Per il mondo della birra un 2018 da record

In crescita del 3,2% i consumi. Aumentano i birrifici artigianali e le tipologie di birra offerte. Le richieste di Assobirra al Governo: taglio delle accise che incidono per oltre il 50% del prezzo finale.

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Per Assobirra, l’associazione di categoria che raggruppa il 90% delle maggiori aziende italiane che producono la bevanda, il 2018 è stato un anno record. Il Report 2019, basato su uno studio dell’Universtà Cattolica di Milano, evidenzia che, nel 2018, il consumo di birra in Italia è aumentato del 3,2% oltrepassando i 20,3 milioni di ettolitri (dai 19.684.000 di ettolitri nel 2017 con una crescita del 3,4% del consumo pro capite attestato a 33,6 litri. Il valore è positivo ed incoraggiante, ma l’Italia è ancora al terz’ultimo posto nella classifica europea per il consumo pro capite.

«L’aumento dei consumi ha favorito la crescita del 4,7% della produzione nazionale con 16,4 milioni di ettolitri registrati nel 2018. Una produzione che pone l’Italia al nono posto in Europa per volumi, mentre è in quinta posizione per numero di birrifici», spiega Michele Cason, presidente di Assobirra. Positivi anche i dati sull’occupazione, con 140.700 occupati (tra occupati diretti e indotto) e una crescita di 700 unità solo nel 2018. «Un segno più molto importante è quello dell’export, che nel 2018 ha raggiunto il nuovo massimo storico sfondando il tetto dei 3 milioni di ettolitri, in aumento del 6,6% sul 2017. Per quanto riguarda l’import, invece, nel 2018 si è registrato in Italia un leggero incremento, pari a un +1,2%, per un valore complessivo di 6.948.127 di ettolitri», sottolinea Cason.

Un fiore all’occhiello è costituito dal boom dei microbirrifici artigianali che oggi sono 862 per una produzione di 504.000 ettolitri, in crescita del 4,3% sul 2017. Un segmento a cui Assobirra presta molta attenzione «per favorirne sviluppo e concorrenza, visto che il comparto, negli ultimi dieci anni, è cresciuto dell’824% e rappresenta il 3,1% della produzione di birra in Italia».

La birraMade in Italypiace oggi a 6 italiani su 10, una dato che indica un gradimento in crescita tanto da trascinare lo sviluppo di tutta la filiera. La produzione di malto in Italia, per esempio, è cresciuta del 5,5% solo l’anno scorso, con oltre 80.000 tonnellate prodotte. Bene anche le semine di orzo che aumentano quest’anno del 3% per un totale di 267.868 ettari. E’ quanto emerge da un’analisi di Coldiretti sulla base delle intenzioni di semina divulgate dall’Istat che evidenziano gli effetti in campagna della crescita esponenziale del consumo di birre artigianali. «Sempre più numerose – sottolinea la Coldiretti – sono le iniziative progettuali agricole che si basano sull’impiego dell’orzo aziendale in un contesto produttivo a ciclo chiuso garantito dallo stesso agricoltore. Il risultato è che un microbirrificio su quattro è agricolo, anche perché la produzione artigianale “Made in Italy” si è molto diversificata puntando di materie prime di qualità, dalla birra aromatizzata alla canapa a quella e al carciofo di colore giallo paglierino, ma c’è anche quella alle visciole o al radicchio rosso tardivo Igp o al riso».

Nonostante questo, il mercato soffre decisamente di eccesso di tassazione, con le accise arrivate a livelli considerati eccessivi. Il Report di Assobirra segnala l’eccezionalità della situazione fiscale del settore birrario che, secondo gli studiosi, non trova giustificazioni economiche. «L’imposizione di aliquote differenziate su beni con caratteristiche merceologiche simili – si legge nello studio – avviene in presenza di condizioni molto particolari: se ad esempio un prodotto viene consumato solo dalla fascia abbiente della popolazione oppure se la produzione avviene in condizioni fortemente non concorrenziali». In parole povere, la birra è una bevanda da pasto che ha una tassazione aggiuntiva che nessun’altra bevanda ha. Ecco spiegato il prezzo di una bottigliada 66 cl nella Gdo, tassata per oltre il 50% tra Iva e accise. «Una birra in Germania paga 8 euro a ettolitro di tasse, in Italiasiamo a 32 euro – sottolinea Alfredo Pratolongo, vice presidente di Assobirra -. La strada intrapresa da governo e Parlamento è quella giusta, il problema è che, a fronte di aumenti del 30% nel triennio 2013-2015, le diminuzioni del triennio 2017-2019 non raggiungono neppure l’1,7%. Per tornare a livelli pre-crisi in tempi ragionevoli occorre aumentare la velocità e la profondità della riduzione della tassazione».

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