Mercato auto europeo: il 2018 chiude in sostanziale pareggio

Dubbi circa i risultati per il 2019 complice il rallentamento della crescita economica dei principali paesi europei e i nuovi limiti alle emissioni inquinanti.

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Con 15.624.486 vetture immatricolate, chiude sostanzialmente sui livelli dell’anno precedente il bilancio 2018 del mercato auto europeo dell’area costituita dall’Unione Europea e dai tre paesi dell’Efta (Islanda, Norvegia e Svizzera).

Secondo il Centro Studi Promotor, si tratta di un risultato che può essere considerato sostanzialmente positivo dato che nell’anno che si è appena chiuso vi sono stati diversi elementi che hanno penalizzato lo sviluppo delle vendite di autovetture. In primo luogo la congiuntura economica, pur rimanendo positiva, è gradualmente peggiorata. In secondo luogo, l’introduzione dal 1 settembre del nuovo sistema di omologazione WLTP ha fatto sì che diverse Case avessero problemi di fornitura. In terzo luogo, ha pesato sulle vendite l’assurda demonizzazione del diesel per motivazioni più ideologiche che di reale tutela dell’ambiente, con il risultato che molti proprietari di vetture diesel da sostituire ne hanno rinviato la sostituzione nella speranza che la campagna contro questo tipo di motorizzazione rallentasse o nella speranza di trovare una soluzione efficiente come il diesel sul piano dei costi e della possibilità di impiego.

Il risultato del 2018 del mercato auto europeo può essere comunque considerato non negativo anche perché chiudono in crescita la maggior parte dei mercati nazionali dell’area mentre in sostanziale pareggio (-0,8%) è anche per il gruppo dei cinque maggiori mercati che complessivamente valgono il 71,7% delle immatricolazioni dell’area.

All’interno della pattuglia dei primi cinque mercati vi sono però andamenti abbastanza differenziati. Crescono il mercato spagnolo (+7%) e quello francese (+3%) e chiude sui livelli del 2017 il mercato tedesco (-0,2%), mentre in calo sono il mercato italiano (-3,1%) e quello del Regno Unito (-6,8%). «A ciò si aggiunge – ha dichiarato Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Studi Promotor – che neppure nel 2018 l’area UE+Efta complessivamente considerata ha raggiunto il livello ante-crisi del 2007 quando le immatricolazioni furono 16 milioni e l’appuntamento con il livello ante-crisi con ogni probabilità non è rimandato al 2019, ma agli anni successivi in quanto le previsioni per il 2019 non sono positive. Oltre alla demonizzazione del diesel peserà infatti sulla domanda il generalizzato peggioramento della congiuntura economica».

Per quello che riguarda il mercato italiano, il Centro Studi Promotor sottolinea che il risultato del 2018 segna un battuta d’arresto nella fase di crescita con tassi abbastanza sostenuti delineatasi a partire dal 2015. Nello scorso anno le immatricolazioni in Italia sono state 1.910.025 contro quota 1.971.345 del 2017 ed anche per l’Italia le previsioni per il 2019 non sono positive. Anzi. E ciò sia per l’andamento dell’economia, sia per le misure sull’auto recentemente adottate dal Governo. Per la nostra economia non si prevede soltanto un rallentamento della crescita, ma è altamente probabile l’entrata in recessione. Il peggioramento dell’economia si rifletterà ovviamente sulla domanda di autovetture che dovrà fare i conti anche con gli incentivi all’acquisto di auto elettriche e ibride e i disincentiviagli acquisti di auto con emissioni di CO2 superiori ai 160 gr per km. «Questo sistema di bonus-malus – secondo il Centro Studi Promotordeterminerà un calo delle immatricolazioni di circa 100.000 unità».

Uno scenario sostanzialmente condiviso anche da Michele Crisci, presidente dell’UNRAE, l’Associazione delle Case automobilistiche estere, secondo cui «il mercato europeo ha tenuto il passo, all’interno di uno scenario caratterizzato da molteplici “scossoni”, quali il passaggio alle nuove norme di omologazione dei veicoli (WLTP), le agitazioni socio-politiche, i fatti legati alla Brexit e un andamento macroeconomico in ridimensionamento».

Allarmato per lo scenario economico Paolo Scudieri, presidente di Anfia, la filiera italiana dell’automotive: «per il 2019, considerando che il mercato europeo è fortemente guidato dalla domanda domestica, il rallentamento dell’economia nei Paesi UE potrebbe avere un impatto significativo sulle vendite di nuove auto. La rapida transizione verso una mobilità a zero emissioni indotta dalle normative sull’abbattimento delle emissioni di CO2, poi, rischia di avere un impatto negativo sull’occupazione nell’automotive europeo, che conta circa 13,3 milioni di addetti, se non gestita attraverso adeguate politiche a sostegno dell’industria».

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