Completamento Valdastico: il Trentino presenta al ministero il raccordo a Rovereto Sud

Vertice al Mit tra Veneto e Trentino. Confermata la volontà della provincia di Trento di completare l’autostrada. Un mese di tempo per lo studio di fattibilità.

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Il ministero delle Infrastrutture e dei trasporti ha ospitato un incontro tecnico tra la direzione generale per la vigilanza sulle concessioni autostradali del Mit, la Regione Veneto e la Provincia di Trento in merito alla tratta autostradale Valdastico Nord.

Il presidente del Trentino, Maurizio Fugatti, nel corso della riunione, ha anticipato una nuova ipotesi progettuale, differente da tutte quelle prospettate dal precedente Comitato tecnico all’esito dei suoi lavori, avviati il 15 febbraio 2017 e conclusi il 15 ottobre scorso. La nuova ipotesi di tracciato mantiene il primo lotto che si sviluppa nella regione Veneto e già condiviso dalle amministrazioni, mentre per la parte trentina ipotizza l’innesto sulla A22 all’altezza del casello autostradale di Rovereto Sud con il Trentino che ha confermato la volontà di completare un tracciato completamente autostradale.

Anche alla luce della recente sentenza del Consiglio di Stato, qualunque ulteriore valutazione del ministero non può prescindere da una ipotesi di tracciato complessiva. L’impegno delle Regioni è stato di formalizzare l’ipotesi complessiva del tracciato sia per il lato veneto che per quello trentino, entro il prossimo 10 aprile, in modo che il ministero possa procedere con le sue valutazioni sia sul merito della nuova ipotesi sia in relazione all’adempimento degli impegni contrattuali dell’attuale concessionario.

La posizione della nuova giunta provinciale di Trento cambia il progetto difficoltosamente presentato dalla maggioranza di centro sinistra che aveva previsto uno sbocco della Valdastico in Valsugana tramite una superstrada e da qui una galleria sotto la Marzola per sbucare all’altezza di Trento Sud. Con la nuova soluzione, si viene a creare un asse di comunicazione più logicoe strategico che potrebbe costituire una sorta di “porta al Garda”, oltre il primo tassello di una strategia viabilistica per toglieredall’isolamento le valli Giudicarie e la Val Sabbia con la realizzazione di una “pedemontana” tra Trentino e Lombardia.

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