Giunto alla XV edizione, il festival “Ex Novo Musica”, ideato come sempre dai musicisti dell’Ex Novo Ensemble, nato a Venezia nel 1979, diretto dal compositore Claudio Ambrosini, ha presentato 14 appuntamenti della nuova stagione volti ad approfondire il linguaggio musicale contemporaneo, seguiti da un pubblico attento a (ri)scoprire pagine storiche e novità.
Dalla collaborazione con il palazzetto Bru Zane – Centre de Musique romantique française – è sorta una serata, nelle sale Apollinee del teatro La Fenice, dedicata all’effimera levità dei valzer di Johann Strauss Junior (1825-1899) e Jacques Offenbach (1819-1880) tra Vienna e Parigi. Musica gradevole, fatta non solo di “valse”, ottimamente interpretati da Aldo Orvieto al pianoforte, da solo o assieme a Carlo Teodoro al violoncello, ma anche di Barcarole, “Barcarole da Les Contes d’Hoffmann” (1880), di Jacques Offenbach, nella versione per pianoforte solo di Ferruccio Busoni (1918), e di Musette, “Musette op.24”(1880), sempre di Offenbach, una danza ariosa che prosegue ai nostri giorni attraverso le composizioni originali di Richard Galliano e di altri jazzisti, alle prese con la fisarmonica o il bandoneon. E ancora, “Tortues”, da “Le Carneval des animaux” (1886) di Camille Saint-Saens (1825-1921) e il “Gran duo concertante”(1832), una rivisitazione da parte di Fryderyk Chopin (1810-1849) dell’opera “Robert le Diable” di Giacomo Meyerbeer (1751-1864).
Tra gli appuntamenti “Siae – Classici di Oggi”, ha riscosso successo nelle sale Apollinee una serata con opere di Bruno Maderna (1920-1973), Salvatore Sciarrino (1947), Christian Cassinelli (1979), Claudio Ambrosini (1948), che ha festeggiato il 70° compleanno e Luigi Nono (1924 – 1990). Di Maderna si è ascoltata una nuova versione, curata, come la precedente del 1985, da Claudio Ambrosini, della “Serenata per un satellite” (1969), uno dei capolavori indiscussi della musica aleatoria. Convincente l’esecuzione affidata all’“Ex Novo ensemble”, con la partecipazione alla marimba di Annunziata Dellisanti. Simpatica “Tic-tac (ossia come ammazzare il tempo)” (2013), una bagatella di Ambrosini eseguita con spirito umoristico da Pietro Zennaro, giovanissimo percussionista del Conservatorio veneziano.
Al teatrino di Palazzo Grassi, nel biancore ideato da Tadao Ando, ho ascoltato un gradevole concerto di Daniele Ruggieri al flauto e Alberto Mesirca alla chitarra. Otto composizioni di autori contemporanei hanno preceduto la conclusiva “Grand Potpourri op. 53” di Mauro Giuliani (1781-1829), il musicista di Bisceglie che, trasferitosi a Vienna nel 1806, in breve tempo divenne il miglior chitarrista di una città dove la chitarra era già molto popolare. Come scrive lo stesso Ruggieri nelle note al programma, la composizione, pubblicata nel 1814, «fonde in modo armonico e imprevedibile melodie originali, citazioni dalle opere dei più grandi compositori e melodie popolari».
L’apertura del pezzo è una citazione dalla Sinfonia del Don Giovanni di Mozart, opera da cui è presa anche nel seguito la melodia dell’aria “Fin ch’han del vino”. Tra i pezzi di autori del ‘900 spicca “Muse of fire” dello statunitense George Rochberg (1918 – 2005), unico brano eseguito a comparire nell’ultimo disco del duo “Music for flute and guitar”, pubblicato da Brilliant Classic. E’ stato scritto nel giro di due anni (1989-90) segnati dalle tensioni politiche della guerra del Golfo. Come scrive Giovanni Cestino nel libretto del CD, questo movimento ininterrotto è un complesso puzzle “la cui struttura è assicurata da un accorto disegno di sviluppi e rimandi”.
Il “capriccio diabolico op.85” (1935) per chitarra sola di Mario Castelnuovo Tedesco (1895-1968) ha dato modo ad Alberto Mesirca di dimostrare le proprie capacità tecniche. Il riferimento diabolico del titolo si riferisce alla leggenda secondo la quale Niccolò Paganini avrebbe venduto l’anima al diavolo per ottenere il suo trascendentale virtuosismo violinistico.
L’unico brano commissionato dall’Ex Novo, in prima esecuzione assoluta, “Shuvah Adonaj” (2018), “Ritorna Signore”, è l’invocazione che nel salmo 6 il profeta David rivolge a Dio mentre è prostrato dalla malattia. L’autore, Gianmartino Durighello (1961), ha ideato una suite mistica articolata in tre quadri, Qinah (lamento), Shir (canto), Machol (danza), per flauto traverso in sol e chitarra, su temi della tradizione ebraica sinagogale e popolare.
Un pubblico attento, avvinto dalla bravura virtuosistica e da un felice affiatamento della coppia ha tributato applausi convincenti, che hanno indotto i musicisti a concedere come bis “Entr’acte” (1935) un breve brano del compositore parigino Jacques Ibert (1890-1962), non legato ad un particolare genere musicale, ma che in questo caso sembra influenzato dalla musica spagnola.
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