Il Comitato 11 Ottobre ha riunito a Milano nella sede del Consiglio regionale della Lombardia rappresentanti delle istituzioni e dell’associazionismo degli Italiani nel Mondo per discutere sulle politiche più opportune per frenare lo spopolamento del Paese, oltre che per dare risposte concrete alle esigenze di quelle migliaia di italiani emigrati e dei loro discendenti che desiderano rientrare stabilmente nella terra avita.
Un tema che si è incentrato sulla figura degli “Italici”, ovvero tutti coloro anche non strettamente di origine o di discendenza italiana che si riconoscono nella cultura, nella lingua e nello stile italiano, suddiviso in due sessioni moderate, rispettivamente, da Aldo Anedda del Comitato 11 Ottobre e da Daniele Marconcini, presidente dell’Associazione Mantovani nel Mondo, la prima incentrata sulle prospettive e problemi per un Italia globale aperta a quei circa 7 milioni di emigrati italiani, l’altra sul tema delle esperienze e ruolo dell’associazionismo.
Anedda ha ha focalizzato l’obiettivo del convengo: «rafforzare i legami e la collaborazione tra gli Italiani all’estero con la madrepatria che negli ultimi anni si sono andati affievolendo, rilanciando l’interesse e la collaborazione tra l’Italia e i circa 7 milioni di italiani residenti stabilmente all’estero che, con le mutate condizioni storiche ed economiche, potrebbero fungere anche da bacino strategico per il rilancio sociale, culturale ed economico del Paese, magari aiutando coloro che desiderano rimpatriare a farlo, abbattendo le innumerevoli pastoie burocratiche che oggi frenano il ritorno».
Dopo i saluti dei rappresentanti istituzionali, Piero Bassetti, (già primo presidente della Regione Lombardia dal 1970 al 1974, oltre che al vertice del sistema camerale lombardo per lustri) ha intrattenuto i presenti sul tema de “Gli italici. Una risorsa per l’Italia”. «La mia vuole essere una riflessione sul concetto di “italianità” oggi nel mondo, su come il Paese è visto e percepito all’estero, sul “peso” della nazione italiana nei confronti degli altri paesi. Se il Paese vuole accrescere il proprio peso, è necessario rafforzare il concetto di “italianità” passando anche attraverso quella che definisco “glocalizzazione”, sintesi di “locale” e “globale”. Oggi è importante spingere non su quello che si è stati, ma su quello che si è, sull’oggi. E non c’è dubbio che nel mondo l’interesse per l’Italia c’è, ed è molto forte». Bassetti ha poi spiegato il suo “Progetto Italici”: «per rilanciare l’Italia sarebbe necessario mettere a disposizione un milione di passaporti italiani da offrire ad italiani che non sono tali in senso stretto, ma vendono nel Paese, nella sua storia, nella sua cultura, nella sua qualità di vita un riferimento. Nel mondo sono circa 190 milioni coloro che si definiscono “Italian Lovers”, appassionati dell’Italia e a questi il Paese dovrebbe dare una possibilità».
Una voglia d’Italia che nel mondo è spesso inevasa e che lascia spazio ad imitazioni anche di dubbio gusto che andrebbe maggiormente seguita e valorizzata da parte delle istituzioni, rafforzando anche il ruolo della cultura e della lingua italiana nel mondo, similmente a quanto fanno altre nazioni che vogliono contare nel mondo.
Tra i vari interventi, da evidenziare quello di Benedetto Coccia dell’Università Pio V che ha analizzato i costi per il sistema Paese dall’esodo sempre più massiccio da parte dei giovani formati nelle università italiane che cercano lavoro all’estero: «l’Italia per formare un laureato spende in media circa 160.000 euro che salgono a 230.000 se consegue il dottorato di ricerca, cui vanno aggiunti i costi sostenuti dalle famiglie per la residenza fuori sede. Se si moltiplica questi costi per il numero sempre più alto di giovani italiani che espatriano, l’Italia perde circa un punto di Pil a vantaggio di altri paesi europei che acquisiscono professionalità di alta qualità senza averne sostenuti i relativi costi. E questo non fa che incrementare il declino del Paese».
Fabio Porta, già deputato della circoscrizione estero degli Italiani del Brasile, ha tirato le conclusioni della prima sessione, sottolineando «l’esigenza da parte del governo italiano di maggiore attenzione verso gli emigrati Italiani e i loro discendenti, specie quelli stabiliti in paesi con problemi sociopolitici, a partire dal Venezuela, cui si dovrebbero predisporre canali privilegiati per il loro rientro, a prescindere dal possesso della cittadinanza».
Nella seconda parte del convegno moderato da Daniele Marconcini, spazio alle esperienza delle varie associazioni che si occupano di Italiani nel Mondo, oltre alle testimonianze di coloro che dall’estero sono tornati nella madrepatria o vorrebbero farlo, oltre alle esperienze di giovani italiani che sono andati all’estero per studio o per lavoro. Dagli interventi sono emersi diversi fili conduttori, utili per rafforzare l’azione del Comitato 11 Ottobre nei mesi venturi: dall’assicurare il rientro nel Paese dei giovani italiani o discendenti, anche prescindendo dal requisito della cittadinanza, o la libera circolazione dei giovani italiani (in uscita e in rientro) come forma d’investimento anche culturale a vantaggio del Paese. Tutti hanno rimarcato l’importanza di rafforzare l’attrattività dell’Italia non solo in termini di opportunità di lavoro, ma anche d’istruzione e cultura anche come strumento di promozione della cultura e della lingua italiana nel mondo e dei prodotti tipici e manifatturieri italiani. Senza trascurare la necessità imperativa di avere regole uguali per tutti senza essere demandate all’interpretazione – spesso differente e contrastante – di anagrafi, questure, fisco che rende l’emigrazione o il rimpatrio un’inutile fatica snervante.
Tra le varie esperienze portate al convegno, anche quella di “NordEst nel Mondo”, il servizio offerto da “il NordEst Quotidiano” per fare circolare le informazioni tra le associazioni degli Italiani nel Mondo e i vari circoli sparsi nel mondo, in modo da costruire una rete dinamica ed efficiente di interrelazione tra tutti i soggetti che si occupano di comunicazione.
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