Completare a NordEst le infrastrutture ancora incompiute per rilanciare la sua economia e tenere il passo delle economie più dinamiche del Nord e Centro europa. In quest’ottica, s’inquadra il rinnovato slancio verso il completamento delle opere ancora a metà, ad iniziare dalle autostrade dell’Alemagna e dalla Valdastico.
«Sono contento che le categorie economiche e lo stesso presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, abbiano messo con forza sul piatto il completamento dell’autostrada di Alemagna – dice il presidente della provincia di Belluno e sindaco di Longarone, Roberto Padrin -. Per il Bellunese ed in particolare per l’alta provincia di Belluno è fondamentale completare l’Alemagna per usciredall’isolamento che caratterizza questa parte del Veneto, soprattutto se si vuole evitare lo spopolamento e rilanciare l’economia di base della zona che è il turismo. Dobbiamo diventare maggiormente accessibili e questo è ancora più necessario nell’ottica di ospitare i Mondiali di Sci del 2021 e, con tutta probabilità, le Olimpiadi invernali di Cortina-Milano del 2026».
Secondo il presidente della provincia di Belluno «siamo un territorio fragile che necessita di interventi sempre più massicci per garantire la sicurezza e anche la rete stradale esistente risente degli anni in cui è stata progettata e realizzata. Oggi serve andare oltre, investiresul completamento dell’Alemagna, ma anche sulla chiusura dell’anello ferroviario Dobbiaco–Calalzo e sull’elettrificazionedell’intera linea fino a Feltre, per garantire collegamenti più efficienti e veloci. Di più: serve uno sguardo a media-lunga distanza, realizzando anche l’allacciamento ferroviario Feltre-Primolano nell’ottica di realizzare un anello ferroviario attorno alle Dolomitipatrimonio Unesco, le più belle montagna del mondo da utilizzare, oltre che per il trasporto locale, anche in un’ottica turistica, similmente a quello che fanno da anni con successo gli svizzeri con i loro treni dei ghiacciai».
Il motivo per cui finora nel Bellunese si è fatto poco o nulla, secondo Padrin, «si deve alla scarsa lungimiranza degli amministratorilocali e al loro insufficiente peso su Venezia che ha lesinato gli investimenti. Alla montagna veneta e al Bellunese servono investimentiper autostrade, ferrovie, ammodernamento della viabilità minore, la riqualificazione e potenziamento della rete elettrica e telefonica, oltre a garantire l’erogazione dei servizi di base presso tutti i comuni della montagna dolomitica».
Dopo decenni di chiusura, il nuovo corso della provincia di Trento apre con decisione al completamento di un’altra incompiuta del NordEst, l’autostrada della Valdastico. «La maggioranza a guida Lega della provincia di Trento è favorevole al suo completamento – dice la capogruppo del Carroccio in Consiglio provinciale, Mara Dalzocchio – e ci sono già stati i primi contatti in tal senso tra il presidente Fugatti e i vertici della Concessionaria A31». Contatti che hanno già scatenato le reazioni dei contrari a prescindere: «che per una parte della politica di sinistra, grillini compresi, parlare di infrastrutture sia un tabù è cosa nota, ma non ci si può cullare sul stare fermi ad oltranza – sottolinea la capogruppo leghista -. Il Trentino di oggi paga l’immobilismo dei governi provinciali degli ultimi 15 anni a guida centro sinistra, dove si sono fatti progetti ferroviari faraonici rimasti sulla carta, ma pagati ai progettisti fior di soldi. Bisogna passare dalle parole ai fatti, chiudendo il completamento della Valdastico con il suo raccordo con l’Autobrennero a Rovereto Sud, il potenziamento della stessa A22 a tre corsie di marcia da Verona almeno fino a Bolzano, il potenziamento della Valsugana a 4 corsiedi marcia nei tratti dove ne è ancora priva e dove accadono ripetutamente numerosi incidenti, migliorare tutta la viabilità che dall’astadell’Adige vanno verso le valli laterali ad iniziare dall’Alto Garda, realizzare il potenziamento della nuova linea ferroviaria del Brennero, indispensabile nella tratta tra Verona e Fortezza per assicurare il corretto sfruttamento del nuovo tunnel del Brennero» conclude Dalzocchio.
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