Tradizione e territorialità sono le stelle polari da seguire secondo quanto emerso dall’assemblea generale della Federazione latterie Alto Adige. Mentre il settore lattiero arranca in tutta Europa, due marcate tendenze sociali fanno sperare in bene per i produttori e le latterie altoatesine.
«Il consumatore tende sempre più ad acquistare prodotti che si differenzino dalla massa e riuniscano caratteristiche di unicità – afferma il presidente Joachim Reinalter -. Alcuni studi di analisi del futuro prevedono che nel 2030 il 70% circa della gamma di prodotti in vendita al supermercato sarà costituito da beni di produzione regionale». Un andamento che fa ben sperare per i prodotti lattiero caseari dell’Alto Adige, destinati in prevalenza al mercato locale e nazionale, ma con una presenza sempre più forte anche sul mercato internazionale, dal momento che latte e derivati altoatesini sono presenti ormai in 40 Paesidel mondo.
In termini quantitativi, il settore latte altoatesino è stabile: il latte vaccino prodotto nel 2018 è stato pari a 405,8 milioni di chilogrammi (di cui 13,9 milioni di chilogrammi di latte biologico), mentre quello di latte caprino è aumentato di circa il 3%, arrivando a 1,44 milioni di chili. I risultati si devono anche ai controlli di qualità svolti a tappeto ed eseguiti lungo l’intera catena produttiva. Un’attività che inizia con circa 2.500 consulenze prestate annualmente dalla Federazione presso le aziende, che prosegue con controlli sulle autocisterne di raccolta e sul latte crudo, per terminare con controlli completi nelle latterie e sui latticini. «Nel 2018 abbiamo raccolto 792.000 campioni, circa 5.000 in più del 2017, e ottenuto cinque milioni di risultati d’indagine», sottolinea la direttrice della Federazione latterie Alto Adige, Annemarie Kaser.
Mentre nel 2018 sui mercati di tutta Europa i prezzi del latte facevano nuovamente registrare cali di oltre il 2%, in Alto Adigel’andamento rimaneva stabile, con un prezzo di 50,64 centesimi al chilogrammo. Positiva anche l’evoluzione delle vendite, con un fatturato delle latterie che nel 2018 è stato di poco superiore ai 503 milioni di euro. L’incremento così raggiunto, poco più del 3%, e gli oltre 1.000 posti di lavoro assicurati in Provincia da questi sviluppi sono riconducibili al lieve rialzo dei quantitativi e a una coerente trasformazione della materia prima, con andamenti nettamente positivi registrati soprattutto nella produzione di yogurt, mozzarella e mascarpone. Destano preoccupazione, invece, i rincari che interessano soprattutto i materiali d’imballaggio, le forniture energetiche e gli smaltimenti, oltre alle crescenti e sempre più costose esigenze delle catene commerciali.
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