I prodotti high-tech come i mezzi di trasporto e l’elettronica e l’aumento del peso di mercati extra–europei come Asia o Stati Uniti permettono all’export altoatesino di mantenersi su livelli elevati nonostante il calo del 2,9% fatto registrare nel primo trimestre 2019, derivante soprattutto dalla frenata dell’economia tedesca e dal calo del valoredell’export dei prodotti agricoli.
«L’export altoatesino viene da anni molto positivi: tra il 2013 e il 2018 le nostre imprese hanno aumentato di oltre il 25% il valore di merci e prodotti venduti all’estero. Il calo registrato nel primo trimestre rappresenta però un campanellod’allarme che ci indica su cosa puntare per tornare ad avere numeri nuovamente in crescita» afferma il presidente di Assoimprenditori Alto Adige, Federico Giudiceandrea.
In primo luogo, Giudiceandrea sottolinea la tenuta dei prodotti high-tech e dell’industria in generale: «automotive, elettronica e prodotti in metallo continuano a trainare il nostro export. E’ la dimostrazione che le imprese locali che puntano sull’innovazione sono più che competitive e hanno saputo reagire al calo del commercio estero verso le nostre destinazioni tradizionali conquistando nuovi mercati».
Proprio l’accresciuta rilevanza di mercati più lontani, in particolare Asia e America, rende ancora più importante il tema della raggiungibilità: «l’Alto Adige ha bisogno di infrastrutture moderne che permettano di restare collegatial resto del mondo. Il mercato delle nostre imprese è sempre più globale: il successo delle imprese più orientate all’export, che sono anche quelle che investono maggiormente e pagano stipendi più alti, dipende in maniera decisiva dall’apertura del territorio».
L’evoluzione dell’export mostra anche alcune tendenze su cui puntare nella formazione: «competenze tecniche e una conoscenza linguistica che, accanto all’italiano e al tedesco, venga completata anche da altre lingue sono sempre più decisive nel mondo del lavoro», è l’invito che Giudiceandrea rivolge in particolare ai giovani.
Infine, Giudiceandrea sottolinea l’importanza di far ripartire al più presto l’economia europea: «la politica industriale dovrà essere al centro dell’agenda della nuova commissione UE. L’Europa dovrà puntare su investimenti in formazione, innovazione e infrastrutture e su misure che rafforzino la competitività delle nostre imprese nei confronti di giganti come USA, Cina o Russia per assicurare al nostro continente uno sviluppo sociale ed economico anche in futuro».
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