Al Teatro Sociale di Trento va in scena “Orfeo all’infero” di Jacques Offenbach, il padre dell’Operetta europea

Ultimo appuntamento per la mini stagione del Centro S. Chiara.

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Orfeo all’infero

Al Teatro Sociale di Trento secondo e ultimo appuntamento con l’Operetta proposta dal Centro Servizi Culturali S. Chiara. Mercoledì 17 aprile (ore 20.30) va in scena “Orfero all’Inferno”, operetta in due atti di Jacques Offenbach – su libretto originale di Henri Crémieux e Ludovic Halévy – portata in scena dalla Compagnia Teatro Musica Novecento, con la musica dal vivo eseguita dall’OrchestraCantieri d’Arte” diretta da Stefano Giaroli, ed il CoroEnsemble Vocale Continuum” diretto dal M° Luigi Azzolini.

Rappresentato per la prima volta al Théâtre des Bouffes-Parisiens nel 1858, “Orfeo all’Inferno” è il modello della parodia trasgressiva e geniale esercitata da Offenbach – padre dell’Operetta europea – sulla società e sul potere del secondo Impero. La Compagnia Teatro Musica Novecento ripropone un classico del teatro musicale leggero, celebre per la straripante invenzione comica, lirica e musicale, esaltata dal ritmo travolgente del galop infernale (il famoso can-can), tuttora ingrediente base del grande successo dello spettacolo.

La trama rivisita in maniera impertinente il mito greco: Orfeo ed Euridice, ben lungi dall’essere un modello di fedeltà, non sono altro che una coppia annoiata. In particolare, Euridice non sopporta più la musica che il marito, violinista di quart’ordine, continua a propinarle ed è divenuta l’amante del pastore Aristeo, il quale non è altri che Plutone travestito. Egli provoca la morte di Euridice per poterla condurre con sé nel suo regno infero. Orfeo è ben felice di essersi liberato di lei, ma a quel punto interviene un originale deus ex machina: l’Opinione pubblica che, in nome di sacri principi, lo costringe invece a chiedere a Giove il permesso di scendere nell’Ade per riprendersi la moglie.

La scena si sposta dunque nel regno di Plutone dove Euridice, trascurata, si annoia. Intanto Giove, trasformatosi in mosca, entra nella stanza di Euridice dal buco della serratura, e riesce a sedurla. Euridice innalza un inno a Bacco, e Giove balla un minuetto che si trasforma a mano a mano in una danza sfrenata, il celebre can-can. I due, approfittando della confusione, stanno per scappare, ma giunge Orfeo. Giove, minacciato dall’Opinione pubblica, non può che acconsentire al rilascio di Euridice, ma impone a Orfeo la condizione riportata dal mito: nel viaggio di ritorno non dovrà mai voltarsi a guardarla. Orfeo accetta a malincuore e sta per portare a termine la sua impresa, quando Giove gli scaglia contro un fulmine che lo costringe a voltarsi. L’Opinione pubblica è giocata ed Euridice, trasformata in baccante, intona le note del famoso galop infernale.

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