Seduta straordinaria del Consiglio regionale del Veneto per discutere agli interventi di ripristino a seguito dei danni da maltempo dello scorso ottobre che ha colpito pesantemente il Veneto e gran parte del NordEst.
«Per fronteggiare gli enormi danni causati dall’uragano Vaia che ha devastato il Veneto a fine ottobre ci sono già un miliardo e 50 milioni di risorse garantite, che saranno immediatamente spendibili perché affidate alla Protezione civile. Per saldare, quindi, il conto conto totale dei danni mancherebbero 600 milioni» ha detto Zaia ai consiglieri regionali.
Rispetto ai 1.734 milioni di danni causati dall’eccezionale ondata di maltempo «il Governo – ha dettagliato Zaia – ha stanziato subito 470 milioni per il 2019 e 50 milioni per il 2020, dei quali circa il 30%, pari a 150 milioni, sono destinati al Veneto. Successivamente, con il Piano triennale 2019-2021 degli interventi straordinari, il Governo ha previsto 2,6 miliardi, di cui circa 900 milioni di “soldi freschi” da destinare al Veneto, affidati alla Protezione Civile e spendibili quindi senza lungaggini burocratiche. Abbiamo, pertanto, in cassa un miliardo e 50 milioni di euro, da destinare ai ristori ai cittadini (fino al 70% del danno subito) e agli interventi di ripristino del territorio devastato. Soldi pubblici ai quali vanno aggiunti i 3.690.544 raccolti con il conto corrente solidale “Il Veneto in ginocchio”, nonché i 739.000 euro dei proventi del Sms solidale, che sono stati interamente destinati al Veneto, anche grazie alla generosità delle altre regioni che ne avrebbero avuto diritto e che hanno capito l’enormità della catastrofe che ha colpito il Veneto».
Nel ringraziare privati cittadini, aziende, istituzioni e i media per la gara di solidarietà che si è messa in moto nei confronti del Veneto, Zaia ha richiamato l’attenzione sulle emergenze da affrontare ora, a oltre cento giorni dall’uragano. «Il problema più preoccupante, la vera tragedia che ci angoscia in questa fase – ha detto il presidente, nella sua veste di commissario straordinario – è il rischio di valanghe: sono 86 i siti valanghivi identificati in 20 comuni (17 nel Bellunese e 3 nell’Altopiano di Asiago), a ridosso dei centri abitati, che mettono a rischio per incolumità pubblica. Si tratta di 730 ettari da mettere in sicurezza, con una spesa prevista di 296 milioni di euro».
Nel ripercorrere la conta dei danni da maltempo e gli interventi subito attuati, il presidente del Veneto ha ricordato che sono 208 i comuni del Venetointeressati (di cui 64 in provincia di Belluno), 28.000 gli ettari di bosco schiantati (su circa 100.000 complessivi), due milioni e mezzo i metri cubi di legname da rimuovere negli ettari sinora censiti, 122 i nuovi dissesti idrogeologici rilevati (soprattutto nell’Agordino, nel Comelico, nel Zoldano, in Cadore e nel Vicentino), due i fronti franosi di vecchia data che si sono rimessi in movimento,
«Quanto ai cantieri– ha puntualizzato Zaia – la Regione ha già avviati 112 interventi su 185 previsti per il ripristino della rete viaria, con una spesa quantificata nell’ordine di 127 milioni di euro. Sono stati avviati 95 cantieri per il dissesto idrogeologico con 45 milioni di euro già impegnati, ai quali si aggiungono i 13 milioni per il monitoraggio dei grandi movimenti franosi. Inoltre decine di cantieri sono stati aperti per pulire i boschi dagli schianti: operazione che nel suo complesso vale 134 milioni di euro».
Nel campo della gestione del patrimonio forestale schiantato «qui – ha ammesso Zaia – la situazione è complicata, perché in Veneto la proprietà dei boschi non è tutta demaniale, come in Trentino. Per facilitare le procedure sono stati istituiti tre presidi avanzati nelle zone colpite, ad Asiago, a Rocca Pietore e a Lozzo di Cadore. Conclusa la fase della rilevazione satellitare e della georeferenziazione, ora abbiamo un piano che coinvolge 105 comuni, per un totale 5.162 km quadrati di bosco, e che punta al rimboschimento secondo criteri scientifici messi a punto in collaborazione con il professor Raffaele Cavalli dell’Università di Padova».
Quanto alla valorizzazione dei 2,5 milioni di metri cubi di legname abbattuto, il presidente ha assicurato che il soggetto attuatore ha lavorato per creare una filiera del legno, coinvolgendo realtà nazionali e internazionali. «Ad oggi risultano venduti l’80% del legname abbattutosull’Altopiano di Asiago (circa 750.000 metri cubi), l’80% dei 900.000 metri cubi del Cadore e del Comelico, mentre per l’Agordinobisognerà aspettare la primavera e uscire dalla fase emergenziale del rischio valanghe».
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