L’embargo alla Russia causa pesanti ripercussioni al NordEst

Secondo Confagricoltura i settori più colpiti sono frutticoltura, comparti carne e ortaggi, latte e derivati, preparazioni di cereali.

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Secondo il Centro Studi Confagricoltura nel rapporto “Conseguenze economiche dell’embargo alla Russia sulle importazionidall’Italia di prodotti agricoli e dell’industria alimentare”, le conseguenze economiche dell’embargo della Russia sulle importazioni di prodotti agricoli e dell’industria alimentare sono molto pesanti per l’Italia e per il NordEst.

«Dall’entrata in vigore del divieto d’importazione di molti prodotti agricoli e dell’industria alimentare, il valore annuo delle esportazioni italiane (confronto 2018 su 2013) risulta ridotto di 153 milioni di euro (-22%), dopo aver raggiunto nel 2015 la punta di 324 milioni di euro» rileva il rapporto, secondo cui i settori produttivi più colpiti sono la frutticoltura (-100%), il comparto delle carni (-99,9%) e quello degli ortaggi (-99,7%). Seguono il latte e derivati (-93%) e le preparazioni di cereali (-31,3%). Le regioni italiane più danneggiate solo nel 2018 rispetto il 2013, sono state l’Emilia Romagna (-67 milioni di euro), il Piemonte (-42 milioni di euro) e il Veneto (-40 milioni di euro).

«Tenendo conto – ha stimato il Centro Studi di Confagricoltura –  della crescita delle esportazioni italiane di prodotti agricoli e dell’industria alimentare verso la Russia nel periodo 2009-2013, e proiettandola nel periodo 2014-2018, si stima che il valore complessivo della perdita economica dell’Italia a causa dell’embargo russo sia stato 2.431 milioni di euro. Nel 2020 arriverebbe a 3.706 milioni di euro».

Intanto, gli agricoltori russi, incentivati dal loro governo a tendere all’autosufficienza alimentare, perseguono l’aumento produttivo in termini quantitativi e qualitativi, non disdegnando anche qualche pratica di palese plagio dei prodotti italiani. «Sollecitiamo l’Ue a riconsiderare le posizioni assunte – conclude Confagricoltura – poiché c’è il rischio che i nostri prodotti non trovino più spazio su questo importante mercato».

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