Maggiore autonomia, vertice a Roma tra Salvini, Stefani, Fontana e Zaia

Salvini: «l’autonomia per Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna deve giungere a conclusione». Dalle regioni meridionali iniziano le controffensive.

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maggiore autonomia
Attilio Fontana, Matteo Salvini e Luca Zaia

Maggiore autonomia, avanti nonostante tutto e tutti. L’annuncio arriva al termine di un incontro al Viminale: entro questa settimana il ministro dell’Interno e vicepremier, Matteo Salvini, riceverà un documento di sintesi che fotograferà lo stato dell’arte sulle procedure di autonomia avviate da Lombardia, Veneto e Emilia Romagna.

La notizia imprime una brusca accelerazione a un’andatura che ultimamente pareva essere in stallo, soprattutto dopo il posticipo del 15 febbraio. Non è un caso poi, secondo molti addetti ai lavori, che la novità sia arrivata dopo un incontro al ministero dell’Interno, tutto in chiave leghista, a cui hanno preso parte Salvini, il ministro degli Affari regionali, Erika Stefani, e i governatori di Lombardia (Attilio Fontana) e Veneto (Luca Zaia).

«Ora basta: è arrivato il momento di accelerare e chiudere dossier sul tavolo da troppo tempo, dalla Tav all’autonomia»: Matteo Salvini fa sapere a Luigi Di Maio che rinviare non si può più. Non si può arrivare alle Europee di fine maggio restando fermi, inerti. Glielo dirà anche di persona, in un incontro a quattr’occhi. Ma lo fa capire anche in pubblico: «ho dato la mia parola e il governo non cade, ma M5s continui a lavorare».

C’è un solo fattore – spiegano i leghisti a Montecitorio – in grado di far saltare il patto di governo tra Lega e M5s: il malcontento che saledai territori. Non solo lo stop alla Tav e la maggiore autonomia, ma anche la percezione della frenata economica: se non si fa niente per dare un segnale d’inversione di rotta, rischia di sfumare il consenso. Ecco perché Salvini prova a imprimere un’accelerazione. Sulle Autonomie, incontrando i presidenti di Lombardia e Veneto (si proverà ad accelerare le richieste delle regioni del Sud, ma senza bloccare l’iter già avanzato al Nord). E sulla Tav, su cui Salvini ha la sponda di Tria.

Il titolare del Viminale e vicepremier discuterà il documento di sintesi finale sulla maggiore autonomia con il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e con l’altro vicepremier, Luigi Di Maio. «Applicheremo quanto previsto dalla Costituzione», hanno ribadito al termine della riunione Stefani e i governatori Fontana e Zaia. Soddisfatto Salvini, secondo il quale «stiamo vivendo un momento storico: lo dimostrano le altre Regioni che hanno avanzato richiesta di autonomia. Pensiamo a Liguria, Piemonte, Campania, Toscana, Umbria e Marche. E’ una richiesta di buona amministrazione e di spesa trasparente che si sta diffondendo in tutto il Paese».

Il ministro Stefani, durante un’audizione in Commissione bicamerale per gli Affari regionali, è tornata a chiarire che «il tema centrale nelle modalità di approvazione dell’intesa riguarda il rapporto con il Parlamento». A questo punto, secondo Stefani, «la questione che si pone di fronte a noi è con quale modalità possa essere coinvolto il Parlamento nella formazione dell’atto, e prima che lo stesso sia sottoposto all’intesa, in modo da garantire una partecipazione consapevole e responsabile delle assemblee legislative». Il tutto non senza tornare sulla salvaguardia delle prestazioni in tutto il Paese, «che sarà mio obiettivo salvaguardare nel percorso relativo all’applicazione dell’articolo 116 terzo comma della Costituzione».

Diversi i toni del presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, che si dice convinto che l’autonomia differenziata non favorirà una migliore gestione delle risorse, almeno per chi ne è sprovvisto. «Ci sono fatti gravi, come il primo accordo tra il Veneto e il governo che prevedeva che il calcolo dei fabbisogni standard avvenisse anche in relazione al reddito delle regioni di provenienza. Altri esempi: nella bozza del febbraio 2018 c’era l’idea che se aumenta l’Iva il gettito in più resta nella Regione da cui arriva» rosica De Luca che avvisa: «siamo pronti a mettere in piedi un Vietnam istituzionale e costituzionale a ogni passaggio sull’autonomia differenziata, che sarà oggetto di valutazione della Corte Costituzionale». Ma invece di parlare di boicottaggi e di ripicche, De Luca e il suo conterraneo sindacodi Napoli, De Magistris, farebbero meglio a seguire un corso accelerato di buona amministrazione della cosa pubblica presso il Veneto o la Lombardia, per imparare ad efficientare le rispettive amministrazioni per dare ai loro concittadini servizi migliori e a minor costo.

Secondo De Luca «la Lega è ridiventata Lega Nord. Ha proposto un’ipotesi di lavoro che si sarebbe conclusa con la secessione delle Regioni settentrionali». Nel mirino del presidente della regione Campania anche l’altra forza di governo: «il M5s – ha aggiunto De Luca – ha avuto largo consenso nel Sud, ma ha dimostrato totale nullità politica nella battaglia a difesa dell’unità nazionale e degli interessi legittimi del Mezzogiorno». E sulla richiesta di autonomia della Campania ha puntualizzato: «il 7 marzo non andremo a trattare con il governo per contrattare sull’autonomia differenziata, nessuno immagini di fare transazioni con la Campania e chiudere la partita. Noi difendiamo l’unità d’Italia, l’obbligo costituzionale di ricomposizione del Paese e recupero del divario tra Nord e Sud».

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