Il Consiglio regionale del Veneto ha approvato il piano sociosanitario 2019-2020 che contiene molte novità, a partire dal reclutamento dei medici, aspetto sempre più problematico per assicurare l’erogazione del servizio.
Soddisfatto il governatore del Veneto, Luca Zaia: «con il nuovo piano sociosanitario regionale il Veneto farà da apripistanell’affrontare l’emergenza nazionale della carenza di medici. Abbiamo deciso di sperimentare nuove soluzioni, pronti a metterle a disposizione del paese. Non possiamo permettere che un sistema di assistenza e di cura che è ai vertici delle classifiche internazionali dell’Oms per qualità dei professionisti e delle prestazioni e per buona organizzazione venga meno per gli errori della programmazione nazionale».
Quanto al reclutamento dei medici, Zaia sottolinea come «il personale sanitario è la prima risorsa del sistema sanitario. Non permetteremo che gli ospedali e i centri di cura del Veneto siano sottorganico o debbano chiudere reparti per carenza di medici. Ci sono priorità, e la salute dei cittadini è una di queste, sulle quali una amministrazione non può arretrare. Per questo il Veneto prenderà a prestito modelli organizzativi già consolidati all’estero e sperimenterà nuovi canali di formazione e reclutamento per il personale sanitario. Anche al prezzo di dover fare qualche braccio di ferro con il ministero o le autorità contabili».
Quattro sono le nuove modalità di reclutamento di medici specialisti per la sanità veneta previste dal piano sociosanitario 2019-2020: assunzione di medici abilitati non specializzati per lo svolgimento di attività medico chirurgiche di supporto; assunzione di medici in formazione specialistica con contratto a tempo determinato in accordo con le università; possibilità di conferire incarichiindividuali con contratto di lavoro autonomo anche per l’esercizio di funzioni ordinarie; convenzioni con le università dell’Unioneeuropea per la formazione specialistica di medici.
«Il piano prevede, inoltre – aggiunge Zaia – la possibilità di stipulare contratti incentivati per i medici che accettano di prestare servizi nelle aree disagiate della regione (montagna, laguna e Polesine) e la destinazione di risorse aggiuntive regionali per integrare la retribuzione dei dipendenti della sanità. Caratteristica storica e costitutiva del modello di cura del Veneto – prosegue il presidente – è l’attenzione alle fasce più deboli della popolazione, alle quali vogliano continuare a garantire una sanità di qualità e universalistica, che possa prendere in carico le esigenze di cura di ogni persona».
«Se il precedente piano sociosanitario era focalizzato sulla riorganizzazione della rete ospedaliera, il nuovo atto di programmazione pone l’accento sulla continuità assistenziale nel territorio e sulla capacità del sistema di farsi carico della cronicità e della non autosufficienza» dice l’assessore al sociale, Manuela Lanzarin, inquadrando la portata del nuovo piano sociosanitario regionale. «Il piano – dichiara l’assessore che ha accompagnato l’intero iter di costruzione, esame e approvazione della legge – conferma la rete dei presidi ospedalieri hub e spoke e il suo dimensionamento (3 posti letto per acuti ogni 1.000 abitanti, 0,5 posti letto/1.000 per le riabilitazione, 0,6 posti letto/1.000 per le strutture intermedie e 0,2 posti letto/1.000 per le cure ai pazienti provenienti da altre regioni), e nel contempo ribadisce la centralità del distretto sociosanitario come fulcro del legame tra ospedale e territorio e cuore della programmazione assistenziale, con la regìa del comitato dei sindaci e lo strumento del piano di zona, che dovrà essere il ‘piano regolatore’ dei servizi sociali e sociosanitari di ogni territorio».
Lo scenario in cui è stato impostato e definito il nuovo piano è il progressivo invecchiamento della popolazione e della necessità di rafforzare le risposte sanitarie e sociali per i pazienti cronici, le cronicità complesse e la non autosufficienza. «Su questo fronte il nuovo Pssr prospetta nuove soluzioni e nuovi modelli – dichiara Lanzarin –. Da un lato team multiprofessionali per gestire i casi di cronicitàcomplessa, cioè i pazienti con pluripatologie non reversibili, e dall’altro forme di aggregazione tra medici di base per curare i pazienti cronici meno complessi, valorizzando così la libera scelta e l’autonomia delle persone. Le forme di aggregazione potranno prevedere medici convenzionati, medici dipendenti dal servizio sanitario nazionale oppure l’affidamento del bacino territoriale ad un soggetto privato accreditato».
«Quanto alle medicine di gruppo – prosegue Lanzarin – non è previsto alcun smantellamento. Non si chiameranno più “integrate”, per evitare i rilievi mossi dalla Corte dei Conti e dal Ministero del tesoro, ma continueranno ad operare, a garanzia della continuità assistenziale. La Giunta è già al lavoro per confermare quelle esistenti, con nuovi atti deliberativi, e per definire nuovi criteri e parametri per istituirne di nuove. Quindi, il piano, che ora è legge, rafforza la centralità delle medicine di gruppo per la copertura territoriale e la presa in carico della domanda di salute dei cittadini».
Quanto alle risposte assistenziali alle persone non più autosufficienti, l’assessore Lanzarin ricorda che questo, insieme al reperimento di nuovi medici, è un dei punti chiave del piano. «Il piano del prossimo quadriennio ribadisce la garanzia a livello universale dei livelli essenziali di assistenza per i non autosufficienti, introducendo anche il passaggio dal sistema tradizionale delle quote a quello del budget per struttura. Si tratta di un nuovo criterio, volto a salvaguardare la libera scelta dei cittadini e a valorizzare le strutture più efficienti, cioè quelle che sanno offrire i servizi migliori. Il nuovo criterio dovrà essere declinato nella futura legge quadro di riforma del sistema di assistenza per le persone anziane e non autosufficienti».
Su un aspetto del nuovo piano sociosanitario s’appuntano le critiche de il Popolo della Famiglia Veneto: «esprimiamo profonda delusione per l’approvazione nel Piano socio sanitario 2019-2023 della Regione della delibera proposta da LEU e M5S del libero accesso alla contraccezione gratuita in consultori, ambulatori ostetrico-ginecologici e farmacie (con ricetta medica)» afferma Mirko De Carli, coordinatore Nord Italia del movimento politico, nel commentare senza mezzi termini questa decisione, approvata con i voti dei consiglieri della Lega. «Sono evidenti le contraddizioni “valoriali” delle giunte governate dalla Lega: dal Veneto che “per tutelare la salute sessuale e riproduttiva, prevenire le interruzioni volontarie di gravidanza, le malattie sessualmente trasmesse e la diffusione dell’Hiv” fornirà libero accesso ai contraccettivi a ragazzi da 14 a 25 anni, alla Lombardia che pochi giorni fa “ha deciso la somministrazione del composto abortivo RU 486 anche in regime di day hospital, e comunque senza necessità di ricovero”. Qui si passa dallo sventolio di Vangeli e Rosari, alle più becere politiche sessuali giovanili perseguite nei paesi del Nord Europa – prosegue De Carli -. I consiglieri leghisti si nascondono dietro un condom gratuito perché non vogliono o non sanno affrontare l’emergenza educativa ed affettiva che attanaglia i nostri giovani. Veramente si crede che la consegna gratuita di contraccettivi ai giovani sia l’unica risposta per salvaguardare la salute sessuale e riproduttiva dei giovani? Come Popolo della Famiglia abbiamo proposte valoriali diametralmenteopposte alla consegna gratuita dei preservativi ai giovani veneti ed italiani – sottolinea De Carli -. I preservativi e la Ru486 gratis in Lombardia, preservativi gratis in Veneto, nessuna proposta seria per la famiglia in manovra economica dove è stato rinnovato il bonus bebè di Renzi e Gentiloni, riducendo però gli stanziamenti da tre anni a uno, bocciata la proposta di prepensionamento a cinquant’anni delle madri di tre figli con vent’anni di contributi. Questa è l’azione della Lega a favore della Famiglia. C’è motivo o no per firmare per la proposta di legge di iniziativa popolare per l’istituzione del Reddito di Maternità del Popolo della Famiglia?»
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