«L’economia italiana tira il freno grazie all’azione demolitrice di Di Maio»

Monica Rizzi di Grande Nord critica l’azione politica del M5s in campo economico.  Di Monica Rizzi, segretaria organizzativa di Grande Nord

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Monica Rizzi, segretaria organizzativa de Grande Nord

«E’ finito il disagio sociale». Lo ha dichiarato sorprendentemente il vicepremier Di Maio. L’altra faccia della medaglia, il vicepremier Salvini, ha invece affermato che i dati Istat sono falsi. Insomma, è sempre colpa degli altri, una volta del Pd, un’altra ancora della Merkel, quella dopo di Bruxelles… e in più, secondo il governo Conte, siamo usciti dalle emergenze, la giustizia sociale è stata realizzata, la povertà sconfitta dal reddito di cittadinanza e siamo alla vigilia di un boom economico.

A me pare la città dei balocchi. E della stupidità. Finanziare con un deficit di ben 10 miliardi di euro gli interventi assistenziali non porta da nessuna parte e la realtà presenta il conto come testimonia il rientro in recessione del Paese. Non si vive di pane e barconi, ma di economia reale e di una visione politica che questa classe politica non ha.

Noi aspettiamo che passi il loro cadavere politico, passerà del tempo, ma nel frattempo passano i cadaveri di imprese, lavoratori, scuola, credibilità, reputazione del Paese. La questione settentrionale non esiste più… nel senso che il Nord lo hanno massacrato. La recessione è un atto dovuto, come quando si dà l’estrema unzione. Siamo certi che, entro poco tempo, politicamente ci sarà da ricostruire.

Dobbiamo allora chiederci quale sia il modello di Stato per riformare l’economia. Grande Nord crede che la macroregione alpinaancorata alla Mittleuropa sia il punto d’arrivo. Il 20% delle imprese che genera l’80% del Pil del Paese è qui, dal Piemonte al Friuli Venezia Giulia! C’è, specie in quel Sud tanto caro a Luigi Di Maio, un’arretratezza strutturale di un’Italia che ha bisogno di uno Stato centrale forte, altrimenti non riesce a stare in piedi. Ma ora il prezzo della recessione ricadrà ancora su chi è riuscito a mettere in moto, tra mille difficoltà, una piccola ripresa. Ecco perché un federalismo avanzato è la sola via d’uscita dalla stagnazione. E non sono belle le avvisaglie per l’autonomia delle grandi regioni del Nord in attesa della firma a Roma entro il prossimo 15 febbraio.

Qui serve mettere mano da subito agli investimenti in opere pubbliche, sbloccando i circa 27 miliardi già finanziati per circa 400 cantieri, mettendo a lavorare i tanti candidati al reddito di cittadinanza per fare conoscere loro – e  anche al vicepremier Luigi Di Maio – l’esperienza del lavoro vero. Serve tagliare le tasse e la burocrazia, ancora rimaste tra i sogni delle famiglie e delle imprese del Nord Italia.

E’ incredibile come il ministero dello Sviluppo economico guidato da Luigi Di Maio sia tarato solamente sull’assistenzialismo, capace di partorire trovate come il progettoResto al Sud”, che prevede per chiunque con meno di 46 anni del posto l’erogazione a fondo perduto di un capitale per l’avvio di un’attività cui s’aggiunge l’erogazione di fondi da parte di banche convenzionate con rischio e interessi a carico dello Stato. Non solo: i disoccupati che presentano un qualsiasi progetto, oltre all’erogazione dei fondi erogati a fondo perduto, possono pure cumulare il reddito di cittadinanza. Più che il lavoro, Di Maio ha inventato il paese della Cuccagna!

E se il Sud gode nella novella cuccagna, il Nord piange, visto che per le sue numerose aree depresse e di crisi industriale non è previsto nulla. Non riusciremo mai ad uscire da questa perversione economica se non riusciremo a togliere le briglie che impediscono al Nord di camminare in Europa a testa alta.

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