Bocciatura senz’appello della “manovra” finanziaria 2019 del governo pentaleghista da Confartigianato Imprese Veneto che, secondo il presidente Agostino Bonomo, vede «il rischio che il Paese cammini come un sonnambulo verso l’instabilità e che l’OCSE ci consideri un rischio per Unione Europea è uno scenario che preoccupa ogni imprenditore che ciascun giorno impegna le sue risorse per creare Pil, occupazione e benessere».
«Una bocciatura della manovra da parte dell’UE era ampiamente prevista ed attesa anche dal mondo produttivo. A tal punto da non influenzare nemmeno i mercati finanziari. A preoccupare non è la forma, ma la sostanza che vi è contenuta – prosegue Bonomo -. Unendo una serie di punti critici, emersi nelle ultime settimane di confronto-scontro politico, si consolida una nuova spaccatura nella società italiana, già divisa tra Nord e Sud, pubblico e privato, presunti poveri e presunti ricchi. E’ il partito della crescita, responsabile e sostenibile contro il partito della decrescita, felice per pochi e che si avvia ad essere triste per molti. Il partito del “NO” alle opere, ritenute fonte di corruzione non contrastabile. Del “NO” ai termovalorizzatori ritenuti inquinanti. Del “NO” alla responsabilizzazione del pubblico impiego, nel quale torna a contare il numero rispetto alla produttività. Il partito del “NO” al lavoro vero, per tornare all’assistenzialismo pubblico, per di più a debito. Il partito che non sostiene il valore dell’impresa come stazione educante, tagliando le risorse per l’Alternanza Scuola-Lavoro, cosi centrale per il futuro dei nostri giovani».
Gli artigiani rilanciano sul tema delle infrastrutture: «messa in sicurezza la Pedemontana, grazie alla caparbietà veneta e del governatore Zaia, oltre che alla provvidenziale irreversibilità degli atti amministrativi, è scoppiata la vicenda TAV che, com’è noto, non è solo una questione piemontese ma tocca, nel percorso del cosiddetto corridoio 5, tutte le Regioni del Nord e le principali adduttrici. Torna d’attualità l’alternativa del percorso a Nord delle Alpi, che sarebbe un colpo di grazia alle Regioni del Centro Nord italiano, quello che produce ed esporta».
Per Bonomo «ad aggravare lo status quo nel pieno dei negoziati per le autonomie regionali, già molto articolati e complessi, il Governo, nella legge di bilancio, ha inserito una trovata geniale e di segno diametralmente opposto: la centrale di progettazione delle opere pubbliche. Centinaia di assunzioni di professionisti, in barba alle logiche di “km zero” e alle promesse di rivedere la legge sugli appalti per consentire un maggiore coinvolgimento delle imprese del territorio. Un carrozzone che contraddice in pieno, oltre che il buon senso, le speranze di autonomia e di sussidiarietà».
Poi c’è il capitolo termovalorizzatori: «siamo tutti d’accordo che la raccolta differenziata è la strada da percorrere. Lo ha fatto il Veneto e la provincia di Treviso in particolare, fino ad essere eletta a riferimento – sottolinea Bonomo -. Ma il modello funziona perché ci sono impianti di selezione e compostaggio; funziona perché ci sono termovalorizzatori nelle vicinanze (Trieste, Padova e Venezia, ad esempio) per bruciare la frazione residua. Nella “terra dei fuochi” la differenziata è osteggiata, anche culturalmente. Gli impianti di compostaggio sono contrastati e i termovalorizzatori messi all’indice, tanto ci pensa l’erario a sostenere il viaggio delle immondizie in Germania e nei siti di smaltimento del Nord».
«Il Paese ha bisogno di infrastrutture ed opere, specie al Nord. Per andare da Venezia a Milano servono ancora due ore e mezza, contro l’ora tra Milano e Bologna e tra Roma e Napoli – ribadisce il presidente degli artigiani del Veneto -. L’Italia ha bisogno diinterventi straordinari per affrontare il dissesto idrogeologico. Ha bisogno di impresa, di cui si parla sempre meno, di reale e autentico lavoro e non di sussidi per la lotta alla povertà che, secondo il vice premier Di Maio, si debellerebbe. Dalle nostre parti, dove centinaia di migliaia di persone sono emigrate per non rimanere senza lavoro, e altrettanto hanno fatto nelle regioni del Sud, il lavoro si crea con l’impresa, con il lavoro autonomo, con l’autoimprenditorialità».
A questo partito della decrescita irresponsabile gli artigiani veneti dicono “NO” e si mobiliteranno, a Milano, il prossimo 13 dicembre, assieme ai colleghi di tutte le regioni d’Italia sotto l’egida di Confartigianato. Una posizione netta, un “avviso ai governanti” ed un invito a non scherzare con il destino delle imprese e delle famiglie che rappresentano.
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