Mentre l’autonomia per le regioni del Nord può aspettare senza fine, senza fine si preannuncia pure il reddito di cittadinanza soprattutto dopo la modifica proposta dal M5S e approvata in Commissione lavoro prevede che sia «congrua» un’offerta che prevede un salario «superiore di almeno il 10% del beneficio massimo fruibile da un solo individuo, inclusivo della componente a integrazione del reddito dei nuclei residenti in abitazioni in locazione». Dato che il beneficio è, nella somma delle due componenti, pari a 780 euro a persona, questo significa che sono congrue soltanto le offerte di lavoro con salari di almeno 858 euro al mese.
La modifica approvata alla commissione del Senato depotenzia tutti i vincoli previsti nella versione originaria del reddito di cittadinanza scritta nel decreto legge, dove si prevedevano in capo ai beneficiari precisi, blandi obblighi nell’accettare le proposte di lavoro offerte, salvo decadere dal beneficio.
Ma ora si cambia: se non saranno modificate in corner le amenità iperassistenzialistiche varate dalla commissione del Senato, il redditodi cittadinanza si trasformerà in una fucina di poltronari a prescindere. Questo perché è stato abrogato ogni limite temporale alla percezione del reddito di cittadinanza (salvo una pausa di un mese tra ogni ciclo di erogazione di 18 mesi) e ora stabilito pure un limite di reddito minimo sotto cui il percettore del reddito di cittadinanza è autorizzato a non lavorare e a stare perennemente a carico della collettività.
Se poi si considera il fatto che molti lavori, anche a tempo pieno soprattutto per le mansioni meno qualificate (ma anche il livello d’ingresso di quelle mediamente qualificate), prevedono uno stipendio inferiore agli 858 euro al mese, ne derivano la conseguenza diretta che i lavori di bassa manovalanza non troveranno più persone disposte a farle, in quanto è decisamente più saggio starsene a casa mantenuti dalle mancette pentastellate, magari arrotondando in nero con qualche lavoretto, tale da raggiungere un livello di reddito praticamente simile a quello di un normale stipendio. Il tutto senza quell’odioso verbo inviso ai sognatori M5s: faticare. Non solo: Secondo i dati Inps forniti dall’ex presidente Tito Boeri nel corso di un’audizione al Parlamento, «quasi il 45% dei dipendenti privati nel Mezzogiorno ha redditi di lavoro netti inferiori a quelli garantiti dal reddito di cittadinanza a un individuo che dichiari di avere un reddito pari a zero».
La “manina” che ha fatto passare il limite soglia al reddito, porta con se anche la conseguenza che si disincentivano i reinserimenti nel mondo del lavoro con il riscorso al tempo parziale. Se non si è alla quadratura del cerchio per cui tutti guadagnano stando a casa, c’è ora il problema non trascurabile di capire da chi verranno i soldi per pagare il neo assistenzialismo di Stato in salsa M5s. Probabilmente anche la risposta è pronta: da chi ha sempre pagato fino all’ultimo centesimo, che quest’anno si troverà ulteriormente gabellato da un fisco in crescita dopo anni di continui piccoli tagli, che non erano certo l’aumento della tassazione votato da Luigi Di Maio e da Matteo Salvini.
Non c’è solo il reddito di cittadinanza allargato a dismisura a preoccupare. Anche la famosa “quota 100” delle pensioni inizia a rivelare qualche sorpresina, forse non troppo gradita dal suo sponsor principale, quel Matteo Salvini da Milano che aveva annunciato solennemente che il pensionamento anticipato dei “vecchi” avrebbe aperto le porte del lavoro ai tanti giovani disoccupati. Così pare non sarà, in quanto su 63.000 domande di pensionamento anticipato ricevute dall’Inps, solo 22.000 arrivano da lavoratori dipendenti del privato, mentre 41.000 solo dalla pubblica amministrazione, con la conseguenza che di giovani ne entreranno ben pochi sapendo la lentezza con cui il comparto pubblico assume. Ma per il leader della Lega lo smacco è anche un altro: il provvedimento di “quota 100” era stato presentato come un aiuto ai tanti lavoratori delle fabbriche del Nord, stanchi dopo una vita di lavoro alle presse o agli altiforni. Vedendo i numeri, sembra che tra i maggiori fruitori dell’apertura della stagione anticipata del pensionamento ci siano soprattuttolavoratori residenti sotto la linea Gotica. Cosa che, assieme al reddito di cittadinanza e alla mancata concessione dell’autonomia alle regioni del Nord, potrebbe costituire più di un problemino per lo storico feudo elettorale della Lega, soprattutto ora che anche le imprese e le categorie economiche sono molto incazzate per il blocco delle opere pubbliche voluto dai pentastellati che Salvini non è stato in grado di arginare. Un malcontento che nelle urne delle Europee di maggio potrebbe riservare qualche sorpresa che gli attuali sondaggi non hanno ancora intercettato.
Per rimanere sempre aggiornato con le ultime notizie de “Il NordEst Quotidiano”, iscriviti al canale Telegram
o vai su Twitter
@nestquotidiano
https://twitter.com/nestquotidiano
o, ancora, su Linkedin
https://www.linkedin.com/company/ilnordestquotidiano
© Riproduzione Riservata