trainare la crescita del valore aggiunto nel NordEst sono l’agricoltura (+3,6%) e l’industria (+3,2%). In aumento risulta anche il valore aggiunto del settore che comprende commercio, pubblici esercizi, trasporti e telecomunicazioni (+2%), quello delle costruzioni (+1,6%) e quello dei servizi finanziari, immobiliari e professionali(+0,5%). Solo gli altri servizi registrano una lieve contrazione (-0,3%).
Nel NordOvest i settori più dinamici sono l’agricoltura (+1,6%), i servizi finanziari, immobiliari e professionali (+1,3%) e il commercio, pubblici esercizi, trasporti e telecomunicazioni (+1,1%). Una variazione positiva si registra anche nell’industria (+0,9%) e negli altri servizi (+0,3%), mentre segnano un calo le costruzioni (-0,7%).
Anche al Centro è l’agricoltura a mostrare la performance migliore (+4,7%), ma variazioni positive si registrano anche nell’industria (+2,9%), nelle costruzioni (+2,7%) e nel settore che comprende commercio, pubblici esercizi, trasporti e telecomunicazioni (+1,2%). Il valore aggiunto presenta lievi variazioni negative nei servizi finanziari, immobiliari e professionali (-0,1%) e negli altri servizi (-0,2%).
Nel Mezzogiorno le costruzioni mostrano una crescita marcata (+4,1%), mentre dinamiche più modeste caratterizzano l’industria (+0,4%), il commercio, pubblici esercizi, trasporti e telecomunicazioni (+0,6%) e i servizi finanziari, immobiliari e professionali (+0,7%). Al contrario delle altre ripartizioni, il valore aggiunto dell’agricoltura subisce una contrazione (-2,7%), essenzialmente a causa della crisi delle coltivazioni olivicole; una lieve flessione si registra anche per gli altri servizi (-0,4%).
Per quel che concerne gli andamenti settoriali dell’occupazione, nel NordOvest i settori più dinamici sono i servizi finanziari, immobiliari e professionali (+3%) e l’industria (+1,2%). Tali settori hanno mostrato buone performances anche nel NordEst (rispettivamente +2% e +2,3%). Nel Centro, i settori in cui l’aumento dell’occupazione è stato maggiore sono l’industria (+1,7%), le costruzioni (+1,1%) e l’agricoltura (+1%). Nel Mezzogiorno segnano incrementi di rilievo i servizi finanziari, immobiliari e professionali (+3%), l’agricoltura (+2,5%) e le costruzioni (+2,3%).
Allargano lo sguardo all’economia europea, all’interno di una fase caratterizzata da un forte rallentamento del commercio mondiale e da un aumento dell’incertezza sui mercati, nel primo trimestre del 2019 il Pil nell’area dell’euro è aumentato dello 0,4% (+0,2% nel quarto trimestre 2018). La crescita del Pil è stata trainata principalmente dalla domanda interna, caratterizzata sia da un andamento positivo dei consumi privati (+0,5%) e, in misura maggiore, degli investimenti fissi lordi (+1,1%), spinti dalla ripresa di quelli in costruzioni.
Nel primo trimestre il declino del commercio mondiale ha condizionato l’andamento delle esportazioni e delle importazioni dell’area dell’euro, anche se la domanda estera netta ha fornito un contribuito positivo alla crescita del Pil. Il miglioramento dei ritmi produttivi appare diffuso tra i principali paesi seppure con intensità diverse: la Germania ha segnato un significativo recupero (+0,4%) dopo una stagnazione nel quarto trimestre del 2018; Francia e Spagna hanno mantenuto un orientamento positivo (+0,3% e +0,7% rispettivamente) mentre l’Italia ha interrotto la fase negativa che aveva caratterizzato i due trimestri precedenti (+0,1%).
A maggio, l’indicatore del sentiment economico (ESI) ha mostrato un lieve miglioramento dopo le diminuzioni dei mesi precedenti. Il clima di fiducia nel settore manifatturiero è vicino al valore della media di lungo periodo mentre quello dei servizi e dei consumatori segnano ancora livelli superiori alle medie di riferimento. L’indicatore di fiducia delle costruzioni, sebbene in peggioramento, continua a mantenersi su livelli elevati.
Nel primo trimestre la produzione industriale ha registrato un significativo rimbalzo congiunturale (+0,9% rispetto al trimestre precedente), sostenuta da beni di consumo durevoli e non durevoli. La produzione di energia ha ristagnato a causa del clima mite mentre la produzione di beni capitali ha segnato un aumento più contenuto. Ad aprile la produzione industriale è diminuita dello 0,5%, con un peggioramento diffuso tra i raggruppamenti ad eccezione dell’energia e del lieve aumento dei beni non durevoli.
Nello scenario previsivo la produzione industriale dovrebbe diminuire nel secondo trimestre (-0,3%) per poi crescere nuovamente nei trimestri successivi (+0,3% sia per il terzo sia per il quarto trimestre).
La crescita del PIL nell’area dell’euro dovrebbe subire un rallentamento nel secondo trimestre (+0,3%), per poi accelerare lievemente nella seconda parte dell’anno (+0,4% per entrambi i trimestri successivi).
Il mercato del lavoro continua a fornire segnali positivi: nel primo trimestre è aumento il numero di occupati (+0,3%) mentre ad aprile, il tasso di disoccupazione è diminuito ulteriormente (7,6%), il livello più basso dalla fine del 2008. Le condizioni favorevoli del mercato del lavoro e gli aumenti salariali sono previsti sostenere i consumi delle famiglie. Nello scenario previsivo le spese per consumi privati aumenterebbero con lo stesso ritmo del Pil (+0,3% in T2 e +0,4% in T3 e T4).
L’utilizzo della capacità produttiva si mantiene su livelli elevati, nonostante la marcata riduzione del secondo trimestre del 2019. Gli investimenti sono attesi migliorare nell’orizzonte di previsione, sostenuti dalle condizioni favorevoli del credito: +0,3% in T2 per poi accelerare in T3 e T4 (+0,5%).
La Banca centrale europea ha recentemente segnalato la sua intenzione di mantenere i tassi di interesse invariati rispetto ai livelli attuali almeno fino all’estate del 2020, o addirittura di ridurli ulteriormente se le condizioni economiche permangono deboli. Inoltre, ha anche annunciato nuovi programmi destinati al sostegno del credito.
Secondo i dati di Eurostat, l’indice IPCA dell’area dell’euro, dopo il rialzo segnato ad aprile (+1,7%), condizionato dagli aumenti dei prezzi di alcuni servizi legati all’effetto Pasqua, è diminuito a maggio (+1,2%) influenzato dalla significativa diminuzione del prezzo del petrolio.
Per i prossimi mesi si prevede un ulteriore fase di moderazione dell’inflazione (+1,1% in T3) cui seguirebbe un lieve recupero (+1,3%).
Le prospettive per l’area dell’euro presentano diversi rischi al ribasso, legate all’incertezza sulla gestione della Brexit. Un ulteriore elemento sfavorevole potrebbe riguardare l’introduzione di nuove tariffe doganali degli Stati Uniti nei confronti delle autovetture provenienti dai paesi europei. Entrambi i fattori potrebbero condizionare negativamente il percorso di crescita della zona euro.
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