Il Consorzio di promozione e tutela della Piadina Romagnola Igp ha bloccato un tentativo di abuso del marchio“La Piadina” in Canada grazie alla decisione dell’Ufficio per la proprietà industriale canadese che ha accoltol’opposizione del Consorzio e ha annullato la domanda di registrazione del marchio da parte di un produttore locale.
La vicenda nasce a settembre 2018, quando attraverso il servizio di sorveglianza del Consorzio viene a galla il deposito presso il registro dei marchi canadese della domanda di registrazione del marchio “La Piadina” per contraddistinguere panini e servizi di ristorazione “Italian style” da parte di un’azienda canadese che con la registrazione alla parola “piadina” avrebbe associato panini e servizi di ristorazione vari e nessun altro nemmeno la Piadina originaria della Romagna.
Assistito da uno studio di Rimini specializzato nella tutela dei titoli di proprietà industriale, il Consorzio ha depositato istanza di opposizione, poi accolta. «Si tratta di un grande risultato non solo per il Consorzio, ma per la Romagna intera – spiega Alfio Biagini, presidente del Consorzio di promozione e tutela della Piadina Romagnola Igp -. Questa vicenda, dall’esito tutt’altro che scontato, dimostra come anche in mercati lontani è possibile ostacolare l’appropriazione indebita del prestigio e della notorietà del prodotto simbolo della Romagna».
Soddisfatta Confagricoltura per il risultato ottenuto in Canada: secondo il presidente, Massimiliano Giansanti, «il successo ottenuto dal Consorzio della Piadina Romagnola Igp dimostra la validità degli accordi di libero scambiosottoscritti con il Ceta dall’Unione Europea con il Canada per la tutela delle denominazioni geografiche di qualità».
Se la domanda dell’azienda canadese fosse stata accolta, il termine “Piadina” avrebbe potuto essere utilizzato solo dai richiedenti con pesanti contraccolpi, spiega Confagricoltura, per la commercializzazione della Piadina Romagnola. «L’accordo di libero scambio con il Canada – precisa Giansanti – prevede il riconoscimento e la tutela di 141 indicazioni geografiche e di qualità, di cui 41 “Made in Italy”, una lista che può essere ampliata. Da sottolineare che in passato non era assicurata alcuna tutela sotto il profilo legale».
Giansanti evidenzia come gli accordi di libero scambio diano «la possibilità di far conoscere ed apprezzare fuori dai confini dell’Unione, la qualità dei nostri prodotti a indicazione geografica e di qualità, arginando così le contraffazioni».
Per il sottosegretario al ministero dell’Agricoltura, Franco Manzato, «quella canadese è una decisione che rende giustizia ai prodotti tipici italiani, sempre più imitati e contraffatti all’estero. Si tratta di una bella vittoria, e il Consorzio ha fatto bene ad agire per tutelare un prodotto tipico italiano. Questo deve essere un esempio per fare ancora di più per combattere e sconfiggere il fenomeno dell’“italian sounding” che “ruba” circa un centinaio di miliardi all’anno all’autentico “Made in Italy”».
Manzato annuncia come il ministero intenda favorire le azioni di tutela: «vogliamo definire e consolidare una strategia complessiva della difesa del prodotto tipico italiano. Siamo favorevoli all’iniziativa annunciata da alcuni atenei volta ad attivare corsi di laurea a difesa dei prodotti tipici italiani che mettano assieme competenze giuridiche e tecniche. Posso assicurare che il Ministero è impegnato a ridurre il fenomeno dei plagi, sfruttando tutte le risorse disponibili, da quelle della Pac a livello comunitario a quelle nazionali. Il consumatore estero che cerca un prodottoitaliano deve poterne trovare uno autentico e non un plagio, spesso di pessima qualità che getta discredito su quello autentico».
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