Candiani Groove al via con l’esibizione solistica di Idan Raichel.

Appuntamento con il musicista israeliano il 2 marzo al Centro Culturale Candiani. Probabile una Jam session con artisti locali. Di Giovanni Greto

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Idan Raichel

Idan Raichel arriva a Mestre al Centro Culturale Candiani di Mestre (Venezia) sabato 2 marzo (ore 21.00) per un concerto atto a promuovere il suo ultimo Cd appena uscito “And if you will come to me”, che rappresenta un viaggio personale iniziato quasi tre anni fa, quando ha messo in pausa il suo supergruppo “The Idan Raichel Project” per iniziare ad esibirsi in concerti più intimi, in solo o con piccoli ensemble.

In questi anni, ha suonato con artisti provenienti da diverse parti del mondo (Giappone, Bulgaria, Etiopia, Cuba, India), duettato con Bombino, il candidato cubano Grammy Danay Suarez, le star israeliane Berry Sakharof e Zehava Ben.

La title track del nuovo album (“Ve’Eem Tavo’ee Elay” in ebraico) è già diventata una dei più grandi successi di Raichel in Israele, con oltre 20 milioni di stream su YouTube mentre i singoli brani dell’album hanno collezionato un totale di quasi 40 milioni di ascolti.

Ispirato e in linea con artisti come Dave Matthews, Caetano Veloso, Prince, Idan Raichel si lancia in questo nuovo progetto, “che viene del tutto naturale”. Da solo sul palco, suona il pianoforte acustico, quello elettrico, le percussioni, oltre a drum pad e looper. A questi strumenti aggiunge una selezione di giocattoli delle sue due figlie, che usa per creare suoni in onore e a celebrazione della sua paternità.

Nel corso degli anni, Idan ha collaborato con pop star americane come India Arie, Dave Matthews e Alicia Keys, senza parlare di tanti artisti molto conosciuti nei loro paesi: la portoghese Ana Moura, il francese Patrick Bruel, Ornella Vanoni in Italia, Andreas Scholl in Germania, e il maliano Vieux Farka Touré, giusto per nominarne alcuni.

Il musicista di Tel Aviv vanta anche una collaborazione importante con altri due grandi artisti del nostro Paese: dietro ad “Amami Amami”, di Mina e Celentano, c’è la sua firma in qualità di compositore. Nel 2003, Idan Raichel è stato catapultato dall’anonimato alla fama quando il suo brano “Bo’ee”, ha sfondato in radio grazie ad una  incantevole miscela di voci etiopi e la seduzione del global pop. Praticamente nell’arco di una notte l’Idan Raichel Project, progetto nato dalla collaborazione di più di 95 musicisti provenienti da differenti background culturali, è diventato simbolo di quella musica capace di unire le persone e le sue ambiziose collaborazioni interculturali hanno cambiato la scena della musica pop israeliana, offrendo “un’affascinante vetrina per quella parte di Israele giovane, tollerante e multietnica, formatasi al di fuori del pensiero dominante” (Boston Globe).

A partire dall’uscita del primo album a livello internazionale con Cumbancha nell’autunno del 2006, The Idan Raichel Project è diventato ambasciatore globale di un mondo diverso, nel quale le collaborazioni artistiche rompono le barriere tra persone di diversa estrazione e credo. Il Billboard Magazine ha definito l’album dell’Idan Raichel Project “Una delle più affascinanti opere emerse nella world music quest’anno.” Il New York Times lo ha inserito tra le migliori uscite dell’anno, e tutti i media dal Perù al Portogallo sono stati unanimi nel loro elogio. L’album ha ricevuto anche la nomination come “Best World Music Album of the Year” dai BBC Radio 3 Award for World Music.

Dopo trenta concerti con la band che hanno fatto registrare il tutto esaurito lo scorso anno, Idan ha deciso di dedicarsi esclusivamente alle sue performance soliste. Nei concerti da solista, Idan condivide con l’ascoltatore, in una maniera organica e intima, frammenti di storie dai viaggi di questi ultimi dodici anni e del processo creativo di composizione delle sue canzoni, prima che fossero prodotte a livello discografico.

Idan Raichel ha ricevuto recentemente il riconoscimento del Martin Luther King Institute per aver portato le voci delle minoranze e dei nuovi migranti al grande pubblico e per il suo instancabile lavoro di unire attraverso la sua musica persone di diverso background, credo e cultura.

L’uscita di “And If You Will Come to Me” segna un nuovo capitolo nel percorso personale ed artistico di Idan ma, allo stesso tempo, riflette e riscopre le sue origini. «Vogliamo sempre evolverci e cercare nuove cose – spiega Idan -. A volte devi viaggiare lontano solo per tornare al punto di partenza». Alla fine, non importa quanto lontano vada, Idan torna sempre sui temi che sono stati a lungo al centro del suo lavoro. «Possiamo parlare con molte metafore in molte materie e temi, ma alla fine della giornata, scrivi di desiderio, scrivi di amore, scrivi di casa, e la guardi da una prospettiva diversa. Questa è la storia di questo nuovo album».

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