Il presepe è una tradizione radicata nella società del NordEst e la puntuale testimonianza arriva dall’adesione massiccia al bandolanciato dalla regione del Veneto alle scuole per promuoverne l’allestimento.
L’assessore regionale all’istruzione e formazione, Elena Donazzan, presenta i risultati: «al bando regionale che concede un contributo di 250 euro alle scuole che realizzino all’interno della loro struttura il presepe hanno aderito ben 546 istituti, 281 sono statali, 247 paritarie, 18 i centri di formazione professionali».
Donazzan con questo risultato risponde con i fatti alla provocazione lanciata da don Luca Favarin, il sacerdote padovano che attraverso il proprio social aveva invitato quanti si sono schierati a favore delle nuove norme per l’accoglienza dei migranti a non fare il presepe a Natale, «per rispetto dei poveri». «Questa è la risposta più bella alla provocazione di don Favarin e l’hanno data le scuole che hanno accolto l’iniziativa originale, voluta dal Consiglio regionale del Veneto – sottolinea Donazzan -. Le scuole che hanno partecipato al concorso hanno compreso che il presepe non è solo un simbolo legato al culto ma è una esperienza culturale, un messaggio di rispetto della tradizione nella quale viviamo, un modello di integrazione culturale anche per chi proviene da altre parti del mondo o professa un’altra religione. Realizzare il presepe è un evento che la scuola deve saper interpretare in un contesto educativo che vede le famiglie e la comunità locale vivere il Natale per quello che è, ovvero la nascita di Gesù».
Donazzan commenta anche il comportamento sensazionalistico di don Favarin: «credo che sia stato preda di un vizio tipo di questa società, il sensazionalismo. Una regola giornalistica dice che fa più notizia il padrone che morde il cane che il contrario. Un sacerdote che arriva a chiedere di non fare il presepe ha un unico obiettivo: quello di apparire. Non posso infatti pensare che abbia veramente inteso dire che fare il presepe è una ipocrisia: quale ipocrisia ci può esser nel costruire insieme la rappresentazione della nascita di Gesù, con le statuine di casa, in un momento di intimità familiare e scolastica? Mi sembra, invece piuttosto ipocrita – conclude l’assessore – voler essere pauperisti per apparire. Forse il sacerdote dovrebbe rivedere il proprio messaggio».
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