«L’industria alimentare italiana ha conquistato nel mondo una reputazione di assoluta eccellenza e rappresenta un patrimonio che abbiamo il dovere di valorizzare» ha detto Ivano Vacondio, imprenditore a capo di Molini Industriali, nuovo presidente di Federalimentare durante l’assemblea dei soci che lo ha eletto.
Al centro del suo discorso, il comparto dell’industria alimentare che è il secondo settore manifatturiero del Paese, con circa 56.000 imprese, per un fatturato che raggiunge i 140 miliardi di euro e copre l’8% del Pil nazionale. Elementi, questi, che si traducono in 385.000 posti di lavoro, secondo gli ultimi dati occupazionali, e in un altissimo livello di know-how.
«Alla base di questi numeri — ha spiegato Vacondio — ci sono tantissime piccole e medie imprese che rappresentano la spina dorsale del nostro Paese e che, con il loro saper fare tutto italiano, trasformano le materie prime in prodotti di prima qualità che sono richiesti in tutto il mondo».
Dati alla mano, l’export alimentare ha registrato un aumento del 75,7% negli ultimi dieci anni, triplo di quello medio del Paese, fino ad arrivare, nel 2017, a quota 32 miliardi. Sono numeri importanti se si pensa che a pesare è anche il sistema dei DOP e IGP del Paese (per i quali l’Italia è leader in Europa), che hanno raggiunto nel decennio un aumento specifico dell’export del 140%.
«Per i risultati ottenuti finora, ma anche a fronte di una prolungata stagnazione interna, è necessario considerare l’export strategico per la crescita dell’intero comparto agroalimentare – ha continuato Vacondio -. Al centro dell’attenzione di Federalimentare ci sarà dunque il proseguimento di un’azione forte a sostegno dell’internazionalizzazione, della promozione dell’export e della tutela del “Made in Italy”».
«È ormai evidente – ha proseguito Vacondio — che si è progressivamente affermata una generale deriva anti-industriale che non ha risparmiato neanche l’industria alimentare e le sue eccellenze. Ne è la prova il fatto che questo comparto sia stato raramente rappresentato come una risorsa e un patrimonio del nostro Paese e della sua economia, alimentando più spesso una cultura del sospetto. C’è bisogno dunque di un atto di responsabilità, soprattutto di fronte alle dinamiche congiunturali degli ultimi mesi che ci mostrano il continuo calo dei consumi interni e, da ultimo, il rallentamento della dinamica dell’export. È necessario, prima di tutto, farci veicolo di un’informazione scientifica e autorevole, corretta ed equilibrata, a beneficio dei consumatori, e valorizzare l’Italia come paese trasformatore, affermando con chiarezza che il successo del “Made in Italy” alimentare è il frutto delle migliori materie prime nazionali ed estere, ma anche di tecnologia, processi e innovazione. In una parola: del saper fare italiano. Il mondo — ha concluso Vacondio — è sempre più sensibile e ricettivo nei confronti dei prodotti ad alto valore aggiunto che caratterizzano l’offerta della nostra industria. Non possiamo deludere queste opportunità, nell’interesse della nostra filiera agroalimentare e dell’intero sistema Paese».
Assieme a Vacondio, l’assemblea di Federalimentare ha votato anche il nuovo consiglio direttivo che rimarrà in carica per i prossimi quattro anni composto dai vice presidenti Silvio Ferrari, amministratore deglato di Sivam, in rappresentanza di Assalzoo, Nicola Levoni, presidente di Assica, Paolo Mascarino, responsabile affari istituzionali di Ferrero in rappresentanza di Unione Italiana Food, Paolo Zanetti, dell’omonima famiglia di imprenditori caseari in quota Assolatte, dal consigliere incaricato Vittorio Cino, presidente di Assobibe, dai consiglieri elettivi Michele Cason, presidente di Assobirra, e Annibale Pancrazio, dell’omonima azienda di produzione di pomodoro in rappresentanza di Anicav. Eletto anche un nuovo direttore, Nicola Calzolaro, proveniente da Confindustria Salerno. Fa parte della squadra anche il presidente Gruppo Giovani Federalimentare Alessandro Squeri.
All’interno di Federalimentare, il comparto latte è la realtà più forte, come ha sottolineato Paolo Zanetti, bergamasco, esponente di una delle più importanti famiglie di imprenditori caseari italiani, cui è stata affidata la delicata delega allo “sviluppo economico” e al “Made in Italy”, temi determinanti per l’industria alimentare nazionale. La nomina di Zanetti, che agirà in rappresentanza di Assolatte, conferma la rilevanza del settore lattiero-caseario italiano. Con un fatturato che supera i 15,9 miliardi di euro e un indotto che dà lavoro a oltre 100.000 persone, quello della trasformazione del latte è il settore più importante dell’agroalimentare italiano. Ed è anche un grande protagonista del panorama internazionale grazie alle esportazioni, il cui valore ha raggiunto i 3 miliardi di euro.
Nell’ultimo anno le imprese di Assolatte hanno prodotto 1,1 miliardi di kg di formaggi, di cui il 49% Dop, 2,4 miliardi di litri di latte alimentare, 1,9 miliardi di vasetti di yogurt e 160 milioni di kg di burro. «L’industria alimentare ha bisogno di politiche di sviluppo concrete e coraggiose, che favoriscano la produzione e l’occupazione – ha dichiarato Zanetti alla sua nomina -. Il “Made in Italy” ha ancora grandi possibilità di progresso e di espansione, raggiungibili anche attraverso le riforme, dalla semplificazione normativa all’eliminazione della burocrazia inutile».
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