Come volevasi dimostrare: a febbraio mercato dell’auto in calo del 2,42%

Il primo bimestre accumula un calo del 4,9%. Mercato negativo nonostante la corsa alle immatricolazioni di “km0” per evitare la penalizzazione fiscale in vigore da oggi. Cresce la media ponderata delle emissioni. Bond: «indispensabile cambiare la normativa abrogando il “malus”».

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Come volevasi dimostrare: a febbraio sono state immatricolate in Italia 177.825 autovetture con un calo del mercato dell’auto del 2,42%sullo stesso mese dello scorso anno. Dopo il calo del 7,6% registrato in gennaio, il dato di febbraio indurrebbe a pensare che vi sia stato un certo miglioramento. In effetti non è così perché sulle immatricolazioni di febbraio ha influito un forte elemento di turbativa dovuto alla corsa alle autoimmatricolazioni con migliaia di “km0” da parte di concessionarie e case costruttrici.

L’entrata in vigore da oggi di una sovrimposta per chi immatricola vetture con emissioni di CO2 di oltre 160 gr/km ha avuto un duplice effetto. Per gli automobilisti intenzionati ad acquistare vetture di questo tipo, la prospettiva della penalizzazione fiscale ha costituito una spinta ad anticipare l’acquisto in febbraio e a ciò si aggiunge che, sempre per evitare la nuova ecotassa, molti concessionari hanno immatricolato in febbraio vetture con emissioni di CO2 oltre i 160 gr/km per utilizzarle sul mercato dei “km0”.

Secondo Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Studi Promotor, «al netto degli effetti distorsivi determinati dalla penalizzazione di cui si è appena detto, il calo delle immatricolazioni in febbraio sarebbe stato probabilmente superiore a quello registrato in gennaio».

La situazione del mercato italiano dell’auto, dopo il calo delle immatricolazioni del 3,1% registrato nel 2018, si conferma dunque difficile e ciò soprattutto perché la propensione all’acquisto risente dell’aggravarsi della situazione economica culminata nella nuova entrata in recessione del Paese sancita dai due cali consecutivi del Pil trimestrale registrati nella seconda metà dello scorso anno. In questo quadro la penalizzazione fiscale appare del tutto assurda. E’ pur vero che il Governo ha adottato anche incentivi per l’acquisto di auto verdi, ma considerate le dimensioni dello stanziamento (60 milioni per il 2019), secondo i calcoli del Centro Studi Promotor, da oggi al 31 dicembre gli incentivi erogabili possono riguardare da un minimo di 10.000 ad un massimo di 40.000 vetture: soltanto qualcosa di più di una goccia nel mare, se si considera che l’anno scorso le immatricolazioni in Italia sono state 1.910.000.

Va anche segnalato che dall’inchiesta congiunturale mensile sul mercato dell’auto condotta dal Centro Studi Promotor a fine febbraio emergono giudizi particolarmente negativi sull’azione del Governo. I concessionari che indicano come un importante fattore di freno del mercato auto la politica governativa passano dal 31% del febbraio 2018 al 59%. Dalla stessa fonte emerge che aumenta il numero degli operatori che si attendono domanda di autovetture in calo nei prossimi mesi. In gennaio si esprimeva in questo senso il 31% dei concessionari, in febbraio la percentuale corrispondente sale al 46%. La maggioranza dei concessionari pensa tuttavia che il mercato, sostenuto soprattutto dalla domanda dei privati, si manterrà stabile sui livelli attuali che, al netto delle distorsioni di febbraio, sono inferiori a quelli del 2018 del 6-7%.

Il provvedimento ha effetti distorsivi anche su quell’ambiente che il provvedimento capestro del “bonus-malus” voluto da M5svorrebbe tutelare: la CO2 media ponderata delle nuove immatricolazioni in febbraio è salita di quasi 10 punti, raggiungendo i 122,2 g/km rispetto ai 112,7 del febbraio 2018, seguendo e aggravando un trend in atto già da diversi mesi. Nel I bimestre tale valore si colloca su 121,5 g/km rispetto ai 112,8 del gennaio-febbraio 2018.

«Visti gli effetti sul mercato – afferma Michele Crisci, presidente dell’UNRAE (l’associazione degli importatori esteri) – ribadiamo ancora una volta l’inefficacia di una misura improduttiva per la riduzione dell’inquinamento, considerato che l’ecotassa si applica sulle emissioni di CO2 che non sono inquinanti, ma climalteranti, e oltretutto su veicoli di ultima generazione dotati delle migliori e più innovative tecnologie anche per quanto riguarda la riduzione delle emissioni nocive. Se a questo – prosegue Crisci – aggiungiamo quanto recentemente diffuso dall’ISPRA, che ha scientificamente provato che il contributo all’inquinamento del comparto delle autovetture e dei motoveicoli è pari a solo il 9%, percentuale che comprende anche le circa 13 milioni di vetture ante Euro 4, se ne ricava che l’attuale formulazione dell’Ecotassa non ha alcun senso».

«L’UNRAE, unitamente agli operatori della filiera – conclude Michele Crisci -, chiede pertanto un confronto urgente con il Governo per delineare una strategia concreta al fine di conseguire soluzioni utili all’economia del settore automotive, all’ambiente e all’ecosistemaproduttivo. In tal senso, non possiamo che apprezzare e condividere le dichiarazioni di oggi del sottosegretario al ministero dell’Ambiente, Vannia Gava, della Lega, con la quale abbiamo avuto modo di confrontarci in modo diretto e proficuo la scorsa settimana e che, esattamente come noi, ritiene fondamentale favorire la sostituzione di vecchie auto ante Euro4, realizzando nel contempo le infrastrutture così da rendere organica l’azione di abbattimento delle emissioni».

Secondo Paolo Scudieri, presidente di ANFIA (la filiera automobilistica italiana), «febbraio è stato un mese all’insegna dell’incertezza e dell’attesa per via dell’annunciato “bonus-malus” che entra in vigore oggi. L’effetto attesa ha prodotto, dal mese di dicembre, un rallentamento della crescita delle vetture a basse emissioni (comprendenti auto elettriche, ibride plug-in ed extended-range) interessate dal “bonus”, a febbraio in crescita dello 0,2% (dopo un dicembre a +27% e un gennaio a +4%), contro i rialzi mensili a doppia e tripla cifra registrati nel 2018. L’effetto annuncio, invece, ha probabilmente influito sulla crescita di alcuni segmenti di vetture colpiti dal “malus”, come SUV medi e grandi (+18% e +43%, rispettivamente, a febbraio), anticipandone gli acquisti».

Secondo Scuderi «nonostante si senta dire che l’ecotassa tocca le vetture più inquinanti, in realtà il provvedimento riguarda le auto nuovedi ultima generazione (Euro6) che hanno emissioni di gran lunga inferiori ai 14,7 milioni di vetture ante Euro4 circolanti in Italia. La misura si basa sulle emissioni di CO2, un gas non propriamente inquinante ma climalterante.  Ad oggi, inoltre, continuano a permanere notevoli criticità sulle modalità operative per l’effettiva attuazione del provvedimento. L’Agenzia delle Entrate non ha risolto tutti i problemie il decreto interministeriale per gli incentivi non è ancora stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale. Tutto questo mette in difficoltà gli operatori commerciali e aggiunge ulteriore incertezza per i consumatori. Ribadiamo quindi la nostra disponibilità ad un confronto con le Istituzioni per poter disporre di un quadro normativo e regolatorio chiaro».

Sul tema interviene anche il deputato bellunese di Forza Italia, Dario Bond: «il sistema “bonusmalus” per gli autoveicoli finirà con l’agevolare i pochi che possono permettersi di sborsare circa 35-40.000 euro in media per una vettura elettrica o ibrida, mentre saranno penalizzati grandemente i tantissimi che saranno tassati per l’acquisto della loro utilitaria. Una tassa decisamente regressiva, che colpisce maggiormente i veicoli acquistati dalle famiglie italiane (con un costo da 10.000 a 25.000 euro), mentre esenta in larga misura le auto di lusso, quasi sempre di produzione estera. Se il M5s, artefice della proposta scellerata, voleva fare il Robin Hood al contrario, bisogna dire che c’è riuscito appieno».

Secondo l’esponente azzurro «non c’è solo il provvedimento nel suo complesso ad essere criticabile. Ci sono anche le modalità di applicazione e di adempimento ai nuovi obblighi di legge. Cervellotici ed imprecisi come spesso accade dal 4 marzo 2018 a questa parte».

Bond rivolge un appello al governo: «come Forza Italia, voglio richiamare il governo Conte a rivedere il provvedimento, anche perché le auto gabellate dalla nuova ecotassa sono veicoli che hanno livelli di emissioni inquinanti sostanzialmente trascurabili e comunqueinferiori a quelle emesse da un veicolo elettrico se si considera (cosa che spesso non avviene) nel conto dell’inquinamento anche le modalità con cui viene prodotta l’energia elettrica utilizzata da questi veicoli (il 70% è prodotta da fonti fossili) e l’energia necessaria per produrre la batteria e i rischi ambientali derivanti dallo smaltimento delle sostanze chimiche in essa contenute».

«Meglio sarebbe agevolare il rinnovamento complessivo del parco veicoli italiano molto vecchio ed inquinante oltre che obsoleto sul piano della sicurezza attiva, prevedendo agevolazioni per chi acquista un veicolo a standard Euro6 d-temp nuovo o un veicolo Euro4ed Euro5 usato previa la contemporanea rottamazione di uno di classe ambientale inferiore – sostiene Bond -. A maggior ragione, per agevolare il rinnovamento, il governo Conte deve rinunciare al rinnovo della deroga comunitaria per il trattamento fiscale dei veicoli intestati alle partite Iva, che consentirebbe di generare almeno 80-100.000 nuove vendite in più, con benefici sostanziali per la filiera automotive, il Fisco e per l’ambiente. In caso contrario, non stupiamoci se il mercato dell’auto italiano crollerà nuovamente (con ampio ricorso alla cassa integrazione) e il ricorso al noleggio e al leasing estero subirà un notevole impulso».

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