Secondo Confcommercio, in dieci anni, dal 2008 al 2018, in Italia si sono persi quasi 64.000 negozi. Ma nello stesso periodosono pressoché triplicate le aziende del commercio elettronico, dove la parte del leone la fanno pochi protagonisti di caratura internazionale.
Un andamento che preoccupa le associazioni di settore e anche dei consumatori che tornano a chiedere al governo iniziative di sostegno al commercio tradizionale e giudicano insensato, in questa situazione, insistere sulla strada delle chiusure domenicali. A lanciare l’allarme sulla crisi che investe il settore è stata Confcommercio.
Dal 2008 al 2018 sono spariti 64.000 negozi e si è scesi dai 573.583 del 2008 ai 509.757 del 2018 con un calo dell’11,1%. In controtendenza alberghi, bar e ristoranti che sono passati da 298.190 a 343.114, con una crescita di 44.924 esercizi pari al +15,1%. A soffrire in particolare i centri storici di piccole e grandi realtà urbane, dove i negozi sono diminuiti del 13% e l’unica attività che conosce un vero e proprio boom è quello delle farmacie cresciute del 30%.
Se i negozi sono in crisi, parallelamente esplode il fenomeno del commercio elettronico come testimonia una ricerca di Unioncamere. Alla fine di dicembre 2018 le imprese operanti “on line” hanno superato la boa delle 20.000 unità, triplicando il numero di quelle esistenti alla fine del 2009. E Unioncamere osserva che il boom del commercio elettronico (circa 14.000 imprese in più in dieci anni) sia a stento riuscito a compensare la contrazione del commercio al dettaglio (diminuito di oltre 16.000 unità). Le opportunità del web hanno stimolato più di ogni altri gli imprenditori del Sud. Se in termini assoluti le regioni a più alta crescita sono state Lombardia, Campania e Lazio (rispettivamente +2.634, +2.018 e +1.555 unità), in termini relativiquelle che sono cresciute a ritmo più sostenuto sono state Campania, Abruzzo e Calabria (tutte oltre la media del 35% all’anno), seguite da Puglia, Basilicata e Sicilia con aumenti medi superiori al 25% in ciascuno dei dieci anni considerati.
Accanto a realtà globali come Amazon, Zalando, Booking, Alibaba o e-Bay, negli ultimi dieci anni è letteralmente esploso anche l’esercito delle imprese italiane che hanno alzato le loro saracinesche virtuali sul web, con un’offerta che va dall’abbigliamento ai cosmetici, dall’arredamento e design agli articoli per bambini o per la pesca.
Una tendenza che preoccupa le associazioni dei consumatori. Per il presidente Codacons, Carlo Rienzi, «la strage dei negozi di cui ha beneficiato solo il commercio elettronico, dovrebbe sconsigliare una volta per tutte le chiusure domenicali per leggedegli esercizi commerciali: una mossa che equivarrebbe a condannare all’estinzione i piccoli negozi e le botteghe di quartiere. Al contrario – secondo Rienzi – il Governo deve rilanciare i piccoli esercizi, liberalizzando il settore, abolendo i saldi di fine stagione e creando occasioni di acquisto analoghe al “Black Friday”».
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