Elezioni in Trentino, la vittoria di Fugatti (e della Lega) rischia di essere un boomerang

Presentato un esposto sull’eleggibilità a presidente della provincia di Trento del deputato e sottosegretario alla sanità in carica. Anche Liberi e Uguali chiede di dichiarare ineleggibile Fugatti. Se fosse accolto, in Trentino si dovrebbe rivotare.

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Il presidente uscente del Trentino, il leghista Maurizio Fugatti.

La festa per la brillante vittoria in Trentino del centro destra trainato dal successo della Lega rischia di durare poco. Il tutto per un banale ma strategico dettaglio: un sottosegretario di governo è effettivamente un organo del Governo dello Stato? La domanda si rivolge direttamente al presidente eletto (non ancora proclamato) della provincia di Trento dopo le elezioni dello scorso 21 ottobre, quando Maurizio Fugatti ha trainato la Lega e il centro destra trentino alla vittoria con il 47% dei consensi.

Il problema sta tutto nella definizione dell’organogoverno”, laddove Fugatti ricopre tutt’ora la carica di sottosegretario alla sanità, oltre che di deputato eletto in un collegio uninominale. Prima della sua candidatura alla presidenza della provincia di Trento, l’unico esponente della Lega in Consiglio provinciale, Alessandro Savoi, aveva sottoposto al dirigente generale della Provincia, Paolo Nicoletti, un quesito circa l’esistenza o meno di problemi ostativi alla candidatura di Fugatti per il centro destra comesottosegretario in carica. Nicoletti aveva dato parere positivo, argomentando sulla differenza esistente tra ministri e sottosegretari, affermando come solo i primi fosseroorgano di governo” (e come tali rientranti tra i casi di ineleggibilità alla carica di presidente della Provincia), escludendo i secondi (aprendo così la strada alla candidatura di Fugatti alla presidenza della Provincia alla testa della coalizione di centro destra).

La questione però non è del tutto pacifica, perché secondo autorevoli interpretazioni legali, peraltro ribadite espressamente anche dalla legge dello Stato (la n. 244/2007 e n.400/1988) si cita espressamente come “organi di governo” dello Stato, oltre ai ministri, i vice ministri, ministri senza portafoglio, i sottosegretari, cosa evidenziata anche dal sito della presidenza del Consiglio laddove dice che l’organizzazione del governo «può anche presentarsi più articolata di quella essenziale definita in Costituzione» ed essere «integrata dal vicepresidente, da ministri senza portafoglio e da sottosegretari di Stato». Da qui la richiesta presentata dall’avvocato Alfonso Pascucci su incarico di un gruppo di cittadini all’Ufficio circoscrizionale della Provincia e alla futura Giunta per le elezioni (ancora da nominare) del Consiglio provinciale perché si faccia chiarezza sulla effettiva eleggibilità di Fugatti alla carica di presidente della Provincia.

Il problema deriva anche dal fatto che Fugatti ha preferito candidare alla carica di presidente della provincia senza dimettersi almeno dall’incarico di governo (poteva tranquillamente mantenere lo scranno da deputato), creando così i presupposti dell’attuale dilemma giuridico (e politico). Se è pacifico che esiste l’incompatibilità tra la carica di presidente della provincia di Trento (e di consigliere provinciale) con quella di deputato e anche di sottosegretario (non si può ricoprire entrambe contemporaneamente) e a questo proposito Fugatti ha già ampiamente dichiarato di dimettersi dagli incarichi romani non appena fosse proclamato ufficialmente eletto (cosa che dovrebbe avvenire tra il 3 e il 6 novembre prossimi), non è del tutto chiara la questione circa l’eleggibilità, questione che nasce al momento della candidatura e non dell’elezione. Non essendosi dimesso da sottosegretario di governo prima del deposito della candidatura, Fugatti ha fatto scattare la problematica.

Oltre alla segnalazione presentata dall’avvocato Pascucci, s’aggiunge anche la richiesta si esaminare il caso Fugatti presentata da Liberi e Uguali del Trentino che si è rivolto all’Ufficio centrale circoscrizionale «per chiedere di non convalidare l’elezione a presidente della Provincia di Maurizio Fugatti, perché lo stesso si trova in condizione di ineleggibilità ai sensi del combinato disposto fra l’articolo 15 della legge provinciale n. 2/2003 e l’articolo 10 capo 1 della legge 400/88».

Liberi e Uguali sottolinea gli stessi argomenti presentati dall’avvocato Pascucci, sottolineando come «Fugatti doveva dimettersi dalla carica di sottosegretario alla Salute del Governo Conte, quando si è candidato a governatore. Invece ha continuato a svolgere la sua funzione di sottosegretario anche durante la campagna elettorale provinciale ed ha violato il principio dell’eguaglianza fracandidati quando è intervenuto direttamente nella definizione di materie sensibili, come nel caso della riapertura del punto nascita di Cavalese».

Liberi e Uguali del Trentino sottolinea poi come l’interpretazione data dal dirigente generale della Provincia «sia confutabile dall’interpretazione delle norme combinate», ritenendo come «questa sia un’ulteriore conferma dell’urgenza di procedere ad una revisione totale dell’attuale legge provinciale, una legge che, oltre a dare adito ad interpretazioni ambigue, è anticostituzionale, in contrasto con lo Statuto d’Autonomia e con la legge elettorale proporzionale della Provincia di Bolzano e strutturata su un impianto maggioritario che genera un Consiglio Regionale difforme».

Fugatti si trova ora dinanzi ad un bivio amletico: a giorni ci sarà la sua proclamazione ufficiale di eletto in Consiglio provinciale e alla presidenza della Provincia. In quel momento dovrà scegliere se dimettersi da parlamentare e da sottosegretario, affrontando un percorso da presidente della Provincia a rischio di decadenza (anche da consigliere provinciale), rimanendo così a piedi sia a Roma che a Trento, oppure rimanere a Roma, riconoscendo di fatto l’errore compiuto nel non rassegnare le dimissioni da sottosegretario, ma mantenendo il grisbì governativo. L’unica cosa sicura è che la probabilità di dovere ripetere le elezioni in Trentinoè molto forte.

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