Solidarietà Veneto: bilancio di un anno di pensioni integrative e mercati

I fondi di Solidarietà Veneto vincono sul rendimento del Tfr in azienda. 

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Il 2018, per tanti motivi, non ha lasciato un’immagine idilliaca, come testimoniano i risultati finanziari, ma anche il nervosismo che matura nella politica e pure le immagini delle catastrofi naturali: aspetti molto diversi fra loro ma che, in un modo o nell’altro, intersecano il percorso d’investimento di Solidarietà Veneto, i fondi territoriali di pensione integrativa multisettoriale. Nell’anno appena concluso, non sono peraltro mancate novità e spunti che potrebbero aprire nuovi scenari già a partire dai primi mesi del 2019.

Da poche settimane, il Consiglio dei ministri ha varato il Decreto legge avente per oggetto, tra le altre misure, “Quota 100”. Dal 2019, potranno accedere al pensionamento prima del traguardo previsto dalla legge Fornero, tutti i lavoratori che a 62 anni (requisito minimo di età), abbiano accumulato almeno 38 anni di contributi. In corso d’anno, secondo alcune stime, in Veneto potrebbero beneficiare dell’uscita anticipata circa 42.000 persone anche se gli impatti sull’assegno mensile (dal 5% al 35% in meno rispetto a quanto previsto della “Fornero”) potrebbero suggerire ai lavoratori di posticipare l’uscita dal mondo del lavoro di 1-2 anni. Non si tratta di “penalizzazioni”: la riduzione deriva dal metodo di calcolo “contributivo” che, introdotto oltre venti anni fa dalla Legge Dini (335/95), prevede che l’importo della pensione dipenda dalla quantità dei contributi versati durante l’attività lavorativa e venga commisurato alla speranza di vita, cioè agli anni durante i quali, prevedibilmente, si potrà godere della pensione. Più contributi versati, pensione più alta; più anni in pensione, pensione più bassa. E viceversa.

«È chiaro quindi che prima si va in pensione, più ridotto sarà il suo importo; ne beneficerò però per un periodo più lungo – spiega il presidente del Fondo Solidarietà Veneto, Franco Lorenzon –. Quindi, nessun premio o privilegio e nessuna penalizzazione (ingiustizia), perché la pensione contributiva non è l’esito di una promessa elettorale e neppure di un negoziato sindacale ma, semplificando, il risultato di un’equivalenza (tanto ho versato, tanto andrò a ricevere), cosa non ancora del tutto compresa dall’opinione pubblica».

Proprio il funzionamento di questo modello suggerì, negli anni ’90, l’introduzione dei fondi pensione per integrare pensioni “contributive” più basse rispetto al vecchio calcolo “retributivo”. Con la Fornero sono previste pensioni più alte, ma che arrivano più tardi. Anche in questo scenario i fondi pensione possono intervenire, pagando una Rendita Integrativa Temporanea Anticipata (RITA), fino a dieci anni prima della maturazione del diritto alla pensione INPS di vecchiaia.

«Per questo la previdenza complementare costituisce una soluzione flessibile, che ben si adatta alle esigenze di ciascun cittadino, a prescindere dai diversi scenari normativi» sottolinea Lorenzon.

Come stanno i fondi pensione di Solidarietà Veneto? Nel 2018 hanno registrato l’incremento degli aderenti che salgono ad oltre 87.900 che in un anno, ha visto crescere sia le adesioni esplicite (+5,85%), sia i cosiddetti “aderenti contrattuali” nell’artigianato (oltre 30.000). Per informare questa numerosa platea, con le parti sociali, il Fondo ha costruito un piano di comunicazione che ha coinvolto gli operatori delle associazioni di rappresentanza (datoriali e sindacali) nei vari territori, ora pronti a incontrare ed informare i nuovi associati.

A metà dello scorso ottobre, il fondo ha potuto inoltre ampliare la platea dei potenziali aderenti a tutti i lavoratori autonomi con partita Iva e dei pensionatidi anzianità”. L’apertura contribuisce a proiettare Solidarietà Veneto nel ruolo di fondo di riferimento per tutti i cittadini del Veneto; un aspetto importante che sia tenuto in considerazione dalla Regione, dal cui lavoro in queste settimane, sta prendendo corpo il progetto attuativo della legge del luglio 2017 a sostegno della previdenza complementare e del welfare territoriale.

Le aziende associate sono oltre 12.000, in crescita del 5,50% rispetto all’anno precedente. Particolarmente rilevante la presenza nei settori metalmeccanico, tessile-moda, costruzioni, chimica ed alimentare.

La distribuzione per provincia rimane in linea con gli anni precedenti: si conferma “capofila” la provincia di Vicenza, con 16.910 associati “espliciti” al Fondo. In termini di crescita, spiccano con Vicenza (+5,19% di nuovi iscritti), le provincie di Verona (+20,81%) e di Belluno (+11,71%). Eccezionale pensare come, in un territorio geografico circoscritto come il Bellunese, la crescita non si stabilizzi con il tempo ma aumenti anno dopo anno, costantemente. Anche la provincia di Verona cresce registrando nel triennio un incremento del 60% nel numero di iscritti.

Quanto ai rendimenti delle varie linee d’investimento, il patrimonio gestito, al 31 dicembre 2018, ammonta a 1,26 miliardi di euro, valore che, grazie ai rendimenti maturati e al continuo incremento delle contribuzioni, è quasi decuplicato negli ultimi dieci anni. Importante anche il valore delle liquidazioni (pensionamenti, riscatti per perdita di requisiti, anticipazioni, ecc.): nel 2018 il Fondo ha elaborato più di 4.700 pratiche, erogando oltre 61 milioni di euro. Fra questi merita un accenno la novità più rilevante in termini di erogazioni con l’arrivo della “RITA”, ovvero l’anticipo pensionistico erogato dal Fondo, con gli aderenti che ne hanno approfittato, sia per pagare meno tasse sia, soprattutto, per la flessibilità in uscita.solidarietà veneto

Il 2018 è stato anche l’anno dell’instabilità finanziaria. Dopo anni di costante crescita e di un certo torpore (specie nel 2017) dei mercati, cullati dalle sicurezze offerte dalle politiche economiche del quantitative easing, ritorna prepotente la volatilità, alimentata da una lunga serie di notizie negative: le tensioni commerciali USA verso “resto del mondo”, i dubbi sul post Brexit… Ma in Italia a pesare è l’andamento dello spread, tornato alla ribalta fin dalla primavera. Cui s’assommano l’estrema variabilità dei mercati azionari.

Solidarietà Veneto, nello scenario dei rendimenti negativi, si è difeso egregiamente, grazie a un approccio lungimirante e responsabile che il fondo territoriale adotta ormai da parecchi anni, quantomeno dall’esperienza maturata dal 2008 (Lehman Brothers e “prima edizione” dello spread). Decisivo, in senso protettivo, l’impianto in essere, che consente quattro diverse possibilità. Spicca, in termini protettivi, il Comparto Garantito TFR, che salta a piè pari gli ostacoli del 2018, con il rendimento minimo garantito pari alla rivalutazione del TFR. Parallelamente anche gli altri comparti del Fondo difendono i corposi guadagni degli scorsi anni: decisiva in tal senso la diversificazione geografica, ma ancor di più gli investimenti alternativi, effettuati per il tramite del mandato a focus geografico e, soprattutto, della gestione diretta. I risultati nel decennio restano quindi, nonostante le difficoltà del 2008, davvero soddisfacenti per chi associati al fondo territoriale.

La strategia difensiva di Solidarietà Veneto, combinata con il contenuto livello di costi di gestione del Fondo, è risultata particolarmente preziosa. Tra l’altro, dopo i biblici “sette anni di vacche grasse”, con l’attuale assetto il Fondo è pronto per gestire anche gli eventuali periodi difficili: sono, a tal fine, in fase di finalizzazione anche nuove soluzioni, che puntano a proteggere il risparmio degli associati in qualsiasi condizione di mercato. E la novità è costituita dal “percorso previdenziale ideale”, originale innovazione che prossimamente sarà presentata agli associati.

«Un approccio che guarda al passato volgendo lo sguardo al futuro – interviene il vicepresidente del Fondo, Andrea Bolla –. Il nuovo Documento sulle politiche di investimento, approvato dal consiglio di amministrazione di Solidarietà Veneto a fine anno, vuole offrire una varietà di scelta coerente con il profilo dell’aderente, prosegue nella direzione del contenimento dei costi e della diversificazione efficiente degli investimenti e guarda anche nella direzione dell’investimento “sostenibile”, nel quale il rispetto di criteri quali l’ambiente, il sociale, la governance (“ESG”) si intrecciano con le scelte finanziarie. In particolare, si lavorerà con i gestori per avere un approccio integrato alla tematica ESG, per una migliore gestione del rischio di lungo termine dell’investimento e per dare una risposta ad una crescente sensibilità sul tema ambientale. In particolare, il pensiero corre agli eventi tragici che hanno toccato le montagne Venete a fine ottobre, rendendoci tutti più sensibili e attenti alla necessità di ricercare un punto di equilibrio fra crescita e ambiente».

Nelle tabelle qui sotto, il riassunto dei rendimenti delle diverse linee d’investimento si Solidarietà Veneto.solidarietà veneto

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