A ottobre 2018 secondo la rilevazione Istat l’indice destagionalizzato della produzione industriale è cresciuto leggermente dello 0,1% rispetto a settembre. Nella media del trimestre agosto–ottobre 2018 il livello della produzione cresce dello 0,8% rispetto ai tre mesi precedenti.
L’indice destagionalizzato mensile mostra un aumento congiunturale solo nel comparto dei beni di consumo (+1,3%); variazioni negative registrano, invece, l’energia (-3,0%) e, in modo più lieve, i beni intermedi (-0,3%) e i beni strumentali (-0,1%).
Corretto per gli effetti di calendario, a ottobre 2018 l’indice è aumentato in termini tendenziali dell’1,0% (i giorni lavorativi sono stati 23 contro i 22 di ottobre 2017). Nella media dei primi dieci mesi dell’anno la produzione è cresciuta dell’1,7% rispetto all’anno precedente.
Gli indici corretti per gli effetti di calendario registrano a ottobre 2018 una crescita tendenziale per i beni strumentali (+2,4%) e i beni di consumo (+2,0%); diminuzioni si osservano invece per l’energia (-1,5%) e, in misura più contenuta, per i beni intermedi (-0,3%).
I settori di attività economica con i più elevati tassi di crescita tendenziale sono la fabbricazione di computer, prodotti di elettronica e ottica, apparecchi elettromedicali, apparecchi di misurazione e orologi (+5,9%), le industrie alimentari, bevande e tabacco (+3,8%) e le altre industrie manifatturiere, riparazione e installazione di macchine ed apparecchiature (+3,7%). Le maggiori flessioni si rilevano invece nell’automotive (-14%), nell’industria del legno, della carta e stampa (-5,4%), nella fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (-4,8%) e nella produzione di prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici (-3,6%).
Secondo Paolo Mameli, economista senior di banca Intesa Sanpaolo, «nel complesso, il dato sulla produzione industriale di ottobrenon ci ha sorpreso e non cambia le prospettive macroeconomiche. A nostro avviso, l’output potrebbe tornare a calare già da novembre, per via del “ponte” di inizio mese e delle condizioni meteo sfavorevoli. Tuttavia, nel trimestre corrente (a meno di un crollo a novembre e dicembre) la produzione industriale dovrebbe essere tornata a crescere, come non accadeva dalla fine dell’anno scorso, anche se grazie a un effetto di trascinamento positivo dal trimestre precedente. Ciò segnala che è possibile che il PIL nell’ultima parte dell’anno mostri un miglioramento rispetto al -0,1% t/t visto nei mesi estivi (ci aspettiamo un dato nel range 0-0,1% t/t)».
Ma i segnali non lasciano ben sperare: «le indagini di fiducia delle imprese nel settore non segnalano una significativa accelerazioneper il futuro – evidenzia Mameli -. In particolare, preoccupa il calo al di sotto della soglia di 50 dell’indice PMI manifatturiero a ottobre e novembre. Probabilmente, l’incertezza sulle prospettive fiscali e finanziarie del Paese sta cominciando a pesare sull’attività produttiva. In sintesi, le indagini di fiducia e i dati reali sulla produzione segnalano che, dopo anni di espansione, il ciclo è ora in una fase di sostanziale stagnazione dell’attività, che potrebbe protrarsi almeno sino alla prima parte del 2019. Ciò segnala che c’è il rischio di un significativo rallentamento della crescita del PIL l’anno prossimo rispetto al 2018».
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