Oltre 3.000 imprenditori a Torino (rispetto ai 1.500 attesi) di 12 differenti categorie (sul palco i presidenti di Confindustria, Ance, Confcommercio, Confesercenti, Confapi, Casartigiani, Cna, Confagricoltura, Legacoop, Agci, Confcooperative, Confartigianato) si sono riuniti nei grandi spazi delle ex Officine gradi riparazioni che non sono stati sufficienti a contenerli tutti. Una manifestazione del cuore produttivo del Nord Italia che ha visto una massiccia partecipazione dell’impresa del NordEst per dire “SI” alla realizzazione di infrastrutture, ferroviarie o stradali che siano, con il comune denominatore di dare supporto alla crescita economica del Paese che sta scivolando sempre più verso la recessione.
Tema principale della manifestazione sabauda è stato il completamento della linea ad alta velocità/capacità della Torno-Lione che l’attuale governo pentaleghista vorrebbe bloccare sotto la spinta decisa del Movimento 5 stelle, da sempre allergico ai cantieri. Protagonista della kermesse il leader nazionale di Confindustria, Vincenzo Boccia, che ha dato un ultimatum al governo Conte: «se siamo qui, è perché la nostra pazienza è quasi limite, per mettere insieme 12 associazioni tra cui alcune concorrenti tra loro. Se siamo qui tra artigiani, commercianti, cooperative, industriali, qualcuno si dovrebbe chiedere perché».
«Tre messaggi: sì alla Tav, sì alle infrastrutture, sì alla crescita – ha detto Boccia -. Un segnale forte al governo perché recuperi senso del limite e della sostenibilità della manovra. Siamo contro questa manovra che non ha nulla per la crescita». Boccia ha sfidato i due ascari del governo Conte, Matteo Salvini e Luigi Di Maio cui sta sfuggendo di mano la gestione della manovra economica del 2019, dove le loro roboanti promesse stanno per tornare da dove venivano, il libro dei sogni. «Se fossi in Conte – ha detto Boccia – convocherei i due vicepremier Salvini e Di Maio e gli chiederei di togliere due miliardi ciascuno visto che per evitare la procedura d’infrazione europea bastano 4 miliardi. Se qualcuno rifiutasse, mi dimetterei e denuncerei all’opinione pubblica chi non vuole arretrare».
Secondo Ance, l’associazione nazionale dei costruttori, sul proprio sito sbloccantieri.it ha fatto il punto del numero di opere bloccate: sono ben 27 le grandi opere italiane di importo superiore a 100 milioni ferme, in bilico o congelate e valgono un investimento complessivo di 24,6 miliardi. Si va dalla gronda di Genova, che vale 5 miliardi, al completamento dell’ospedale Morelli di Reggio Calabria che ne costa 114,9. E le grandi opere ferme sono concentrate maggiormente al Nord: 16 opere per un totale di 16 miliardi di euro di investimento.
L’Ance ha calcolato l’effetto che produrrebbe uno sblocco di tutte le opere ferme: impatto sull’economia (compreso l’indotto) per 86 miliardi e 380.000 posti di lavoro.
I rappresentanti dell’impresa del Nordest hanno condiviso il messaggio lanciato da Boccia. Per il direttore di Assoimprenditori Alto Adige, Josef Negri, «c’è stata una grande partecipazione tanto che è stata allestita un’altra sala con maxischermi per ospitare tutti gli imprenditori accorsi. La finalità di questa manifestazione congiunta è stata ribadire l’importanza delle infrastrutture per creare un Paese competitivo e rafforzare la crescita, sociale ed economica». Per il vicepresidente di Assoimprenditori Alto Adige, Nikolaus Tribus, «non ci interessa manifestare contro qualcuno, ma a favore del futuro nostro e dei nostri figli. Vogliamo impegnarci per un’Europa forte, interconnessa attraverso infrastrutture efficienti per persone, merci e dati e con imprese competitive in grado di creare posti di lavoro altamente qualificati per i nostri giovani».
Stessa linea da parte del presidente di Confindustria Trento, Enrico Zobele: «il messaggio forte che abbiamo è che si deve costruire e non distruggere, dobbiamo puntare sulla crescita, la decrescita felice è fallimentare. Basti pensare che dei 28 Paesi della Comunità europea per quanto riguarda le infrastrutture portuali l’Italia è al 21esimo posto… se escludiamo i Paesi che non hanno sbocchi sul mare direi che è facile capire che tocchi a noi la maglia nera. Per non parlare delle autostrade, siamo fermi agli anni Sessanta. Anche in Trentino è opportuno riprendere al più presto una programmazione degli investimenti in infrastrutture. Eravamo in 3.000 ma la cosa che vorrei sottolineare è che erano così rappresentate 3 milioni di aziende: speriamo che il premier ci ascolti. Abbiamo bisogno di una finanziaria che rafforzi la crescita e ad oggi non è così».
Per il presidente di Confindustria Veneto, Matteo Zoppas, «la vera questione è che non c’è alternativa alla crescita. Gli imprenditori si sono fatti portavoce di quel “popolo del fare” che chiede di guardare avanti, per portarci al livello di crescita e miglioramento costante dei Paesi nostri concorrenti». E per il vicepresidente nazionale di Confindustria, il veronese Giulio Pedrollo, «in platea erano rappresentati il 65% del Pil italiano, 3 milioni di imprese, 13 milioni di occupati, l’80% dell’export. Forse per la prima volta, le imprese hanno detto con voce unanime che la strada imboccata da questo governo è sbagliata e va corretta. Non mi capacito che non si riesca a capire che un’opera come la Tav è strategica e indispensabile per l’integrazione europea».
Per Maria Cristina Piovesana, presidente vicario di Assindustria Veneto Centro, «con la mobilitazione di Torino abbiamo dato una risposta e una prova di grande responsabilità verso il Paese: Tav, Terzo Valico, Pedemontana sono opere fondamentali per tenere connessi il NordEst e l’italia intera con i Corridoi Europei. E la Tav è anche simbolicamente l’infrastruttura e l’avanguardia di un’Europa connessa».
Luciano Vescovi, presidente di Confindustria Vicenza, sottolinea che «credo di non aver mai assistito a una manifestazione così unanime da parte di categorie diverse e mondi imprenditoriali a volte anche contrapposti: no al governo della decrescita, che in nessun caso può essere felice».
Alla fine del dibattito, la firma del Manifesto “Infrastrutture per lo sviluppo. Tav, l’Italia in Europa” sottoscritto anche da Confetra, Claai e Federazione del Mare. Un documento per dire “Sì” al rilancio delle grandi infrastrutture, strategiche europee, allo sviluppo e alla crescita sostenibile. Vanno realizzati i corridoi europei, sarebbe «inconcepibile» fermare i cantieri, nell’integrazione Ue si sviluppa quasi il 60% dell’export e dell’import italiano, cioè quasi 500 miliardi di euro su 850 che attraversano le Alpi.
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