Nasce l’Osservatorio Wine & Spirits, un pensatoio in grado di monitorare l’evoluzione del settore dei vini e degli spiriti, con particolare attenzione alla struttura delle aziende in un mercato sempre più complesso, senza dimenticare l’evoluzione del consumatore.
L’iniziativa è stata presentata nel corso dell’assemblea annuale di Federvini ed è realizzata in collaborazione con Nomisma e Mediobanca. Sia il vino che gli alcolici si caratterizzano per scambi internazionali molto intensi: nel 2018 a livello mondiale i flussi commerciali di vino hanno superato i 32 miliardi di euro con un tasso di crescita medio annuo su base decennale del +4,2%, mentre quelli degli spiriti hanno quasi raggiunto i 29 miliardi di euro con una crescita del +6,0%.
Nel commercio internazionale di vino, l’Italia, sottolinea Federvini, «gioca un ruolo da protagonista e rappresenta il secondo esportatore mondiale dopo la Francia grazie a 6,2 miliardi di euro di export nel 2018 ed un peso a livello mondiale del 20%, tra l’altro in aumento rispetto al 2008».
I primi mesi del 2019 sono positivi per il vino italiano, anche per la creazione di valore sul mercato interno, cresciuto, nei primi 4 mesi dell’anno, del 5,5% rispetto allo stesso periodo del 2018.
Passando ai distillati, l’Italia si posiziona in ottava posizione con un valore dell’export di 970 milioni di euro nel 2018 ed una quota di mercato a livello mondiale di appena il 4%, ma in crescita su base decennale negli scambi internazionali. A dominare il mercato degli spiriti, secondo i dati del neonato l’Osservatorio Wine & Spirits di Federvini, sono il Regno Unito (6,7 miliardi di euro di export, principalmente scotch) e Francia (4,5 miliardi di euro, con un peso predominante del cognac). I liquori costituiscono la principale voce dell’export italiano di spiriti: 405 milioni di euro nel 2018 ed un peso sul totale dell’export di settore del 42%. Grazie a tali valori, l’Italia si colloca al secondo posto a poca distanza dalla Germania nel ranking dei principali esportatori mondiali di tale tipologia.
Grazie alla forte crescita dell’export nel corso dell’ultimo decennio (+4,5%), i liquori “Made in Italy” sono riusciti a conquistare una quota di mercato in numerosi mercati internazionali, primi fra tutti Usa, Regno Unito e Francia. Vuoi per la patente a punti, vuoi per la crescente attenzione degli italiani a regimi alimentari salutari, il mercato degli spiriti in Italia è da anni in costante calo: -1,5% dal 2013 al 18 per 1,2 milioni di ettolitri consumati nel 2018. Aumenta il valore soprattutto nel canale della Gdo (Grande distribuzione organizzata): nei primi 4 mesi del 2019 si registra un incremento del 10% con performance notevoli per spumanti, gin e rum.
Per quanto riguarda invece il vino, nello stesso anno in Italia ne sono stati consumati 22,9 milioni di ettolitri: dopo il calo degli ultimi decenni, nel 2016-17 i consumi hanno segnato una lieve ripresa per poi tornare a ridursi. La produzioni di distillati, secondo la geografia delineata dall’Osservatorio, vede primeggiare Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna e Veneto. Le aziende del comparto si segnalano anche per una crescita costante: la variazione media del fatturato tra il 2013 e il 2017 si è attestata su un +2,1% per gli spiriti e un +2,6% per i liquori. Si tratta di aziende vocate all’esportazione con una media del 57% per gli alcolici e addirittura un 62,4% per i liquori. Rimane però da sciogliere il nodo degli investimenti, ancora bassi: 3,6% liquori e 3,9% distillati.
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