EssilorLuxottica, il gigante nato dalla fusione tra il gruppo delle montature fondato da Leonardo Del Vecchio e quello francese delle lenti, ha presentato a Parigi il primo bilancio integrato di gruppo che presenta un utile netto di 1,87 miliardi nel 2018. Il risultato è sostanzialmente stabile rispetto al pro-forma del precedente esercizio. Il fatturato pro-forma a cambi costanti registra una crescita del 3,2% mentre il risultato operativo adjusted segna una flessione del 4,8% a 2,5 miliardi. Il consiglio d’amministrazione ha deliberato un dividendo di 2,04 euro per azione.
«Siamo orgogliosi di presentare i risultati combinati di Luxottica ed Essilor – afferma Leonardo Del Vecchio, presidente esecutivodi EssilorLuxottica -. Il contributo di Luxottica è significativo: le vendite, la redditività e il flusso di cassa sono tutti positivi al netto dell’effetto cambio. La sua semplicità organizzativa, lo spirito imprenditoriale e la velocità di esecuzione hanno continuato a dare frutti. Oggi Luxottica è ben organizzata e pronta per il suo futuro in EssilorLuxottica. Arriviamo al processo di integrazione nel miglior modo possibile, portando con noi i marchi più amati, eccellenti capacità operative e un’organizzazione digitalizzata in ogni sua parte. Quanto abbiamo costruito – continua Del Vecchio – continuerà a crescere su questi punti di forza negli anni a venire. Una volta completata l’integrazione con Essilor e raggiunte le sinergie che ci aspettiamo, insieme ridefiniremo un modello di servizio rivoluzionario a beneficio dei nostri partner wholesale e dei consumatori in tutto il mondo».
«Costituita il 1 ottobre 2018, EssilorLuxottica ha pienamente abbracciato la sua mission di aiutare le persone a vedere meglio, vivere meglio e godere appieno della vita – ha affermato Hubert Sagnières, vice-presidente esecutivo di EssilorLuxottica -. Per raggiungere questo importante obiettivo, il Gruppo può contare su una straordinaria performance di Essilor, che ha generato una forte crescita del business in tutte le sue divisioni nel 2018 e ha superato i suoi obiettivi di crescita per l’anno, continuando a lavorare su numerose innovazioni a beneficio dell’intero settore. I risultati riflettono la vivace cultura dell’imprenditorialità all’interno di Essilore la creatività dei suoi dipendenti, i cui interessi sono pienamente allineati a quelli degli azionisti grazie alla partecipazione azionaria dei dipendenti a tutti i livelli della società. Questo modello di creazione di valore faciliterà la generazione di sinergie nel futuro e sarà esteso a tutto il Gruppo EssilorLuxottica».
EssilorLuxottica fornirà un aggiornamento sulle sinergie dalla fusione in luglio, in occasione della semestrale, oppure in settembre al “market day”, leggermente posticipato rispetto alle previsioni che lo ponevano nel primo semestre dell’anno.
Alla presentazione dei risultati agli operatori finanziari a Parigi ha partecipato l’amministratore delegato di Essilor international, Laurent Vacherot, e i due condirettori finanziari, Stefano Grassi e Hilary Harper. Nonostante il forte dividendo (2,04 euro per azione) EssilorLuxottica sta guardando a eventuali acquisizioni: «siamo un’azienda con importante liquidità: guardiamo ad acquisizioni nel mondo», specificano i dirigenti e «se si presenteranno opportunità, queste verranno presentate al consiglio di amministrazione» spiega Harper. «La società ha un flusso finanziario molto forte: distribuiremo dividendi, ma continueremo a investire», conclude Grassi.
La fusione Essilor-Luxottica, secondo le prime stime, porterà sinergie tra i 420 e 600 milioni l’anno e circa la metà di queste deriverà dalla creazione di valore per l’aumento dei ricavi, mentre l’altra metà verrà dall’ottimizzazione della struttura dei costi: 150-200 milioni per il miglioramento della logistica e 70-100 dalla riduzione delle spese generali e per l’acquisto dei materiali.
Intanto, il gruppo francoitaliano è alla ricerca del nuovo amministratore delegato. Del Vecchio è pronto a fornire Francesco Milleri, l’amministratore delegato di Luxottica prima della fusione. Del Vecchio, da statuto, ha pari poteri con il management transalpino, ma è in posizione dominante come peso azionario: attraverso Delfin detiene il 31% dei diritti di voto, che configura un controllo di fatto pur in un quadro di forte collaborazione con il gruppo francese con il quale si è fuso.
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