I danni da maltempo accaduti praticamente in tutto il Paese (dal mio Veneto al Friuli Venezia Giulia, al Trentino Alto Adige, alla Liguria, Emilia Romagna e, da ultimo, anche in Sicilia) evidenziano ancora una volta l’estrema fragilità idrogeologica del Paese, risultato dei mancati investimenti nella riqualificazione del territorio negli ultimi decenni.
Come ha detto il vicepremier Matteo Salvini nella sua visita in Veneto, per rimettere a posto la situazione serve investire non meno di 40 miliardi di euro. Una cifra enorme. Che fare dinanzi al ripetersi di emergenze che sono sempre più tristi ricorrenze?
«Una soluzione ci sarebbe – afferma Maria Stella Gelmini, capogruppo di Forza Italia alla Camera dei Deputati -: utilizzare i fondistanziati da Lega e M5s per il reddito di cittadinanza e i famosi 80 euro di Renzi per iniziare a riqualificare idrogeologicamente il Paese. Sono stati stanziati nel bilancio 2019 in corso di discussione al Parlamento 18 miliardi di euro che alimenteranno quasi sicuramente solo la spesa assistenzialistica, senza alcuna crescita reale dell’economia nazionale. Saranno 18 miliardi spesipraticamente solo per motivi clientelari ed elettoralistici».
Lei cosa propone di fare?
Propongo di investire queste risorse per ridurre il dissesto idrogeologico nazionale: in questo modo si darebbe da subito iniezione alla ripresa economica duratura nel tempo, perché la bonifica idrogeologica del paese non si compie in un anno, ma serve un piano di durata almeno decennale. Si genererebbe un volano considerevole, capace di creare posti di lavoro autentici in tutto il Paese (compreso quel Sud che Di Maio vorrebbe irrigare con un farlocco reddito di cittadinanza). Si metterebbero in sicurezza le zone più critiche e quelle a rischio.
Non solo: investendo nella prevenzione, si eviterebbe di spendere cifre colossali per i risarcimenti a sciagure avvenute.
In via di massima, si ridurrebbero grandemente l’entità dei risarcimenti, specie nel caso di tragedie prevedibili, come nel caso di terremoti (con la ristrutturazione antisisimica degli edifici esistenti nelle zone a rischio) o nelle località esposti a rischio frana o allagamenti. Certo, danni come quelli accaduti nel NordEst con precipitazioni eccezionali e, soprattutto, con la tempesta di vento che ha sradicato migliaia di ettari di bosco sono difficilmente prevenibili.
C’è anche l’emergenza di molte infrastrutture strategiche del Paese, che crollano per mancanza di adeguata manutenzione ordinaria e straordinaria.
Certo, siamo un Paese che durante la crisi degli anni passati ha tagliato fortissimamente su tutta la manutenzione ordinaria e straordinaria, sia sul fronte pubblico che anche su quello privato, nonostante la presenza di ingenti utili, come nel caso di Autostradeper l’Italia. Come detto, serve un piano pluriennale di programmazione degli interventi da fare, che vanno fatti anche superando la farraginosità del Codice degli appalti come ha evidenziato la presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati. Non è possibile che dallo stanziamento delle risorse ci si metta poi anni per aprire materialmente il cantiere per eseguire i lavori.
Tornando all’aspetto politico, lei suggerisce a Conte, Salvini e Di Maio un sostanziale cambio di rotta per il bene del Paese.
E’ troppo chiedere a Luigi Di Maio e a Matteo Salvini, oltre a Giuseppe Conte un bagno nella realtà, abbandonando proposte di bandiera che farebbero solo danni al Paese, bruciando oltretutto un’ingente mole di risorse? Errare è umano, perseverare è diabolico. Se l’obiettivo di Di Maio è abbattere la disoccupazione, la direzione che ho indicata è quella virtuosa: spendere per il risanamento idrogeologico i soldi previsti per il reddito di cittadinanza e gli 80 euro di Renzi mette in moto posti di lavoro virtuosi per una pluralità di professionalità in tutto il Paese, Sud compreso, risolvendo anche l’inefficienza dei centri per l’impiego che renderebbero praticamente inefficace la proposta di Di Maio, almeno così come l’ha formulata. Inoltre, investendo realmente nel Paese, si toglierebbe all’Europauno dei motivi del contenzioso sui conti pubblici, perché un conto è fare deficit di bilancio per la spesa assistenzialistica improduttiva, mentre è ben diverso investire nel risanamento del territorio per prevenire le tragedie e il successivo intervento di recupero e di indennizzo. Di Maio e Salvini sono chiamati a dimostrare di essere dei veri leader politici nel destinare 18 miliardi di euro per il reale sviluppo del Paese e la riduzione della disoccupazione.
Per rimanere sempre aggiornato con le ultime notizie de “Il NordEst Quotidiano”, iscriviti al canale Telegram
© Riproduzione Riservata