Recessione, Gelmini: «l’economia nazionale ha urgente bisogno di un radicale cambio di rotta»

La capogruppo azzurra alla Camera analizza le politiche economiche della nuova maggioranza e di quella che l’ha preceduta. 

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Il ministro agli Affari regionali, Mariastella Gelmini.

L’Istat ha ufficializzato quanto era nell’aria da tempo, che l’Italia è nuovamente entrata in recessione senza prima essere uscita da quella, lunghissima, iniziata nel 2007. «Di più, direi: l’Italia negli ultimi dieci anni ha avuto una serie di politiche economiche, una più sbagliata dell’altra, che hanno portato il Paese ad una crescita economica stentata, tanto che è l’unico dei grandi europei ad avere un livello di Pil ancora di 5 punti sotto il livello pre-crisi, mentre gli altri, che partivano anche da una condizione peggiore di quella italiana, come la Spagna, sono riusciti a recuperare e pure a crescere decisamente» esordisce la capogruppo di Forza Italia alla Camera dei Deputati, Mariastella Gelmini che in questa intervista analizza il passato e il futuro dell’economia nazionale.

Prima Monti, poi Letta, Renzi e Gentiloni, ora Conte: pare che i governi italiani non ne imbrocchino una in fatto di economia.

È triste, ma è così. E anche con il “governo del cambiamento” le cose non sono affatto cambiate, visto che si continua sul solco tracciato dai governi di centrosinistra tenendo ben alto il vessillo della spesa corrente e assistenzialistica. Chi ha governato in questi ultimi anni l’Italia ha praticamente minato le basi della crescita economica, inventandosi provvedimenti che hanno penalizzato lo sviluppo, incrementando la burocrazia e le tasse che ora deprimono il Paese. Anche con Renzi e di Gentiloni, la crescita del debito pubblico non si è fermata, né si sono tagliati gli sprechi.

Oggi l’Italia si trova nuovamente in recessione.

Dati questi presupposti, non ci voleva la sfera di cristallo per prevederlo. Invece di dare carburante alla crescita lo si è progressivamente tolto e alla fine anche il più robusto dei motori ha rallentato fino a fermarsi. Il tessuto sociale ed economico del Paese è fondamentalmente sano, ma serve un’azione che riesca a metterlo nelle condizioni di tornare a correre. Il sistema imprenditoriale italiano, specie quello del Nord, è a livello dei migliori in Europa e nel mondo, ma nulla può fare se gli si mette solo i bastoni tra le ruote. Anche i migliori stentano o sono costretti a fermarsi. Qui serve un radicale cambio di metodo e di orizzonte, altrimenti si va dritti verso il baratro.

Mi sembra un po’ disfattista, mentre chi governa annuncia il prossimo boom economico.

Ma di quale boom economico va cianciando il vicepremier Luigi Di Maio? Qui siamo in presenza di un vero e proprio sboom, di un’implosione dell’economia per cause interne piuttosto che per fattori esterni, che pure hanno la loro responsabilità. Qui c’è una classe politica che non ha saputo approfittare dei periodi di crescita globale e ora, che la musica è cambiata, si ostina a non vedere la realtà. Il rallentamento dell’economia è iniziato prima dell’arrivo della maggioranza pentaleghista al governo e sotto di essa si è amplificato fino a trasformarsi in recessione. Lega e M5s avrebbero dovuto rallentare questa corsa verso il baratro, ponendo le basi per il rilancio. Ma quanto contenuto nella legge di bilancio 2019 non fa nulla per invertire la rotta.

Ha una visione decisamente pessimistica del futuro.

Come può essere altrimenti, quando si ha a che fare con l’aumento della spesa assistenzialistica mentre si taglia drasticamente quella per gli investimenti, aumentando al contempo le tasse su cittadini ed imprese? E poi, la stessa legge di bilancio 2019 contiene al suo interno delle bombe ad orologeria già innescate che rischiano di fare tracollare definitivamente il sistema economico nazionale. Con buona pace di Di Maio, Salvini e Conte che parlano di ripresa nel secondo semestre del 2019!

Quali sarebbero le bombe ad orologeria pronte a scoppiare?

Gliene elenco alcune: reddito di cittadinanza, aumento delle aliquote Iva e gli incentivi alle cosiddette auto ecologiche. Si tratta di provvedimenti che, una volta entrati in vigore, faranno danni irreversibili. Il reddito di cittadinanza non abolirà la povertà, ma il lavoro. Peraltro ai veri bisognosi italiani rimarranno solo le briciole. Se si vuole combattere la povertà lo si deve fare creando le condizioni per la crescita dell’economia e per consentire la creazione di nuovi posti di lavoro. Cosa che questo governo non ha fatto, visto che a partire del decreto “Indegnità” ha complicato la vita delle aziende e il mercato del lavoro.

Sistemato il reddito di cittadinanza, quali sarebbero le altre bombe pronte ad esplodere nei conti pubblici italiani?

L’altra bomba è l’aumento delle aliquote Iva dal 22 al 25,6% e dal 10 al 13% nel 2020 previste nelle clausole di salvaguardia. Qui “ballano” 25 miliardi di euro nel 2020 e altrettanti nel 2021. Con la frenata in atto, che imporrà con tutta probabilità una manovra aggiuntiva entro la prossima estate di almeno 5-6 miliardi di euro, vedo oltremodo difficile che il Governo Conte riesca a reperire queste risorse. In caso di aumento delle aliquote Iva i consumi interni, che pesano circa un 60% sull’ammontare del Pil nazionale, andranno a picco, con buona pace della ripresa. Infine, c’è la bomba degli incentivi all’auto ecologica, che per come sono stati concepiti, saranno dal prossimo marzo un’autentica mazzata sull’intera filiera dell’automotive italiano. Cosa che causerà la perdita di migliaia di posti di lavoro, il calo del Pil e delle entrate fiscali.

Uno scenario per nulla rassicurante.

Certo. Ma questo non è tutto. Che dire dei miliardi di poste ballerine inserite nella manovra di bilancio derivanti dalle privatizzazioni e dal taglio degli sprechi? Dubito realmente che Di Maio, Salvini e Conte siano in grado di rispettare anche queste previsioni.

Come se ne esce secondo lei?

Con un colossale bagno di realtà e di umiltà e lo stop alle misure che ho citato, dal reddito di cittadinanza agli incentivi sull’auto ecologica. E serve poi sbloccare immediatamente le circa 400 opere pubbliche già finanziate con 27 miliardi di euro. Le risorse risparmiate andrebbero messe tutte nel taglio delle tasse a famiglie ed imprese. Contestualmente, serve agire sulla burocrazia e sull’inefficienza di tanti, troppi enti pubblici centrali e locali che zavorrano l’economia,  recuperare efficienza nelle tante amministrazioni locali incapaci di spendere i fondi europei allo sviluppo, dove l’Italia rischia di restituire a Bruxelles decine di miliardi di euro.

Secondo lei, Di Maio, Salvini e Conte sono disponibili ad un’abiura del genere?

Certo non Di Maio e Conte, ma dalla Lega ci piacerebbe vedere un ripensamento. Il centro-destra unito vince e governa bene come dimostrano le regioni e le città da noi governate. Va fatta saltare questa alleanza innaturale fra Lega e Movimento 5 Stelle. Ma se credono di tirare a campare fino a maggio, chi rischia di morire seriamente è il Paese.

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