Sul tema dell’autonomia scende in campo anche la Cna, secondo cui Lombardia, Emilia Romagna e Veneto sono regioni che mantengono un ruolo leader nell’export in Europa, ma hanno una capacità di spesa inferiore ai Laender tedeschi e alle Comunità autonome spagnole.
Secondo i dati dell’Osservatorio economia e territorio e delle Cna delle tre regioni italiane, Lombardia, Emilia Romagna e Veneto si collocano tra le ultime in Europa per investimenti destinati allo sviluppo economico. L’analisi è stata presentata a Milano, nel corso di un incontro dal titolo “Autonomia e regionalismo differenziato: i dati dell’Osservatorio delle Cna Lombardia, Emilia Romagna e Veneto” presentati con Carlo Cottarelli.
L’applicazione del regionalismo differenziato, è stato calcolato, comporterebbe un incremento dei bilanci delle tre regioni di 9,9 miliardi di euro tra spesa diretta e fondi agli enti locali. In sostanza l’autonomia potrebbe diventare una leva per la crescita economica. La spesa media per abitante nelle tre regioni italiane ora si attesta tra i 2.300-2.400 euro, a fronte dei 4.700 euro dei Paesi Baschi e dei 4.400 euro del Baden-Wuerttemberg e del Nordreno-Vestfalia. Il gap risulta ancora più accentuato con riferimento alle spese in conto capitale, che oscillano tra gli 88 euro dell’Emilia Romagna e i 132 per abitante in Veneto, rispetto ai 529 euro dei Paesi Baschi e dei 466 euro della Baviera.
«Il budget del Baden-Wuerttemberg, il “minore” dei Laender presi in considerazione – ha spiegato il presidente di Cna Lombardia, Daniele Parolo – è pari al doppio del bilancio della Lombardia, la “maggiore” delle tre Regioni italiane esaminate. La Lombardia ha inoltre il 5% del budget finalizzato agli investimenti (1,18 miliardi di euro), mentre la Baviera può mettere in campo per investimenti e sviluppo il 10,6% (più di 6 miliardi di euro) del proprio bilancio. L’autonomia che vogliamo – ha affermato Parolo – è uno strumento per disporre di maggiori risorse per lo sviluppo e per la crescita, nel quadro di una salda unità nazionale. Solo così potremo restare agganciati alle dinamiche della competizione globale e supportare l’intera Penisola nel suo percorso di rilancio».
La dimensione dei bilanci regionali di Emilia Romagna, Lombardia e Veneto in rapporto al Pil, secondo i dati presentati, si colloca su livelli significativamente inferiori rispetto alla spesa media del complesso delle regioni italiane. Nel 2017 il rapporto spesa-Pil del Veneto risultava -31% rispetto alla media nazionale, in Emilia Romagna -35% e in Lombardia -39%. Nelle altre realtà territoriali di Germania e Spagna, Paesi in cui i divari di spesa tra Regioni sono significativamente più contenuti. Il basso livello di spesa pubblica in rapporto al Pil vede le tre regioni nelle ultime tre posizioni della graduatoria. A fronte di una media del 39,1% sul Pil, nel 2016 la spesa finale dell’operatore pubblico in Lombardia ammontava al 29,9% del Pil, mentre in Veneto e in Emilia Romagnarisultava rispettivamente al 31,9% e al 32,5% del Pil, con le prime tre posizioni occupate da Calabria (59,3 %), Molise (57,2 %) e Sardegna (56,2%).
In tema di autonomia, il ministro alle Regioni Erika Stefani non si dà ancora per vinta dinanzi al rafforzamento dell’ammuina pentastellata. In un’intervista ad un quotidiano locale, la pugnace leghista vicentina afferma come «questo è un tema politico che deve essere affrontato e che io pongo da mesi. Nel frattempo vedo una marea di polemiche e argomentazioni sui giornali, in televisione, nei convegni, insomma fuori dal ministero, ma non ho ancora visto uno che si opponga a questa riforma davanti a me. Se è propaganda elettorale, lo si dica».
Stefani ricorda come «questo incarico mi è stato dato dal presidente del Consiglio, la risposta alle istanze di autonomia è nel contratto di governo. Tutto il resto sono solo giochi, giochetti e logiche di conflitto che non mi appartengono» aggiungendo come «la posizione del M5s sull’autonomia non c’è. Si dice: la si fa. Ma non si sa come». Secondo Stefani, «tutto questo allarmismo su scuola e sanità propalato da alcuni è infondato, perché purtroppo già oggi ci sono cittadini di serie B, il che evidentemente non può dipendere da un’autonomia differenziata che ancora non c’è, ma da un problema di mala gestione. Noi con l’autonomia vogliamo far crescere il Paese, non certo creare differenze. Invece vengono diffuse informazioni non veritiere. Alimentare l’odio Nord-Sud è da irresponsabili: oggi c’è bisogno di condividere i percorsi, non di alimentare divisioni che fanno solo male».
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