L’economia del Veneto secondo Bankitalia

2018 in rallentamento, nonostante la crescita che continua. 

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economia del Veneto

La sede veneziana di Bankitalia ha diffuso il rapporto sull’economa del Veneto, da cui emerge come nel 2018 è proseguita la fase espansiva dell’economia regionale, sebbene in rallentamento. Ven-ICE, il nuovo indicatore elaborato dalla Banca d’Italia, che misura la crescita di fondo dell’economia veneta, si è mantenuto positivo, ma nel corso dell’anno ha mostrato una tendenza flettente che è proseguita anche nei primi tre mesi del 2019.

Le imprese

Nel 2018 la produzione industriale
ha rallentato (+3,2% dal +4,1% del 2017).
L’indebolimento dell’attività produttiva ha riguardato
quasi tutti i settori della manifattura tranne la 
meccanica, il principale settore di specializzazione
 regionale. Tale andamento ha riflesso il
rallentamento della domanda interna e delle
esportazioni di beni (+2,8% da +5,6% del 2017) che, in un contesto di debolezza del commercio mondiale, sono cresciute meno della domanda proveniente dai principali mercati di destinazione. Anche gli investimenti industriali dopo quattro anni di crescita hanno rallentato (+3,8% in termini reali) e, secondo le opinioni espresse dagli operatori, nel 2019 diminuirebbero.

Il fatturato delle imprese dei servizi non finanziari ha ristagnato (+0,2% a prezzi costanti, secondo l’indagine della Banca d’Italia) risentendo del rallentamento dei consumi interni e della stabilizzazione delle presenze turistiche (+0,1%) che nei quattro anni precedenti erano cresciute grazie, soprattutto, dalla componente estera. I livelli di attività nel settore edile sono aumentati debolmente, sostenuti dai lavori di recupero abitativo mentre il comparto delle opere pubblica ha risentito ancora della debolezza degli investimenti degli enti territoriali.

Con il rallentamento della congiuntura si è interrotta la fase di crescita della redditività delle imprese, iniziata nel 2013, che rimane comunque su livelli storicamente elevati. Le imprese tuttavia affrontano l’attuale fase ciclica con una struttura finanziaria più equilibrata del passato, grazie all’ampio autofinanziamento che ha rafforzato il patrimonio e alimentato la liquidità. Nel 2018 i prestiti al settore produttivo sono lievemente calati (-0,2%); la flessione si è intensificata nei primi tre mesi del 2019 (-2,3%). Il calo riflette l’indebolimento della domanda di credito e il moderato peggioramento delle condizioni di offerta. Le forme di finanziamento alternative al canale bancario, pur cresciute negli ultimi anni, rimangono comunque limitate.

Il mercato del lavoro

Nel 2018 la crescita degli occupati è stata debole (+0,6%), sostenuta in particolare dai lavoratori a tempo indeterminato. Il tasso di disoccupazione è rimasto stabile (6,4%) in connessione con la maggiore partecipazione al mercato del lavoro. I dati del primo trimestre del 2019 confermano il rallentamento dell’occupazione e la prosecuzione della sostituzione di contratti a tempo determinato con contratti a tempo indeterminato.

Le famiglie

Il lieve miglioramento delle condizioni del mercato del lavoro ha favorito l’espansione del reddito disponibile e dei consumi delle famiglie che, secondo dati preliminari, sono cresciuti anche nel 2018, sebbene in rallentamento rispetto all’anno precedente. La disuguaglianza dei redditi da lavoro è risultata bassa nel confronto nazionale e in calo rispetto al periodo della crisi del debito sovrano. La quota di famiglie in stato di povertà assoluta è rimasta sul livello contenuto del 2017 (5,0%). I prestiti alle famiglie sono cresciuti sia nella componente dei mutui per l’acquisto di abitazioni (+7,8% erogazioni di mutui) sia in quella del credito al consumo (+6,1%). La ricchezza delle famiglie venete, valutata al netto delle passività, ammontava nel 2017 a 871 miliardi di euro, pari a 8,5 volte il reddito disponibile. In termini pro capite si è mantenuta su livelli superiori a quelli medi nazionali (178.000 euro, in Italia 160.000). Negli ultimi anni le attività finanziarie hanno mostrato una ricomposizione a favore delle componenti più liquide e del risparmio gestito, quest’ultimo favorito anche dall’introduzione dei “piani individuali di risparmio”.

Il mercato del credito

È proseguito il processo di riconfigurazione della rete territoriale delle banche, in atto da un decennio, con un’ulteriore riduzione degli sportelli (scesi a 2.499, oltre 1.100 in meno rispetto al 2008) e un maggiore utilizzo dei canali alternativi (il numero di contratti di internet banking in rapporto alla popolazione è raddoppiato nell’ultimo decennio). La qualità del credito bancario è ulteriormente migliorata: nel 2018 il flusso dei nuovi prestiti deteriorati è risultato inferiore a quello pre-crisi (1,2% dal 2,0% del 2017). Anche lo stock dei prestiti deteriorati è sensibilmente diminuito (10,3% dei prestiti in essere a dicembre 2018), soprattutto per le consistenti cessioni di crediti in sofferenza realizzate nel 2018 dalle banche.

La finanza pubblica

Nel 2018 la spesa corrente degli enti territoriali del Veneto è lievemente calata (-0,4%), nonostante l’incremento di quella per il personale, che ha risentito del rinnovo dei contratti collettivi nazionali avvenuto a metà anno. La spesa per investimenti ha continuato a contrarsi (-11,8%), ma nella parte finale dell’anno e nei primi mesi del 2019 vi sono stati segnali di ripresa, soprattutto per i Comuni che, dallo scorso ottobre, hanno beneficiato dell’abrogazione dei vincoli all’utilizzo degli ampi avanzi di amministrazione accumulati in passato. Le altre spese in conto capitale sono cresciute anche grazie all’accelerazione nell’attuazione dei programmi comunitari gestiti a livello regionale. Le entrate correnti degli enti territoriali sono aumentate (+2,9%), in linea con la media nazionale. La pressione fiscale locale sulle famiglie continua a rimane inferiore al resto del Paese.

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