Glass to Power ha inaugurato la sua sede produttiva nel Polo Meccatronica a Rovereto. L’impresa, spin-off dell’Università di Milano – Bicocca, lavorerà ad un progetto di ricerca applicata per lo sviluppo di nanoparticelle che, disperse in una lastra trasparente di materiale plastico, permetteranno di trasformare le finestre degli edifici in pannelli fotovoltaici capaci di produrre energia elettrica a zero emissioni per utenze sia domestiche che industriali utilizzando spazi insoliti, come quelli delle finestre o delle facciate continue degli edifici, riducendo anche i consumi energetici per la climatizzazione degli edifici soprattutto in estate.
Determinanti nella scelta di trasferirsi nell’incubatore di Trentino Sviluppo sono stati la presenza in Trentino di un’Universitàall’avanguardia specie nella ricerca sulle nanotecnologie e del silicio e l’ormai consolidato sistema territoriale a supporto della ricerca applicata. Il progetto di implementazione della capacità produttiva delle nanoparticelle studiato dall’azienda con il progetto “NanoFarm” ha ricevuto un finanziamento di 1,1 milioni di euro (il 75% dell’importo complessivo di ricerca) dalla Provincia di Trento, mentre il Dipartimento di fisica dell’Università di Trento ha messo a disposizione fin da subito i propri laboratori e competenze. Significative, infine, le ricadute che l’arrivo di Glass to Power a Rovereto avrà sulla la filiera trentina del vetro e dell’edilizia sostenibile con anche un importante impatto occupazionale dato che verranno assunti antro l’anno 10 nuovi ricercatori e tecnici specializzati.
Glass to Power, nata nel 2016 come spin-off dell’Università di Milano – Bicocca, è passata rapidamente dall’idea alla sua applicazione industriale, grazie anche a due campagne di raccolta finanziamenti tramite crowdfunding a cui – in meno di 50 giorni – hanno aderito 500 investitori apportando più di 2,2 milioni di euro: un record in Italia, dove mai prima una raccolta pubblica aveva raggiunto simili cifre. Oggi, l’azienda è una Spa (con una sessantina di soci, di cui 15 fondatori) con un valore di 11,2 milioni di euro e dopo aver acquisito la famiglia di brevetti dall’Università si avvia alla fase di certificazione dei prodotti, con la previsione di entrare sul mercato entro la metàdel 2019.
«Siamo felici – osserva Sergio Anzelini, presidente di Trentino Sviluppo – che Polo Meccatronica sia stato scelto da un’impresa virtuosa che ben esprime i valori che stanno alla base dei nostri hub tecnologici, per la sua capacità di legare trasversalmente tecnologie altamente meccatroniche e innovazione green, puntando sulle competenze dei giovani formatisi sul territorio ed utilizzando le opportunità offerte dagli strumenti provinciali a supporto della ricerca industriale. Questo risultato è frutto di un lavoro di squadra e testimonia ancora una volta la capacità del sistema Trentino di proporsi con successo quale territorio ideale dove investire per portare sul mercato importanti progetti di innovazione».
Soddisfatto anche l’amministratore delegato di Glass to Power, Emilio Sassone Corsi: «il Trentino offre le migliori condizioni di sviluppo per un progetto innovativo come il nostro. Fin da subito, siamo stati pienamente supportati dal Dipartimento di fisica dell’Università di Trento, specializzato tra l’altro nella realizzazione di nanoparticelle al silicio. In più, abbiamo avuto l’immediato interesse dell’amministrazione provinciale che ha fatto il suo progetto, finanziandolo al 75% del suo valore».
Ad un anno esatto dalla prima interazione tra il sistema Trentino e il progetto “NanoFarm”, tutto è pronto in via Zeni per cominciare la ricerca che moltiplicherà per mille la capacità produttiva di nanoparticelle di Glass to Power portandola da quella attuale di qualche grammo al giorno prodotta nei lavoratori di ricerca della Bicocca a Milano fino all’ordine del chilogrammo ed oltre. Quantitativi piccoli in assoluto, ma sufficienti per una produzione su larga scala di vetro fotovoltaico, cisto che di questi nanomateriali ne bastano piccole quantità: solo 2 grammi per metro quadrato di vetro.
I nanomateriali sono alla base della tecnologia dei concentratori solari luminescenti (LSC) nota fino dalla metà degli anni Settanta del secolo scorso, ma che fino ad oggi non era stato possibile portare su scala industriale. La tecnologia prevede l’inserimento in lastre di materiale plastico (plexiglass) di particolari nanocristalli di sulfuro di indio rame (CIS) capaci di capaci di convertire la luce solare in raggi infrarossi. Questi ultimi vengono poi riflessi all’interno del pannello fino ad arrivare al bordo dello stesso, dove una sottile strisciadi celle fotovoltaiche convenzionali a base di silicio li converte in corrente elettrica. In questo modo l’energia fluisce invisibile dai vetri delle finestre (la cui trasparenza varia a seconda della potenza che si vuole ottenere: con una schermatura dell’80% si raggiunge una potenza di 50 W/mq) e viene incanalata verso i sistemi di accumulo oppure destinata all’impiego immediato per le più diverse utenze, sia domestiche che industriali.
Il prodotto – già brevettato nei principali Paesi del mondo – verrà sviluppato nel Polo Meccatronica in uno spazio produttivo di 400 metri quadrati, eventualmente aumentabili fino a 1.200 metri quadrati, e sarà pronto per essere commercializzato sul mercato entro l’estate, con particolare indirizzo verso quelle strutture dove l’insolazione è particolarmente elevata, visto che uno dei vantaggi secondari della finestra fotovoltaica è la riduzione dell’irraggiamento termico all’interno degli spazi chiusi, riducendo così la richiesta energetica per la climatizzazione durante la stagione calda.
Importanti le ricadute sull’occupazione. Ad oggi sono infatti già stati assunti a Rovereto 4 nuovi dipendenti tra ricercatori e tecnici specializzati, che per la fine del 2019 saranno 10 e a regime arriveranno a 30. Ma ricadute ulteriori sono attese anche dallo «sviluppo della ricerca con i nanomateriali sviluppato da Glass to Power che potrebbero avere anche ricadute anche in campo medicale» conclude il responsabile della ricerca complessiva e autore dei brevetti, Sergio Brovelli.
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