Alla Società Filarmonica di Trento un’esibizione di fiati d’eccellenza

Un quintetto accompagnato da pianoforte per interpretare pagine di Beethoven e Mozart. 

0
974
società filarmonica

La Società Filarmonica di Trento nell’ambito della sua Stagione dei concerti 2019, martedì 2 aprile (ore 20.30) ospita un Quintettocon pianoforte affiancato non dai “soliti” archi, ma da un eccellente gruppo di fiati, prime parti dell’Orchestra dell’AccademiaNazionale di Santa Cecilia di Roma invitati per richiamare una stagione creativa felice per legni e ottoni quale fu il classicismo di Mozart e Beethoven con le sue Harmoniemusiken.

Le scritture di Mozart e Beethoven, espressione massima dell’intrattenimento aristocratico settecentesco, sono oggi testimoni di una creatività raffinata esercitata su strumenti tecnicamente non ancora pienamente sviluppati, capace comunque di conservare intatto il fascino espressivo nei dialoghi continui con il pianoforte concertante. Un dialogo qui condotto fra amici e grandi interpreti a cominciare dal centro irradiatore costituito dal pianoforte di Pietro De Maria. Un pianista consacrato dalle più severe giurie del Concorso Caikovsky di Mosca nel 1990 e Géza Anda di Zurigo (1994), oggi ricercato collaboratore di direttori e orchestre in un repertorio che spazia da Bach a Ligeti.

Dotato di un raro dinamismo culturale Alessandro Carbonare è responsabile di un’infinita serie di progetti cameristici volti a esaltare gli strumenti a fiato chiamati a esprimersi nei linguaggi più diversi delle scritture contemporanee varcando ogni confine della musica classica.

Francesco Di Rosa è considerato uno dei migliori oboisti nel panorama internazionale. Accanto a una carriera orchestrale recitata al massimo livello (già primo oboe al Teatro alla Scala), può vantare numerose incisioni e affermazioni in concorsi con inviti da orchestre quali i Berliner Philharmoniker e Mahler Chamber.

Francesco Bossone è primo Fagotto a Roma dal 1985; collabora come solista con importanti direttori d’orchestra e, in formazioni cameristiche, con artisti come Antonio Pappano, Alexander Lonquich, Leonidas Kavakos.

Guglielmo Pellarin, diplomatosi al Conservatorio di Udine, è ospite di festival e stagioni concertistiche di assoluto rilievo (Lucerne Festival Orchestra, Orchestra Mozart…). Docente all’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, ha conseguito la Laurea in Matematica presso l’Università di Padova.

Il suggestivo programma del concerto conduce in vari ambienti musicali della Vienna di fine Settecento – il palcoscenico operistico, il palazzo degli aristocratici, le sale e i giardini di corte – spesso animati da uno dei generi più amati dell’epoca, l’Harmoniemusik. La moda degli ensembles di fiati si diffuse in particolare a partire dal 1782, quando l’imperatore Giuseppe II fondò la sua Harmonie, un complesso che aveva la funzione di accompagnare diversi momenti della vita di corte. Vi facevano parte otto musicisti impiegati anche nell’orchestra dell’opera con a capo il clarinettista Anton Stadler. Per lui Mozart scrisse molte celebri pagine, tra cui anche una serie di Divertimenti o Serenate (1783), forme musicali destinate all’intrattenimento di feste e ricevimenti. Un anno dopo venne invece alla luce il Quintetto KV 452, che il compositore giudicò come il suo migliore lavoro di sempre.

Non solo musica composta ad hoc, ma anche le trascrizioni delle hit operistiche erano parte del repertorio delle Harmonie. Basti pensare alla celebre scena della cena del Don Giovanni di Mozart, che mostra un’orchestrina di fiati impegnata a eseguire una serie di melodie popolarissime all’epoca (tra cui anche la celebre autocitazione mozartiana, Non più andrai farfallone amoroso dalle sue Nozze di Figaro). Di questa pratica rimane traccia nelle Variazioni WoO 8 (1796), basate sul tema Là ci darem la mano tratto dal Don Giovanni – un vero e proprio omaggio di Beethoven al compositore salisburghese. Anche il Quintetto op. 16, concepito nello stesso anno, guarda fortemente al modello mozartiano, che è qui impreziosito dal gesto concertante e dalla magnificenza espressiva della parte pianistica. Secondo una testimonianza di Ferdinand Ries, alla prima esecuzione del 1797, Beethoven si era avventurato in un’inaspettata ed esuberante improvvisazione al pianoforte nell’ultimo movimento di questo quintetto, lasciando a bocca aperta i musicisti e il pubblico viennese.

 

Programma

W.A. Mozart (1756-1791)

Divertimento n. 1 per oboe, clarinetto e fagotto KV 439b

Allegro – Minuetto. Allegretto – Adagio – Minuetto – Rondò. Allegro

Quintetto per pianoforte e fiati in Mi bem. magg. KV 452

Largo. Allegro moderato – Larghetto – Rondò. Allegretto

L. van Beethoven (1770-1827)

Variazioni per oboe, clarinetto e fagotto sul tema ‘Là ci darem la mano’ di Mozart WoO 8

Quintetto per pianoforte e fiati in Mi bem. magg. op. 16

Grave. Allegro ma non troppo – Andante cantabile – Rondò. Allegro ma non troppo

Per rimanere sempre aggiornato con le ultime notizie de “Il NordEst Quotidiano”, iscriviti al canale Telegram

https://t.me/ilnordest

o vai su Twitter

@nestquotidiano

https://twitter.com/nestquotidiano

o,  ancora, su Linkedin

https://www.linkedin.com/company/ilnordestquotidiano

© Riproduzione Riservata