Rapporto banca Intesa Sanpaolo sui distretti industriali italiani

Il peggio sembrerebbe passato, ma ci sono ancora parecchie ombre all’orizzonte. 

0
1033
distretti industriali italiani ingranaggi industria meccanica

Nei primi mesi del 2019, la dinamica del fatturato dell’industria manifatturiera italiana, secondo l’analisi realizzata da banca Intesa Sanpaolo sui distretti industriali italiani, ha registrato un progresso rispetto alla fase negativa di fine 2018, confermando la natura temporanea del rallentamento. Il dato medio 2019 a prezzi costanti vedrà una stabilizzazione sui livelli dell’anno precedente. Il clima di incertezza che caratterizza la domanda, sui mercati internazionali e su quello domestico, condizioneràle prospettive di espansione. I settori produttori di beni di investimento, autoveicoli e moto, meccanica, e l’annessa filiera metallurgica, ne risentiranno in misura più accentuata.

L’industria italiana poggia su basi più solide per affrontare questo scenario. L’analisi dei bilanci 2017 conferma un rafforzamento patrimoniale e di redditività. Restano però elevati i fabbisogni di circolante, per sopperire a tempi di pagamento mediamente più lunghi di quelli dei maggiori concorrenti europei. Da una simulazione effettuata, emerge come avvicinando i tempi italiani a quelli tedeschi la redditività migliorerebbe sensibilmente.

Analizzando la geografia degli scambi mondiali nel periodo 2008-17, si osserva una buona capacità di reazione delle imprese italiane ai mutamenti del contesto competitivo. Già nel 2008, l’Italia presentava un raggio di export mediamente più lungo di quello degli altri competitor europei, grazie all’elevata diversificazione geografica delle vendite della meccanica. Inoltre, è il paese che, nel confronto con Germania, Francia e Spagna, è riuscito ad accrescere di più la distanza percorsa dai beni manufatti nel decennio seguente, sulla scia della crescente proiezione internazionale di tutti i settori di punta del “Made in Italy”. Una maggior forza competitiva dell’Italia sui mercati esteri e investimenti più tonici agiranno da volano per la crescita dell’industria nell’orizzonte al 2023.

Il ranking settoriale di medio termine vede in testa l’automotive, che potrà recuperare dinamismo grazie al percorso di trasformazione del settore, che accompagna il passaggio alla tecnologia ibrida ed elettrica. Ritmi di espansione sostenuti caratterizzeranno anche meccanica, farmaceutica ed elettrotecnica. Più contenuta la crescita dei settori produttori di beni di consumo.

Il rafforzamento dei livelli di attività andrà di pari passo con un miglioramento della redditività nel manifatturiero. L’esigenza di tutelarsi dai rischi dello scenario globale, continuerà a tenere alta l’attenzione delle imprese sul processo di accumulazione di liquidità. 
Stabile il fatturato manifatturiero 2019, penalizzato da un contesto operativo ancora fragile. Nel 2018 è proseguita la crescita del fatturato manifatturiero (+1,4% a prezzi costanti), ma a passo ridotto rispetto all’ottimo 2017, per via del rallentamento intervenuto nella seconda parte dell’anno, quando si sono intensificati i fattori di freno su scala globale. 
I primi dati disponibili per il 2019 appaiono confortanti nell’evidenziare un progresso rispetto alla fase di chiusura del 2018 ma il contesto operativo resta incerto e denso di rischi, legati sia allo scenario internazionale (protezionismo, rallentamento della crescita Ue, Brexit) che interno. Solo un’accelerazione dell’attività prevista per la seconda parte dell’anno consentirà al fatturato manifatturiero di stabilizzarsi sul livello raggiunto nel 2018, evitando una frenata più marcata. Resta ampia l’eterogeneità delle performance settoriali. A soffrire maggiormente nel 2019 saranno le filiere legate al ciclo degli investimenti in macchinari e mezzi di trasporto, penalizzati dall’incertezza: autoveicoli e moto, meccanica, metallurgia, prodotti in metallo.distretti industriali italiani industria chimica provette

L’analisi dei bilanci 2017 conferma un rafforzamento dell’industria italiana sul fronte della redditività e dell’equilibrio patrimoniale. Completando il faticoso percorso di recupero iniziato dopo la grande recessione, la redditività della gestione caratteristica, misurata dal Roi, si è riposizionata su un livello medio dell’8,5%, prossimo al pre-crisi. Il manifatturiero, pertanto, potrà affrontare le incertezze che caratterizzano lo scenario globale poggiando su basi più solide rispetto al recente passato.

Conferme in tal senso giungono anche dall’analisi dei bilanci internazionali (sempre relativi all’anno 2017): fatturato dinamico e tenuta dei margini sono andati a consolidare il buon posizionamento dell’Italia nel panorama europeo. Inoltre, i miglioramenti sul fronte del Roi hanno accorciato le distanze tra la manifattura italiana e i concorrenti di Germania, Francia e Spagna. Tuttavia, il gap potrebbe assottigliarsi ancora di più se si riducessero i fabbisogni di capitale circolante finalizzati alla copertura dei tempi di pagamento che, in Italia, si presentano ancora superiori a quelli dei competitor (86 giorni, contro una media europea di 51 e un dato tedesco pari a 27 giorni). Da una simulazione effettuata, emerge come allineando i tempi di incasso italiani a quelli tedeschi il Roi medio della manifattura nazionale si rafforzerebbe, guadagnando circa un punto percentuale sul livello effettivo 2017.

Un’analisi sull’evoluzione della geografia degli scambi mondiali ha messo in luce come l’Italia sia il paese che, nel confronto con i competitor Ue, è riuscito ad accrescere di più il proprio raggio di export di prodotti manufatti nel periodo 2008-17 (arrivando ad una media di 3.413 chilometri nel 2017, contro i 3.244 Km della Francia, i 3.116 della Germania e i 3.082 della Spagna). Si tratta, tra l’altro, di un periodo sfidante, quello preso in esame, che ha visto intrecciarsi fattori congiunturali (recessione mondiale, crisi dei debiti sovrani in Europa) e strutturali, come il progressivo spostamento del baricentro produttivo verso l’Asia, cui hanno fatto seguito una maggiore concentrazione degli scambi e una perdita di quote di mercato da parte dei paesi europei.

Parte dell’allungamento della distanza percorsa dalle merci italiane è da attribuirsi alla trasformazione della catena produttiva automotive (più integrata con gli Stati Uniti) e alla meccanica, settore ad elevata diversificazione geografica delle esportazioni. Tuttavia, non vanno sottovalutati gli effetti derivanti dalla crescente proiezione internazionale degli altri settori di punta del “Made in Italy” (sistema moda, mobili, alimentare e bevande). Nei settori caratterizzati da un’ossatura produttiva frammentata, l’orientamento verso mercati geograficamente più lontani assume ancora più valore e fa ben sperare nella buona capacità di reazione delle imprese italiane ai mutamenti del contesto competitivo.distretti industriali italiani

Il manifatturiero italiano potrà ritrovare un ritmo espansivo già a partire dal 2020, anche se la crescita del fatturato a prezzi costanti si fermerà sotto l’1% e sarà alimentata soprattutto dalla domanda interna, attraverso il canale degli investimenti. In particolare, si assisterà ad una ripresa della componente macchinari e mezzi di trasporto, dopo la battuta d’arresto del 2019, e ad un rafforzamento della componente costruzioni.

I tassi di crescita degli investimenti si intensificheranno nel triennio 2021-23, trainati dalle sfide imposte dalla trasformazione tecnologica e da vincoli ambientali più stringenti, che impongono agli operatori sforzi crescenti in ricerca e sviluppo, per restare competitivi in un panorama internazionale complesso. Inoltre, uno stimolo più deciso è atteso giungere dagli investimenti in costruzioni, attraverso il comparto delle opere pubbliche. A ciò si aggiungerà un maggior traino delle esportazioni, sull’onda di una ripresa della domanda mondiale. La manifattura, pertanto, potrà sperimentare un’accelerazione del tasso di crescita nell’orizzonte al 2023 (+1,5% in media d’anno).

La meccanica si confermerà tra i principali artefici dell’espansione dei livelli di attività del manifatturiero italiano, con una crescita media annua del fatturato a prezzi costanti attorno all’1,7%, tra le più dinamiche del quadro 2020-23, grazie ad un connubio positivo di domanda estera ed interna.

Si assisterà ad un ritorno alla crescita del settore autoveicoli e moto (+2,5% in media d’anno, nel 2020- 23), che già nel 2020 potrà riposizionarsi sui livelli del 2018, dopo due anni di contrazione dei volumi di attività. Si intensificheranno gli investimenti finalizzatiall’elettrificazione dei veicoli, che coinvolgeranno l’intera catena produttiva, al fine di intercettare la domanda crescente di tali tecnologie e non perdere la sfida competitiva nei confronti dei grandi protagonisti americani e asiatici che hanno intrapreso con maggior anticipo questa strada. Ritmi di espansione sostenuti caratterizzeranno l’elettrotecnica (+1,9% in media d’anno, nel quadriennio 2020-23), trainata dalla filiera automotive, oltre che da investimenti dinamici in infrastrutture ed edilizia. Anche la farmaceutica si manterrà su tassi di sviluppo superiori alla media manifatturiera (+1,8%): gli operatori presenti sul mercato italiano potranno mettere a frutto una base produttiva potenziata (grazie anche agli elevati interessi delle multinazionali attive nel settore), per agganciare un trend di domanda in accelerazione. Particolarmente dinamico anche il largo consumo (+2,2%), dove l’attenzione all’innovazione di prodotto per intercettare i nuovi bisogni dei consumatori continuerà ad alimentare la crescita del settore.

Il buon andamento dei settori a valle e del ciclo edilizio si rifletterà in opportunità di crescita per i Prodotti in metallo (+1,5% medio annuo, nel periodo 2020-23) e i Prodotti e materiali da costruzione (+1,2%). Poco distanti nel ranking anche gli altri due settori produttori di intermedi, Intermedi chimici ed Altri intermedi, dove però saranno i mercati esteri a fare la differenza, a fronte di un mercato interno meno trainante.

Crescita di medio termine più contenuta per alimentare e bevande (+1% in media d’anno), settore che ad ogni modo è atteso consolidare il ciclo espansivo che lo caratterizza ormai dal 2015, grazie al canale Ho.Re.Ca e alla crescente vocazione internazionale.

Diverso è il caso della metallurgia (+0,9% medio annuo, sempre nel quadriennio 2020-23), che ancora non ha recuperato appieno quanto perso durante i difficili anni della crisi e che è chiamata a trasformarsi su più fronti (upgrade tecnologico impianti, capacità di innovare nei materiali) in un contesto operativo sfidante. Tassi di crescita inferiori alla media manifatturiera caratterizzeranno anche sistema moda (+0,8% medio annuo nel quadriennio 2020-23), mobili (+0,8%), elettronica (+0,7%) ed elettrodomestici (+0,4%), ancora interessati da processi di selezione degli operatori meno competitivi, per far fronte all’elevata concorrenza internazionale.

La crescita dei livelli di attività della manifattura dei distretti industriali italiani andrà di pari passo con un miglioramento della redditività. Tuttavia, sarà più che altro il Roi a beneficiare dei frutti degli investimenti e del rafforzamento produttivo delle imprese, grazie anche ad un panorama più disteso sul fronte dei costi operativi. La redditività complessiva, misurata dal Roe, ne uscirà invece maggiormente penalizzata, soprattutto per effetto del depotenziamento degli sgravi fiscali. Inoltre, il profilo dell’indebitamento si manterrà dinamico, contenendo la riduzione del leverage. L’esigenza di tutelarsi dai rischi dello scenario globale, continuerà a tenere alta l’attenzione delle imprese sul processo di accumulazione di liquidità.

Per rimanere sempre aggiornato con le ultime notizie de “Il NordEst Quotidiano”,

iscriviti al canale Telegram

https://t.me/ilnordest

o vai su Twitter

https://twitter.com/nestquotidiano

o  ancora, su Linkedin

https://www.linkedin.com/company/ilnordestquotidiano/

o su Facebook

https://www.facebook.com/ilnordestquotidian/

© Riproduzione Riservata