I trasportatori di container del Veneto vogliono avere un futuro

Confartigianato Trasporti, Favi Veneto e Cna Fita uniti contro la jungla di norme e regole non scritte strozza le aziende che hanno proclamato lo stato di agitazione. 

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trasportatori di container

I trasportatori di container del Veneto sono in agitazione. La gestione delle loro imprese rischia di saltare se non cambieranno le regole cui si trovano assoggettati e che allungano i tempi del loro lavoro erodendo la redditività aziendale, dato che le tariffe sono ferme da anni mentre i costi operativi crescono di anno in anno.

«Siamo l’ultimo tassello del trasporto dei container che, dopo traversate intercontinentali, devono essere consegnati a destinazione. Dovremmo arrivate in porto, caricare il container e portarlo a destinazione. E basta. Sembra semplice, ma tra inghippie ritardi nel carico, controlli sull’integrità del contenitore, sulla sua pulizia, sulla documentazione e peso, senza parlare della viabilità e del traffico, tutto diventa più lungo e complicato e noi ci rimettiamo il nostro margine di guadagno», raccontano in sintesi i rappresentanti delle categorie, che fanno parte delle associazioni venete dell’autotrasporto: Mariano Cesaro, presidente CNA FITA Veneto, Gianni Satini, presidente FAI Veneto e Nazzareno Ortoncelli, presidente Confartigianato Trasporti Veneto.

trasportatori di container
Da sx Nazzareno Ortoncelli (Confartigianato) – Mariano Cesaro (CNA) – Gianni Satini (FAI)

Sono oltre 300 le aziende venete di autotrasporto impegnate nel segmento dei container, con migliaia di mezzi, migliaia di dipendenti, e reclamano un futuro per la propria attività, in un momento in cui il trasporto di merci da un continente all’altro è sempre più su container e su navi che ne trasportano fino a 20.000 a viaggio. Un viaggio che negli ultimi chilometri va necessariamente su strada a bordo di un camion.

«Sembra un paradosso, ma è la verità, tutto ormai si muove su container e una maggiore concertazione tra le parti interessate potrebbe garantire a tutti lavoro e reddito – sottolineano Cesaro, Satini e Ortoncelli -. Serve un accordo chiaro, serve una limpida distribuzione delle competenze, che a noi autotrasportatori siano tolte incombenze che nulla hanno a che vedere col nostro ruolo nella filiera. Solo così potremo garantire ai nostri dipendenti e a noi stessi di poter continuare nell’attività».

Nei mesi scorsi, le associazioni di categoria hanno sollecitato una soluzione alle problematiche denunciate dai trasportatori di container nel corso di vari incontri con i “gestori” dei servizi di logistica e con l’Autorità portuale. Contatti si sono avuti anche con i prefetti, finalizzati al miglioramento del servizio di trasporto e alla corretta sostenibilità del lavoro. Constatando che nessun segnale di possibile cambiamento è arrivato, ad inizio aprile, nel corso di un’affollata assemblea di mestiere svoltasi a Padova, era stata decisa all’unanimità la proclamazione dello stato di agitazione delle imprese del settore.

«Sembra che sia imminente la convocazione delle parti dal prefetto di Venezia e questo è un passaggio che riteniamo determinante per capire se c’è la volontà di creare le condizioni per risolvere i problemi esposti e poter affrontare il futuro con serenità e sostenibilità. Noi siamo pronti a fare la nostra parte e crediamo sia possibile giungere ad un accordo col quale mettere fine allo stato di agitazione» concludono Cesaro, Satini e Ortoncelli.

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