La stagione concertistica 2019 all’auditorium “Lo Squero” di Venezia sull’isola di San Giorgio è proseguita in un sabatino pomeriggio primaverile con l’esecuzione di due (il primo e il quarto) dei sei Quartetti composti da Wolfgang Amadeus Mozart(1756-1791) tra il 1782 e il 1785, dedicati a Franz Joseph Haydn (1732-1809), il quale nel 1781 aveva scritto i sei Quartetti “Russi”, ossia quelle composizioni alle quali il musicista salisburghese si richiamò esplicitamente per elaborare ed innovare una difficile e complessa forma di musica da camera che sarebbe stata portata ad un livello di musica altissimo da Beethoven.
Il Quartetto per archi n. 14 in Sol maggiore K 387, composto il 31 dicembre 1782, racchiude sin dal primo dei quattro usuali movimenti, l’Allegro vivace assai, una gioiosità, una spontaneità, una freschezza espressiva, che caratterizzano la genialità di Mozart. In questo movimento sono presenti due temi, il principale intensamente lirico e il secondo a carattere di marcia, sottolineato dal secondo violino. Rispetto ai quartetti del passato, balza in primo piano il ruolo del violoncello. Sostenuto dagli altri strumenti, dimostra di non essere più un semplice sostegno armonico, nello stile del basso continuo, bensì una parte del tutto indipendente ed equiparata alle altre. Il secondo movimento, “Minuetto e trio. Allegro”, è caratterizzato da un’intensa espressività, gioca sull’alternanza tra il forte e il piano, prima di assumere una precisa linea melodica.
L’ascolto del Minuetto è reso ancor più piacevole guardando la laguna attraverso la grande vetrata trasparente. Le barche private, i vaporetti del trasporto pubblico che scivolano nell’acqua, rilassano lo spettatore. Ci si sente immersi nell’acqua senza affogare, con una sensazione di protezione. L’Andante cantabile, il terzo movimento, si esprime con fraseggi morbidi, è ricco di sospensioni, di sonorità differenti, in una continua varietà di modulazioni e dissonanze. Di nuovo in primo piano è il violoncello e poi la viola, e infine il primo violino, dalla sonorità squillante. Il movimento conclusivo, “Molto allegro”, è ricco di passaggi contrappuntistici. Al secondo violino spetta il compito di iniziare e di stimolare gli altri strumenti che gli si accostano aumentando la velocità in maniera imperiosa. Tecnicamente, Mozart unisce Fuga e Forma-sonata e dimostra di aver trovato ispirazione dallo studio sulla scrittura di Bach e Haendel.
Il Quartetto per archi n. 17 in Si bemolle maggiore K 458 fu scritto a Vienna il 9 novembre 1784. Porta come sottotitolo “La caccia”, per la cui spiegazione esistono due possibilità. Secondo la prima, l’editore Artaria potrebbe averlo aggiunto, colpito dal gusto un po’ rustico del primo tema dell’Allegro assai vivace. Viceversa, “La caccia”, potrebbe riferirsi al ritmo binario composto, assegnato al primo tempo, un ritmo che nel codice retorico del Settecento veniva associato ad immagini venatorie. Simile nella nomenclatura dei movimenti al precedente quartetto, suscita ancora oggi una certa emozione per il senso di profonda poesia racchiusa nell’Adagio in Mi bemolle, dove tutto si svolge con semplicità, eleganza e finezza estetica.
Tra i due quartetti mozartiani, l’ensemble veneziano, felicemente in residenza allo Squero, ha interpretato il Quartetto per archi in Si minore opera 33, n. 1 di Haydn nei movimenti Allegro moderato; Scherzo. Allegro di molto; Andante; Presto.
Conosciuti in seguito con il nome di Quartetti Russi, a causa della dedica al granduca Pavel Petrovic, i quartetti dell’opera 33 si differenziano notevolmente dai quartetti d’archi scritti in precedenza da Haydn. Buona parte della critica considera l’opera 33 una pietra miliare nel genere del quartetto e nella storia della tecnica compositiva, al punto da farla coincidere con l’inizio dello stile classico viennese vero e proprio. Nonostante la medesima struttura quadripartita, è da sottolineare una minore durata rispetto ai quartetti di Mozart: 16 minuti, rispetto ai 29 o 26.
Il pubblico, inspiegabilmente non così numeroso, come ci si sarebbe aspettato per la bravura dell’ensemble e l’interessante scelta del repertorio, ha comunque tributato calorosi ed insistiti applausi, che hanno indotto a ripetute entrate ed uscite dalla sala i valenti e sorridenti musicisti, culminate con la concessione di un breve bis, l’Allegretto dal concerto K 499 di Mozart.
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