Maggiore autonomia, inizia l’ammuina dei pentastellati

Il ministro Fraccaro rilancia e Zaia risponde: «se si vuole riformare la Costituzione e inserire tra le cinque attuali regioni speciali anche Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna, siamo pronti». 

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Doge del Veneto autonomia

Nonostante l’ufficiale dichiarazione di non belligeranza circa la concessione di maggiore autonomia alle tre regioni del Nord che l’hanno chiesta, sottotraccia è iniziata l’ammuina dei pentastellati, che tra una frenata e l’altra ora pigiano pure sull’accelleratore, proponendo di andare oltre l’assetto di maggiore autonomia per le regioni ordinarie, buttando lì uno scenario di possibile riforma della stessa Costituzione facendo assurgere Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna allo status di vere e proprie autonomie speciali, in compagnie delle cinque già previste fin dalla sua entrata in vigore.

Se non fosse che per la riforma costituzionale è necessario un procedimento parlamentare particolarmente complicato, una proposta siffatta è decisamente sospetta, soprattutto se giunge a poco meno di un mese dalla data in cui il Premier Giuseppe Conte si è pubblicamente impegnato a firmare le intese con le regioni che hanno promosso il procedimento di maggiore autonomia ai sensi dell’art 116 della Costituzione.

Nonostante ciò il governatore del Veneto, da buon pokerista, ha deciso di “vedere” le carte che il ministro ai rapporti con il Parlamento, Riccardo Fraccaro, ha posto sul tavolo da gioco delle autonomie. «Replico al ministro Fraccaro con serenità e con spirito costruttivo, perché da una sua dichiarazione nella quale afferma che “sicuramente la legge delega proposta da Zaia non è la strada migliore per garantire competenze e risorse” è difficile ricavare un’interpretazione autentica. E comunque lascia perplessi».

Zaia in una lunga replica articola la posizione sua e del Veneto sulla richiesta di maggiore autonomia. «Prima di tutto, il Ministro parla di Legge delega e la Legge delega non esiste – precisa il presidente veneto –. Qui si parla esclusivamente del terzo comma dell’articolo 116 della Costituzione, e quindi di un’intesa che dobbiamo firmare con il Governo di cui lui è un illustre rappresentante, il quale, peraltro, ben conosce il valore e il significato dell’autonomia, vivendo ed essendo stato eletto in un territorio come la Provincia Autonoma di Trento».

«Devo pertanto dedurne che se, parlando di legge delega, il Ministro si riferisce invece all’intesa – prosegue Zaia –, si sappia che quest’ultima è pronta da mesi, dai primi di ottobre, grazie anche all’ottimo lavoro svolto dal ministro Stefani che l’ha consegnata al premier Conte. Una bozza d’intesa che deriva da una nostra proposta, costruita sulla base della Costituzione, e cioè comprensiva delle 23 materie che la Legge fondamentale dello Stato prevede. Se Fraccaro, dalla sua autorevole posizione, fa queste affermazioni, significa forse che ha in mente qualcos’altro e se questo qualcos’altro è un’autonomia ancora più forte, meglio che lo dica subito o mai più, anche per rispetto all’impegno di tutti quelli che su questo progetto hanno lavorato: il nostro, quello dei ministri, in primis del ministro Stefani, e soprattutto di quasi due milioni e mezzo di veneti che sono andati alle urne per pretendere l’autonomia e che stanno guardando con ansia e apprensione all’esito di questa storica iniziativa».

«Quindi – conclude Zaia –, Fraccaro ci spieghi il significato delle sue parole e se ha idee migliori le renda pubbliche, così almeno le conosceremo tutti, perché il nostro board scientifico fino a qui è arrivato esclusivamente sulla base di una lettura della Costituzione che ha trovato fondamento in una sentenza della Corte Costituzionale. Se Fraccaro intende dire che si può modificare la Costituzione, inserendo dopo le parole Trento e Bolzano anche la parola Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna, dando così a tutti la piena autonomia che possiedono Trento e Bolzano, è bene che sappia che questa proposta io l’ho fatta in tempi non sospetti e quindi sono sempre qui ad aspettarla a braccia aperte».

Bene ad una modifica alla Costituzione, non prima di avere portato a casa la prima parte del bottino, ovvero la maggiore autonomia. Se poi si riuscirà ad avere anche una piena autonomia, tanto meglio. Ma con gli abili prestigiatori che stanno nelle stanze del potere a Roma, Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna devono andare con i piedi di piombo, pena rimanere impallinati nel loro status di regioni ordinarie paganti gli allegri sprechi altrui.

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