Appuntamento da non perdere il 25 gennaio (ore 20.30) alla Società Filarmonica di Trento con lo Scharoun Ensemble Berlin che prende il nome da uno dei più famosi architetti europei del Novecento, responsabile, fra il resto, del progetto della Philharmonie, oggi sede dei mitici Berliner Philharmoniker.
I componenti dello Scharoun Ensemble (Christophe Horak, violin; Rachel Schmidt, violin; Micha Afkham, viola; Claudio Bohorquez, cello; Peter Riegelbauer, contrabbasso; Alexander Bader, clarinetto; Markus Weidmann, fagotto; Stefan de Leval Jezierski, Corno), fondato nel 1983, fanno parte integrante dei Berliner e sono fra i più importanti complessi di musica da camera della Germania.
Grazie all’ampio repertorio, che spazia da autori dell’età barocca fino ai componimenti classici, romantici e contemporanei, lo Scharoun Ensemble si è affermato in tutto il mondo, ammirato per i programmi innovativi, il timbro unico degli strumenti, le vibranti interpretazioni. La formazione base dello Scharoun Ensemble prevede un ottetto classico (clarinetto, fagotto, corno, due violini, viola, violoncello e contrabbasso) costituito da membri della Filarmonica di Berlino. Diretto da Claudio Abbado, Sir Simon Rattle, Daniel Barenboim, Pierre Boulez e altri, ha collaborato con cantanti quali Thomas Quasthoff e Barbara Hannigan e artisti come Fanny Ardant, Loriot e Dominique Horwitz. Se nel costruire la celebre sala dei Berliner Hans Scharoun ha saputo mantenere uno sguardo insieme visionario e classico, così il complesso che andiamo oggi a ospitare offre due grandi partiture classiche inframmezzate dalle moderne fantasie di Henze.
Le Quattro Fantasie di Hans Werner Henze sono una selezione di brani tratti dalla raccolta Kammermusik 1958 (Musica da camera 1958) per tenore, chitarra e otto strumenti. Dedicata a Benjamin Britten, l’opera è stata definita dall’autore stesso “un incontro tra Germania e Grecia, come evocato dalla poesia di Friedrich Hölderlin, una mente folle che ha espresso le sue idee con versi meravigliosi e solo in apparenza sconnessi”. L’Adagio finale fu scritto invece nel 1963 e contiene “una specie di citazione dalla prima Kammersymphonie di Schönberg” inserita in onore dell’amico Josef Rufer, specialista del compositore viennese.
Le Sedici Variazioni op. 9 (1854) si basano sul brano n. 4 dei Bunte Blätter op. 99 di Robert Schumann. Brahms le dedicò a Clara Schumann, che nello stesso periodo aveva composto e pubblicato una raccolta sullo stesso tema. Diversi commentatori hanno sottolineato la dimensione intima di quest’opera, una sorta di confessione sulla sua personalità. Sull’autografo accanto alle variazioni più liriche appare la lettera “B” (come Brahms); le variazioni più brillanti sono siglate “Kr” intendendo “Kreisler”, il maestro di cappella inventato da E.T.A. Hoffmann dietro il quale Brahms usava nascondere la propria identità negli scritti e nelle lettere agli amici. Un atto che sembra ricollegarsi proprio al pensiero schumanniano e alle sue due anime artistiche, il timido Eusebio e l’appassionato Florestano.
Il Settimino op. 20 di Beethoven, dedicato all’Imperatrice Maria Teresa d’Austria, fu eseguito per la prima volta a Vienna il 2 aprile 1800 insieme alla Prima Sinfonia e altre opere pianistiche del compositore. Freschezza di idee, innovazione formale, virtuosismo ed eleganza concertante caratterizzano questa pagina che guarda al modello della serenata e del divertimento settecentesco. Fu una delle opere più amate dell’epoca e si dice che Beethoven fosse arrivato a detestarla, perché metteva in ombra altre sue composizioni.
Programma
J. Brahms (1833 – 1897)
Variazioni su un tema di Schumann op. 9 (trascr. per ottetto di D. Glanert)
H.W. Henze (1926 – 2012)
Quattro Fantasie per ottetto
I Prefazione ‒ II Sonata ‒III Cadenza ‒ IV Adagio (Epilogo)
L.v. Beethoven (1770 – 1827)
Settimino op. 20 in Mi bem. magg.
Adagio. Allegro con brio ‒ Adagio cantabile ‒ Tempo di Menuetto ‒ Tema. Andante con variazioni ‒ Scherzo. Allegro molto e vivace ‒ Andante con moto alla Marcia. Presto
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