Vale lo 0,88% del Pil lo spreco alimentare in Italia: la stima è di oltre 15 miliardi euro, per l’esattezza 15.034.347.348 euro che sono la somma dello spreco alimentare di filiera (produzione – distribuzione), complessivamente stimato in oltre 3 miliardi euro (3.176.032.413euro), ovvero il 21,1% del totale, a fronte dello spreco alimentare domestico reale, cioè quello misurato nelle case degli italiani attraverso il test dei Diari di Famiglia, che rappresenta quindi i 4/5 dello spreco complessivo di cibo in Italia e vale 11.858.314.935 euro.
I dati sono stati diffusi in occasione della VI Giornata Nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare, nella sede FAO di Roma, dal progetto 60 Sei ZERO dell’Università di Bologna – Dipartimento Scienze e Tecnologie Agroalimentari con il ministero dell’Ambiente e la campagna Spreco Zero dello spin off Last Minute Market.
I saluti della FAO sono stati portati dal vice direttore generale Daniel Gustafson, che ha evidenziato la centralità della questione spreco in rapporto alla sostenibilità agroalimentare e ambientale. Ancora una volta la fotografia dello spreco inquadra in primo piano le nostre case e le abitudini di gestione del cibo: ma non è così per 4 italiani su 5: secondo il Rapporto Waste Watcher 2019 (allegato in fondo all’articolo), il 20% degli intervistati dichiara che si spreca soprattutto nel commercio (47%) e nel pubblico, dalle scuole agli ospedali, dagli uffici alle caserme (secondo il 27%).
«La percezione degli italiani – spiega Andrea Segrè, fondatore e presidente di Last Minute Market – è ancora poco consapevole dellanecessità di una grande svolta culturale nella gestione del cibo a livello domestico. Eppure è questo il punto, la prevenzione degli sprechi alimentari deve partire da noi, nel quotidiano delle nostre vite, perché mangiare è un atto di giustizia e di civismo: verso sé stessi, verso gli altri, verso il mondo. I paradossi del cibo sono evidenti: 821 milioni di individui sulla Terra soffrono la fame e 1 persona su 3 è malnutrita. Ma intanto una persona su 8 soffre di obesità. Tutti possono dare il proprio contributo all’obiettivo #famezero #sprecozero – osserva Segrè – acquistando solo ciò che serve realmente, compilando liste precise che non cadono nelle sirene del marketing, scegliendo alimenti locali e di stagione basati sulla Dieta Mediterranea, consultando etichette e scadenze, utilizzando al meglio frigo, freezer e dispensa per gli alimenti senza stiparli alla rinfusa».
L’Osservatorio Waste Watcher di Last Minute Market / Swg sull’Economia circolare, la sostenibilità e gli sprechi dà conto anche deiprovvedimenti utili a contrastare la questione dello spreco alimentare: più di 7 italiani su 10 ritengono che la via da percorrere sia quella dell’educazione alimentare (72%), il 26% propone packaging di nuova generazione e 1 italiano su 5 (20%) provvedimenti normativi con incentivi e sanzioni legati allo spreco del cibo.
Ma cosa si spreca, soprattutto nelle case? Prendendo come riferimento gli ultimi 7 giorni “pesano” sulla pattumiera le bevande analcoliche, i legumi, la frutta fresca, la pasta fresca e non gettata senza essere stata consumata. Pane e verdure fresche sono fra gli alimenti più spesso buttati (dati Waste Watcher, Lmm/Swg).
Sempre scorrendo il Rapporto Waste Watcher 2019, gli effetti della sensibilizzazione si sentono e balzano immediatamente all’occhio: 2 italiani su 3 il 64% degli intervistati, dichiarano di gettare il cibo solo una volta al mese (16%) o persino più raramente (48%). Il 15% lo fa una volta alla settimana e il 13 ogni due settimane, solo l’1% dichiara di sprecare quotidianamente il cibo. I dati sono tanto più rilevanti secomparati alle rilevazioni 2014/2015, quando 1 italiano su 2 dichiarava di gettare il cibo ogni giorno: lo spreco alimentare è senz’altro uno dei temi di sostenibilità sui quali la campagna di sensibilizzazione Spreco Zero ed Expo 2015 hanno maggiormente inciso. 4 italiani su 10 (il 38%) dichiarano oggi che la quantità di cibo acquistato e non consumato è diminuita rispetto a due anni fa. Ma sotto un profilo di rilevazione sociale colpisce un altro dato, quello legato alla “hit” degli sprechi degli italiani: proprio il cibo è saldamente in testa, negli ultimi 5 anni lo spreco alimentare supera di gran lunga la percezione degli sprechi idrici, energetici o monetari. Il settore alimentare è quello in cui si spreca di più per il 74% degli italiani, era il 60% nel 2014. Mentre lo spreco idrico segue per il 48%, quindi gli sprechi legati a mobilità (25%) ed energie elettrica (22%). Meno evidenti gli sprechi di denaro e tempo: colpa di un potere d’acquisto sempre più debole?
Parlando di spreco “percepito” e non monitorato realmente in casa, secondo gli italiani in casa si gettano 2,4 kg di cibo ogni mese afamiglia (circa 600 grammi settimanali), per un valore corrispettivo di 28 euro. Quali rimedi antispreco sono più frequentemente adottati dagli italiani? Il 65% provvede a un controlo della dispensa prima di fare la spesa, il 61% congela il cibo a rischio deperibilità e il 54% cerca di prevenire controllando la quantità di cibo ottimale prima di cucinarlo. Più di 1 italiano su 2 (52%) verifica l’edibilità del cibo prima di risolversi a buttarlo, il 44% affronta il test dell’assaggio. Molti si dedicano a ricette con cibo di recupero dagli avanzi del pasto prima (48%), solo 1 italiano su 3 (34%) richiede al ristoratore una bag per trasportare a casa il cibo che non è riuscito a consumare e solo 1 italiano su 5 (22%) dona
al vicino il cibo in eccesso a rischio spreco. Waste Watcher, Osservatorio nazionale sull’Economia circolare, la sostenibilità e gli sprechi, esamina le abitudini di acquisto, oltre a quelle di gestione del cibo: e conferma che i negozi al dettaglio sono sempre meno frequentati dai consumatori (18%), così come il mercato (15%) a favore della schiacciante concorrenza dei supermercati (7 italiani su 10) e ipermercati (3 italiani su 10). Da segnalare l’avanzata degli acquisti online, praticati dall’8% degli intervistati.
Il rapporto Waste Watcher 2019 (PDF)
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