La tempesta “Vaia” occorsa nella notte tra il 29 ed il 30 ottobre 2018 ha abbattuto in Alto Adige circa 5.900 ettari di bosco, per lo più abeti, con migliaia di metri cubi di alberi schiantati. Questa superficie è stata rilevata dal punto di vista cartografico, ma vi sono anche altre aree, a macchia di leopardo, che sono difficilmente quantificabili.
Il 5 novembre scorso, il presidente della Provincia, Arno Kompatscher, ha dichiarato lo stato di emergenza per tutto l’Alto Adige per facilitare ed accelerare lo sgombero dei danni. Da parte sua l’assessore competente, Arnold Schuler, ha affidato ad un gruppo di esperti il coordinamento delle misure da adottare.
«I lavori di sgombero dei danni causati dal maltempo di fine ottobre – afferma il direttore della Ripartizione foreste, Mario Broll – sono stati avviati già nel corso del mese di novembre ed a partire da metà gennaio il personale forestale ha effettuato un rilevamento dello stato di avanzamento dei lavori. Il 17 gennaio, quindi due mesi e mezzo dopo l’evento, erano già stati sgomberati circa 200.000 metri cubi lordi di alberi schiantati». Questa quantità corrisponde a circa il 14% del totale del legname abbattuto dal maltempo ed a circa un terzo dell’utilizzo medio annuale a livello provinciale.
Su circa 2.000 ettari sono già in fase di elaborazione progetti per il ripristino della funzione protettiva del bosco attraverso l’adozione di misure tecniche e la riforestazione. La restante superficie boschiva con una funzione generica di protezione viene monitorata e lasciata, in linea di massima, al ripristino naturale. Secondo Broll «la principale priorità è rappresentata dal rafforzamento della stabilità e della fertilità del suolo. Per quanto riguarda le superfici colpite dagli schianti sono stati elaborati progetti nei quali vengono adottate misure di carattere tecnico e biologico per il ripristino della funzione auto ed etero protettiva del bosco per un ammontare di 7,5 milioni di euro».
«Siamo stati in grado di procedere all’avvio dello sgombero dai boschi di questa enorme massa di legname schiantato – prosegue Broll – grazie alla rapida adozione di misure d’urgenza, all’impegno in loco di tutte le persone coinvolte ed anche grazie alla permanenza di condizioni meteorologiche favorevoli». Sino a metà gennaio, a livello provinciale erano in attività 140 imprese per lo sgombero degli alberi schiantati e numerosi proprietari dei boschi.
«Due terzi della massa di legname schiantato già sgomberato, pari a 140.000 metri cubi lordi, provengono dai tre ispettorati forestali maggiormente colpiti di Bolzano 1, Bolzano 2 e Brunico» afferma Broll. A livello provinciale, nell’arco di due mesi è stato lavorato in pratica un terzo del legname normalmente lavorato annualmente a livello provinciale. Nell’ispettorato forestale di Bolzano 1 è stato lavorato l’88% del legname normalmente lavorato in un anno. Nel bosco del Latemar è stata lavorata una quantità di legname (15.000 metri cubi lordi) corrispondente a tre annualità regolari.
Il maltempo di fine ottobre ha danneggiato circa 1.625,4 chilometri di strade e sentieri, di questi 1.015,6 km sono rappresentati da strade forestali, 423,9 km da strade statali, provinciali, comunali e private, 179,4 km da sentieri e 6,5 km da piste ciclabili e per la mountain bike. Circa 290 km strade e percorsi si trovano direttamente nell’ambito delle aree interessate dagli schianti.
È già stata effettuata una rilevazione dettagliata delle aree degli alberi schiantati mediante il Sistema informativo geografico GIS e questi dati rappresentano la base per la progettazione delle ulteriori misure da adottare. Le strade forestali sono state riaperte in 90 località da parte del Servizio forestale provinciale, presupposto per il la raccolta ed il trasporto del legname. Le misure d’urgenza sono state finanziate con 2,7 milioni di euro. Grazie all’impiego di macchinari altamente meccanizzati, come gli harvester ed i forwarder, i lavori di sgombero delle superfici colpite procede ad un ritmo elevato.
Secondo Broll, lo sgombero degli alberi schiantati deve avvenire rapidamente per evitare che si verifichi la proliferazione di insetti nocivi come il coleottero scolitide, il più importante parassita specifico dell’abete rosso in grado di diffondersi rapidamente e di danneggiare in maniera significativa il legname che si trova sul terreno. In collaborazione con l’Università di Padova è in fase di realizzazione una vera e propria rete di rilevazione delle dinamiche di sviluppo delle popolazioni di questo insetto. «Il personale forestale mette a disposizione le proprie conoscenze allo scopo di assicurare adeguate misure di igiene del bosco» afferma Broll.
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