L’Italia è in recessione e ci rimarrà a lungo causa le insensate politiche economiche pentaleghiste

Urgente cambiare subito la direzione della manovra economica, ad iniziare dai provvedimenti non ancora entrati in vigore.  Di Dario Bond, deputato di Forza Italia 

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italia è in recessione

Da tempo annunciato, puntualmente è arrivato l’esito ufficiale: l’Italia, dopo due trimestri consecutivi di Pil in calo (con il IV del 2018 più ampio del III, a testimonianza che l’economia sta rallentando con forza), è ufficialmente entrata in recessione. Davvero un brutto segnale, figlio legittimo delle politiche economiche scellerate messe in campo negli ultimi mesi dalla maggioranza pentaleghista, dove soprattutto il M5s ha fatto a gara per diventare il più bravo nel minare la già debole crescita economica del Paese.

Solo poche settimane fa c’era qualcuno che vaticinava l’avverarsi di un nuovo boom economico, salvo, dinanzi all’evidenza dei dati comunicati dall’Istat, doversi confrontare con uno sboom, con quello che potrebbe preludere all’avvio di una fase economica a “W”, con l’Italia, unico tra i paesi europei, a non essere stato in grado di riprendere il livello economico precedente alla grande crisi del 2007, da cui ci separa ancora 5 punti percentuali, mentre tutti gli altri sono ben sopra a quel livello, alcuni, come la Germania, cresciuti sostanziosamente. E l’essere entrati nella seconda gamba della “W” senza nemmeno essere usciti dalla prima potrebbe preludere un nuovo ciclo di pesante recessione, stante l’incapacità della politica di innestare un capace e consistente ciclo di crescita virtuoso.

Lo stesso premier Conte ha riconosciuto dinanzi alla platea di Confindustria Lombardia che la crisi economica c’è e che la recessione perdurerà almeno per tutto il primo semestre 2019, con uno spiraglio di crescita per il secondo semestre grazie all’entrata a pieno regime dei provvedimenti economici varati dalla legge di bilancio 2019, alcuni dei quali a scoppio ritardato. Un ottimismo, quello di Conte, fondato sulle sabbie mobili, visto che proprio dai provvedimenti varati dal suo Governo verrà una fortissima, ulteriore spallata alla crescita dell’economia e dell’occupazione.

Provvedimenti come quello sul “malus” dell’automobile serviranno a falcidiare la filiera italiana dell’automotive, una delle principali linfe dell’economia nazionale (oltre che del gettito fiscale e dell’occupazione), amplificando la recessione. Solo pochi giorni fa, in un’intervista rilasciata al Sole 24Ore, il patron della Brembo, Alberto Bombassei, un industriale che si è fatto da solo partendo dal nulla che ha i piedi ben piantati a terra, ha affermato che il provvedimento varato dal governo costituisce la tomba della filiera automotive, con la perdita di migliaia di posti di lavoro che andranno ad ingrossare le fila di chi chiederà il reddito di cittadinanza. Lo stesso dicasi per il decreto sulla moratoria delle prospezioni petrolifere che condanna una filiera con centinaia di aziende e migliaia di posti di lavoro. O per l’assurdo blocco dei cantieri per la realizzazione d’infrastrutture di cui il Nord Italia necessita per rimanere competitivo. Per non dire della pressione fiscale in aumento su cittadini e, soprattutto, sulle aziende, cui devono aggiungere la lotta impari contro il mostro della burocrazia.

Ecco, invece di un taglio secco all’imposizione fiscale, alla falcidia degli adempimenti amministrativi inutili, all’efficientamento della giustizia, all’aumento della capacità di spesa dei miliardi di fondi europei che l’Italia dovrà restituire perché le regioni meridionali non hanno una classe di amministratori pubblici efficiente e capace, qualcuno si domanda ancora il perché l’Italia invece di avanzare, indietreggia, dannandosi per dare la colpa a chi li ha preceduti nel governo del Paese.

Alcuni provvedimenti, del tutto inefficaci ad assicurare la crescita, varati dalla maggioranza pentaleghista non sono ancora entrati in vigore: il premier Conte, se vuole essere veramente il difensore degli italiani, prenda atto della realtà, ben differente da quella sognata dai suoi datori di lavoro, e imponga un drastico cambio di rotta, cancellando il provvedimento sull’auto ecologica, quello sulla moratoria delle perforazioni in mare, il blocco ai cantieri per le infrastrutture, il reddito di cittadinanza. Riallochi le risorse così liberate in azioni di reale crescita economica del Paese. In caso contrario, Conte (e con lui la sua sgarrupata maggioranza) rischia solo di aggiungersi alla lista, già numerosa, dei distruttori del Paese.

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