Secondo Confesercenti Emilia Romagna, nel periodo 2011-2018 in Regione la spesa media annuale per famiglia si è ridotta di 2.200 euro, mentre le imprese di commercio al dettaglio sono passate, dal 2014 a oggi, da oltre 47.000 a poco più di 44.000.
Stando alla fotografia scattata dall’ultimo studio dalla Confesercenti Emilia Romagna, «la Regione non fa eccezione rispetto al resto del Paese, anche se con un calo minore dei consumi». L’unico settore in crescita risulta quello dei pubblici esercizi che passa dalle 28.955 imprese di fine 2013 alle 30.078 del 31 marzo 2019, mentre è in grande difficoltà quello dell’abbigliamento che continua a vedere ridimensionata la sua consistenza.
«Senza ripresa dei consumi interni – sottolinea il presidente Dario Domenichini Romagna -, non ci può essere ripresadell’economia che nemmeno i dati confortanti sull’export sono in grado di garantire. Per questo motivo da tempo chiediamo, a tutti i livelli, misure specifiche di sostegno e incentivo per le piccole e microimprese, che rappresentano la struttura portante dell’economia di questa regione, e per il commercio al dettaglio in particolare».
Confesercenti Emilia Romagna ha anche stilato un elenco di 10 proposte «per una Ue a misura di Pmi», tra cui spiccano «l’adozione di regimi speciali Iva per le piccole imprese al fine di semplificare gli adempimenti in tale ambito, un’efficace lotta all’abusivismo, anche per le vendite in rete, accompagnata da una web-tax che garantisca parità concorrenziale» e il sostegno «al commercio sia all’interno di misure per la rigenerazione urbana, sia per la formazione degli imprenditori».
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