Nell’ambito della stagione concertistica di Musikamera 2019, il pianista Andrea Lucchesini martedì 12 e mercoledì 13 marzo (ore 20.00) nelle sale Apollinee del Teatro La Fenice di Venezia eseguirà la Sonata in La maggiore D959 (1828) di Franz Schubert(1797-1828) e la Fantasia in Do maggiore op.17 (1836) di Robert Schumann (1810-1856).
Come spiega Vitale Fano nel programma di sala, la produzione di Schubert e Schumann testimonia il passaggio epocale dalla grande forma al pezzo breve caratteristico.
Nei suoi ultimi mesi di vita Schubert compone la grande trilogia delle ultime sonate, suo testamento musicale ed espressione fra le massime di tutta la letteratura pianistica. Nel corso della stagione 2018 Musikàmera aveva inserito in programma una di queste tre sonate, la D960, eseguita da Arcadi Volodos. Quest’anno Lucchesini propone la Sonata D959, composta da Schubert a casa del fratello Ferdinand due mesi prima di morire. Ben poco traspare però della sofferenza e dell’ansia che tormentano il musicista in questo momento terribile della sua vita. Il primo movimento è grandioso, lirico e narrativo, ricco nella costruzione armonica e nella varietà tematica. L’inquietudine irrompe nella parte centrale, angosciosa e allucinata, del secondo tempo, Andantino, racchiusa da un motivo dolce e desolato (una «berceuse del dolore» lo definisce Brahms) che apre e chiude il movimento. Lo Scherzo riporta a un clima sereno con cenni di valzer viennese o di melodie tzigane e la sonata si conclude con un amabile Allegretto in forma di Rondò-Sonata, costruito sul calco dell’ultimo tempo della Sonata op. 31 n. 1 di Beethoven.
Solamente tre sonate compone invece Schumann, ma la Fantasia op. 17, che è forse l’esito più alto di tutta la sua produzione pianistica, è in realtà anch’essa una sonata. Nasce in un anno di profonda crisi del musicista, disperato perché costretto dal padre dell’amata Clara a separarsi da lei. Così le scrive lui stesso: «Per comprendere la Fantasia, occorre che tu torni col pensiero a quella disgraziata estate del 1836 in cui avevo dovuto rinunciare a te… il primo tempo è davvero quanto di più appassionato abbia mai scritto: un lamento straziante indirizzato a te».
La Fantasia è dedicata a Liszt, che la giudica «meravigliosa e magnifica» e doveva costituire il contributo di Schumann alla raccolta di fondi per il monumento di Beethoven a Bonn. Schumann appone un motto in epigrafe alla composizione, costituito da una quartina del poeta Friedrich Schlegel: «Durch alle Töne tönet / im bunten Erdentraum / ein Leiser Ton gezogen / für den der heimlich lauschet» («Attraverso tutti i suoni risuona / in variopinto sogno terreno / un suono sommesso / per chi ascolta in segreto»). Questa proiezione poetica e letteraria, sempre presente nella musica di Schumann, porta a uno slancio fantastico ed espressivo straordinario. Il primo movimento è di proporzioni grandiose: una tensione febbrile e appassionata lo attraversa dando vita a un linguaggio marcatamente forte che si spinge fino a caotiche dissonanze sincopate per concludersi in una grande quiete. Il secondo movimento è energico e dominato da ritmi puntati cavallereschi che sprigionano grande vitalità. Il sublime Finale, meraviglioso inno alla notte, espressione di estasi nostalgica in cui il pianoforte si rivela tramite insostituibile della sfera più intima dell’anima romantica, rappresenta il raggiungimento della pace e della catarsi conclusiva.
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