Anche il 2018 si chiude all’insegna dei record per il turismo veneto, con risultati in crescita per arrivi (+2,2%) e presenze(+0,2%). Risultati che fanno sorridere l’assessore regionale al turismo, Federico Caner, che è conscio del fatto che non si può crescere all’infinito.
«Reduci da un continuo crescendo sfociato nel 2017 in primati difficilmente ripetibili – continua l’assessore –, i dati del 2018 confermano pienamente la forte capacità attrattiva del Veneto: ritoccato in rialzo il numero dei visitatori, che superano i 19,5 milioni, grazie all’aumento di arrivi sia stranieri (+1,8%) che italiani (+2,8%), è stato consolidato quello delle notti da loro trascorse nelle strutture ricettive, oltre 69 milioni, con l’aumento di italiani (+1,6%) che compensa la leggera flessione di stranieri (-0,4%)».
«Una flessione non preoccupante ma da non trascurare – precisa Caner –, soprattutto se si incrocia questo dato con altri. Valutandolo, a esempio, insieme al meno 1,8% di arrivi e al meno 3,8% di presenze del comprensorio balneare, abbiamo la conferma che, seppur faticosamente, alcuni protagonisti mediterranei e nordafricani, storicamente competitivi sul piano dell’economicità dei loro pacchetti di vacanza ma fortemente penalizzati dall’instabilità politica e dall’insicurezza dovuta al terrorismo, si stanno riposizionando sui mercati internazionali. Da ciò – secondo Caner – deriva la necessità di continuare a investire in termini di idee e creatività, di innalzamento qualitativo delle strutture e dei servizi, soprattutto negli ambiti più maturi della nostra offerta, come il mare, appunto, ma anche la montagna, che pure ha fatto segnare nel 2018 un aumento del 4,4% degli arrivi e una sostanziale tenuta nelle presenze, e che nella sola stagione invernale, grazie alle abbondanti nevicate dello scorso anno, ha registrato un +12,9% di arrivi e un +6,7% delle presenze. In altre parole, proprio i prodotti più tradizionali dell’offerta veneta sono anche quelli che si devono misurare con una concorrenza più ampia e più forte e risultano pertanto più vulnerabili: sta a noi saperci rinnovare con continuità».
Un’importante prerogativa del turismo veneto è la sua sempre più evidente capacità di catalizzare l’interesse dei mercati internazionali: quasi il 70% delle presenze totali sono straniere. I tedeschi, pur segnando un calo, rimangono i clienti stranieri più affezionati e numerosi (15,6 milioni di presenze, quasi un quarto del dato complessivo), seguiti a notevole distanza da austriaci (3,8 milioni) e inglesi (2,6 milioni). Ottime le performance per quanto riguarda gli americani (+14,1% di presenze), cinesi (+5,2%) e russi (+7,9%).
Le elaborazioni statistiche certificano un’attitudine che si sta manifestando ormai da qualche anno: la continua e progressiva riduzione dei più lunghi soggiorni in occasione delle classiche ferie estive, sostituiti da vacanze brevi in località e in periodi diversi. In altre parole, siano vacanze di scoperta o di svago, culturali o avventurose, attive o riposanti, sportive o enogastronomiche, oppure un mix di queste, la tendenza è quella di scaglionare le proprie uscite, accorciandole e ricercando mete e fattori stimolanti diversi.
«Segnali in questo senso – evidenzia l’assessore – vengono dall’attenuazione del fenomeno della stagionalità nelle città d’arte, nelle località lacuali e montane, ma anche dalla crescita attrattiva di province come Vicenza (+ 4,3% di arrivi e +4% di presenze), Treviso (+ 3,1% di arrivi e +6,5% di presenze) e Verona (+ 2,9% di arrivi e +2,1% di presenze), i cui territori offrono nuove e interessanti opportunità di vacanza, espressione di quel turismo esperienziale ed emozionale sempre più gettonato, legato all’originalità dei luoghi, alle caratteristiche di ospitalità e di soggiorno, all’autenticità dei prodotti, siano essi enogastronomici o artigianali. Non a caso, anche nella scelta delle strutture nelle quali alloggiare, i turisti guardano, e non solo per una questione di minor spesa, con sempre maggior favore agli agriturismi (+ 8,3%) o ai b&b e simili (+ 3,4%)».
I dati relativi al 2018 turistico sono letti con soddisfazione da Marco Michielli, presidente regionale di Confturismo e di Federalberghi, secondo cui «quello passato è un anno che ha visto molti settori economici entrare in crisi, mentre il turismo veneto ha tenuto, e in diversi casi ha continuato a crescere, confermando il primato del Veneto a livello nazionale i questo settore con una sostanziale tenuta su un anno straordinario qual è stato il 2017».
Entrando nel dettaglio dei risultati, secondo Michielli «spicca il “tondo” +5% delle città d’arte, mentre si registra, purtroppo, una leggera flessione nel settore termale, dopo qualche anno in cui sembrava essersi ripreso. Le performance del lago e della montagna, invece, sono sostanzialmente in linea con quelle dell’anno precedente. Unica criticità, abbondantemente prevista, riguarda il mare: prima o poi la situazione nei Paesi nordafricani (Egitto in testa) e in Turchia si sarebbe quietata (cosa che è avvenuta), con conseguenze sul piano competitivo che auspichiamo non vengano ulteriormente amplificate nel corso del 2019».
In termini di presenze negli hotel, i dati della Regione confermano la costante crescita negli alberghi a 4 e 5 stelle, un leggero calo in quelli a 3 stelle e una diminuzione più marcata negli alberghi a 1 o 2 stelle (-3%), evidenziando una tendenza che ormai è avviato da 15 anni. Tra le ragioni della flessione in queste ultime categorie, Federalberghi Veneto individua il proliferare di quelle strutture ricettive extra-alberghiere che in diversi casi operano nell’ombra, e per le quali Michielli invoca una sollecita approvazione da parte della VI Commissione regionale del cosiddetto codice identificativo degli appartamenti in locazione turistica, così da porre un argine al dilagare dell’abusivismo e garantire un sistema di accoglienza che operi nel rispetto delle regole. «Se questo codice fosse già stato adottato – spiega il presidente di Federalberghi Veneto – molto probabilmente i numeri complessivi emersi oggi dallo studio della Regione potrebbero addirittura raddoppiare. Non lo dico sulla base di calcoli cabalistici, ma sui dati raccolti dalla stessa Federalberghi a livello nazionale e territoriale, e dai principali istituti universitari specializzati in turismo».
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