I distretti industriali dell’Emilia Romagna in salute trainati dalla metalmeccanica

Secondo il Monitor di banca Intesa Sanpaolo cresce l’export che nel 2018 ha toccato record storico, con una produttività che supera del 24% le aree non distrettuali italiane. 

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Federmeccanica

Sostanzialmente stabile il 2018 per l’export dei distretti dell’Emilia Romagna (-0,2% la variazione percentuale) come confermato anche dall’ultimo trimestre dell’anno (+0,4%) secondo il Monitor dei distretti industriali dell’Emilia Romagna aggiornato al quarto trimestre 2018 curato dalla Direzione studi e ricerche di Intesa Sanpaolo.

Se si considera anche la meccatronica di Reggio Emilia, monitorata per la prima volta da Intesa Sanpaolo, le vendite estere dei distretti della regione sono aumentate dell’1,1%. Una performance solo moderatamente positiva è stata registrata dai poli tecnologici della regione che hanno mostrato un lieve incremento (+0,5%), grazie al sostegno dei due poli biomedicali, Mirandola (+5,6%) e Bologna (+1,2%).

L’indagine presentata da Tito Nocentini, direttore regionale di Intesa Sanpaolo, Kevin Bravi, presidente Giovani Imprenditori Confindustria Emilia Romagna, Giovanni Foresti e Carla Saruis, della Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, evidenzia come nei distretti industriali della regione si sono osservati risultati lievemente negativi sui nuovi mercati, che incidono per il 35% dell’export distrettuale nel 2018. Pesa la forte riduzione delle esportazioni in Turchia, India e Arabia Saudita, quasi totalmente compensata dalla crescita in Polonia e Romania. Stabili i mercati maturi: si contraggono i flussi verso Francia e Germania, totalmente pareggiati dall’aumento negli Stati Uniti, in Spagna e in Giappone.

Dall’analisi per singolo distretto emerge un quadro eterogeneo: hanno chiuso il periodo ottobre- dicembre 2018 in crescita 9 distretti su 19 monitorati; si sale a 11 se si considera l’intero 2018. La variabilità è elevata in tutte le filiere produttive.

Nel Sistema casa, al rafforzamento dell’export dei Mobili imbottiti di Forlì, che nel 2018 ha fatto registrare una crescita del 10,2%, si è contrapposto l’andamento negativo del distretto delle Piastrelle di Sassuolo, che ha subito un calo delle vendite estere del 3,1% dovuto prevalentemente ai mercati francese e statunitense.

Nella Meccanica hanno registrato una buona crescita le Macchine per il legno di Rimini (+13,1%) e le Macchine per l’imballaggio di Bologna (+7,1%); sono rimaste sostanzialmente stabili la Food machinery di Parma (+0,9%) e le Macchine agricole di Modena e Reggio Emilia (+0,7%). Hanno subito un calo invece le Macchine per l’industria ceramica di Modena e Reggio Emilia (-4%), i Ciclomotori di Bologna (-4,2%) e le Macchine utensili di Piacenza (-8,1%).

Luci e ombre anche nel settore Alimentare. Alla crescita dei distretti dei Salumi di Reggio Emilia, Modena e Parma (rispettivamente +2,4%, +1,6% e +1%) e alla sostanziale stabilità dell’Ortofrutta romagnola (+0,1%), si è contrapposto l’andamento contrastante dei due distretti del Lattiero- caseario: mentre quello parmense è cresciuto (+2,3%) quello di Reggio Emilia è calato (-11,3%); si è inoltre consolidata la tendenza negativa dell’Alimentare di Parma (-12,8%).

Nel Sistema moda si è osservata una dinamica non omogenea: nonostante alcuni segnali di ripresa durante l’anno, ha chiuso in negativo il distretto della Maglieria e abbigliamento di Carpi (-12%), sono calate anche le Calzature di San Mauro Pascoli (-4,6%), mentre è cresciuto l’Abbigliamento di Rimini (+3,4%), spinto da Polonia e Hong Kong.

«In un quadro di rallentamento del commercio mondiale e di elevata incertezza legata alle tensioni geo-politiche presenti sui mercati internazionali, i distretti dell’Emilia Romagna hanno confermato la propria capacità di proporre prodotti apprezzati soprattutto all’estero per qualità, innovazione e differenziazione – commenta Giovanni Foresti, della Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo -. Alla base di questo successo ci sono alcuni fattori chiave, tra cui la buona capacità di reazione alla crisi degli ultimi anni, che ha restituito un tessuto produttivo più forte e competitivo e una filiera di approvvigionamento vicina e solida in grado di agevolare i processi di innovazione e di internazionalizzazione. A questi si aggiunge la crescente presenza sui mercati più lontani e ad alto potenziale, basti pensare che il raggio d’azione in 10 anni è aumentato di 454 chilometri».

Secondo Tito Nocentini, direttore regionale di Intesa Sanpaolo, «l’Emilia-Romagna presenta un’alta incidenza di imprese “champion” distrettuali. Si tratta di imprese campioni per crescita e redditività, caratterizzate da un buon posizionamento strategico, in grado di valorizzare competenze e talenti. La nostra analisi ha individuato 149 “locomotive”, ovvero il 10% circa, più della media italiana. Certamente la loro rapida affermazione, se accompagnata da un adeguato rafforzamento patrimoniale, potrà dare un contributo importante al successo italiano e regionale sui mercati internazionali. Nel 2018, in Emilia Romagna, Intesa Sanpaolo ha erogato oltre 1 miliardo e 600 milioni di nuovo credito a medio-lungo termine, di cui il 58% alle imprese e il 42% alle famiglie, sostenendo le aziende che hanno investito sulla crescita del proprio business. Anche quest’anno faremo la nostra parte e continueremo a promuovere l’apertura delle imprese ai mercati internazionali e la loro crescita dimensionale, offrendo loro la consulenza e il network globale del nostro Gruppo».

«La struttura industriale dell’Emilia Romagna organizzata in distretti – aggiunge Kevin Bravi, presidente Giovani Imprenditori Confindustria Emilia Romagna – ha consentito di superare, in parte, i limiti tipici della piccola dimensione di molte nostre imprese, come la scarsa dotazione di risorse finanziarie, a volte la bassa propensione all’innovazione e all’internazionalizzazione. Nel corso degli anni le esperienze distrettuali, grazie all’integrazione a livello di gruppi industriali, si sono evolute verso logiche di filiera produttiva. Ciò ha consentito all’Emilia Romagna di collocarsi tra le regioni

industriali più avanzate d’Europa, tra le prime dieci aree europee quanto a presenza di addetti nel manifatturiero, con imprese d’eccellenza in tutti i settori, tecnologicamente avanzate e ottime capacità di presenza sui mercati esteri».

I distretti industriali tra continuità e rinnovamento

L’analisi di Intesa Sanpaolo prende inoltre in considerazione le caratteristiche di continuità e gli elementi di cambiamento che stanno interessando il tessuto produttivo distrettuale.

È confermato il ruolo delle filiere di prossimità come fattore competitivo nei distretti. I fornitori sono vicini ai committenti: 70 km in media per i distretti dell’Emilia Romagna, il valore più basso nel panorama distrettuale italiano e nettamente inferiore alla media dei distretti italiani (100 km) e alle distanze osservate nelle forniture delle aree non distrettuali della regione (106 km). Il calcolo si basa sui dati provenienti da un database di Intesa Sanpaolo contenente 7 milioni di transazioni a livello nazionale tra le imprese distrettuali e i loro fornitori.

La vicinanza favorisce l’adozione di tecnologie 4.0, già oggi maggiormente diffuse nei distretti, soprattutto in quelli specializzati nella meccanica (38% contro 30%), dove risultano trainanti le imprese medio-grandi (52%). In ritardo, invece, i settori tipici del “Made in Italy”.

I vantaggi delle filiere integrate sul territorio, punto di forza dei distretti tradizionali, si stanno affermando anche in altre specializzazioni meno tipiche del mondo distrettuale: ne sono prova lo sviluppo del comparto della cosmetica in Lombardia e in alcune province dell’Emilia Romagna come Bologna e Parma e l’affermazione della “Motor Valley”, in progresso del 36,3% sui mercati esteri tra il 2008 e il 2018.

Gli organi societari delle imprese distrettuali dell’Emilia Romagna sono formati soprattutto da persone che provengono dal territorio di riferimento. Nel 67% dei consigli d’amministrazione siedono esclusivamente amministratori nati nella regione di operatività delle aziende; questa percentuale scende al 61% nelle aree non distrettuali italiane. Una governance più aperta può favorire l’ingresso in azienda di manager con competenze trasversali ad altri settori e con esperienza in ambito internazionale.

Le imprese distrettuali faticano maggiormente a trovare operai specializzati, in particolare addetti con competenze legate alle tecnologie 4.0 (nel 78% dei casi contro il 71% al di fuori dei distretti). Il superamento di queste criticità passa anche attraverso una rivisitazione dei canali di assunzione, molto ancorati a procedure informali (nel tre quarti delle imprese circa) e poco orientati all’utilizzo di agenzie interinali o al contatto diretto con il mondo della scuola e della formazione universitaria.

Una novità per il 2019: monitorato un nuovo distretto

Nel 2019 il Monitor dei Distretti industriali dell’Emilia Romagna prenderà in considerazione anche la Meccatronica di Reggio Emilia: sale quindi a 20 il numero dei distretti analizzato da Intesa Sanpaolo.

Una scelta motivata dalla forte specializzazione presente sul territorio: sono 1.130 le unità locali e 19.423 addetti, e dagli elevati livelli di export del nuovo distretto, che nel 2018 hanno toccato i 3,9 miliardi di euro, in crescita del 6% rispetto al 2017, corrispondente a un incremento di 221 milioni di euro.

La somma dell’export realizzato nel 2018 dalla Meccatronica di Reggio Emilia con quello degli altri distretti dell’Emilia Romagna ammonta a 17 miliardi di euro, nuovo record per i distretti della regione. Grazie a questo distretto, la performance complessiva dei distretti della regione mostra un lieve progresso, pari all’1,1% nel 2018.

I risultati del nuovo distretto sono inoltre già inclusi nell’analisi che Intesa Sanpaolo ha condotto sui bilanci 2008-2017 di 1.753 aziende appartenenti ai distretti industriali dell’Emilia-Romagna, per un fatturato complessivo di 33 miliardi di euro.

Dal confronto con le impresenon distrettualiemerge l’elevata competitività delle aree distrettuali della Regione. La produttività del lavoro nei distretti dell’Emilia Romagna è salita nel 2017 a 63,2 mila euro per addetto, il 24% in più rispetto alle aree non distrettuali italiane specializzate nei medesimi settori. Questi risultati si spiegano anche con l’alta propensione a brevettare dei distretti della metalmeccanica dell’Emilia-Romagna, 5 dei quali si collocano ai primi 10 posti in Italia per brevetti domandati all’EPO. Su tutti spiccano le macchine per l’imballaggio di Bologna. Un contributo importante è venuto anche dalle numerose imprese “champion”, che guidano con successo le filiere presenti nei territori.

Nel ricco panorama italiano delle aree di eccellenza distrettuale, tra i primi 20 distretti per crescita e redditività troviamo la Meccatronica di Reggio Emilia e le Macchine per l’imballaggio di Bologna rispettivamente in quinta e in ventesima posizione. Un buon numero degli altri distretti dell’Emilia Romagna si collocano comunque nella prima metà della classifica.

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