Anche in provincia di Trento, la nuova maggioranza di centro destra a trazione leghista scalda i motori per la formazione del governo provinciale che dovrà nascere entro dieci giorni dalla proclamazione degli eletti che, secondo il presidente eletto Maurizio Fugatti, «avverrà il 3 o al massimo il 5 novembre». Da lì, a cascata, entro i successivi dieci giorni, la convocazione del Consiglio provinciale con l’elezione del presidente e la presentazione della Giunta provinciale per ottenere la fiducia assembleare.
Una cosa Fugatti l’ha messa in chiaro dinanzi ai cespugli degli alleati: «alla Lega spetterà una forte rappresentanza, ma tutte le forze politiche della maggioranza di centro destra avranno un riconoscimento». Una posizione accettata di buon grado dagli esponenti degli altri partiti del centro destra, anche se ad essere maggiormente premiati saranno i partiti che avranno conquistatopiù voti, ad iniziare dalla Civica Trentina, l’unica formazione con due eletti cui andrà anche il vicepresidente della Giunta. Per gli altri partiti disponibili un paio di assessori in Giunta provinciale, mentre altri posti potranno essere distribuiti sia in seno al Consiglioprovinciale che all’interno della Giunta regionale del Trentino Alto Adige e del Consiglio regionale. Pare ormai certo che alla Legavadano due assessori e il presidente del Consiglio provinciale, figura chiave anche per la gestione dell’iter di approvazione dei provvedimenti della nuova maggioranza di centro destra.
Sui nomi dei componenti di giunta è ancora tutto in alto mare, situazione legata anche alla scelta da fare sulla nomina ad assessore di due delle tre deputate della Lega che devono scegliere tra l’incarico in Provincia e quello al Parlamento. La scelta non è semplice, perché si apre la questione delle elezioni suppletive per la loro sostituzione, che va di pari passo con quella di Fugatti che deve dimettersi da deputato e da sottosegretario alla sanità. In ballo c’è il cosiddetto “election day” con le elezioni europee del 26 maggio, ma la data potrebbe essere troppo distante, in quanto per oltre 6 mesi il Parlamento sarebbe privo di tre dei suoi rappresentanti. Ma a pesare sulla sostituzione c’è anche il fatto di trovare candidati disponibili ad impegnarsi in una campagna elettorale che potrebbe portare ad un mandato parlamentare molto breve, in quanto non è un mistero per nessuno che da qui alle elezioni europee la maggioranza di governo nazionale potrebbe anche esplodere con ricorso alle elezioni anticipate, elezioni che sono date per scontate anche nel caso in cui alle Europee la Lega dovesse confermare le previsioni dei sondaggi che la danno stabilmente al di sopra del 30% dei consensi, al più tardi nell’autunno del 2019.
Ma sulla testa di Fugatti pende anche un’altra spada di Damocle: secondo una valutazione di Open Polis, il presidente eletto della Provincia di Trento potrebbe essere ineleggibile e la questione verte sull’interpretazione da dare alla definizione di “governo”. Prima delle elezioni, il parere del direttore generale della Provincia di Trento, Paolo Nicoletti, aveva escluso ogni condizione di incompatibilità, argomentando che eventuali profili ostativi alla candidatura a presidente della provincia di Trento nei confronti di chi ricopre la carica di sottosegretario di governo riguardano solo il consiglio dei ministri. Una definizione, secondo Open Polis, che cozza contro la legge, laddove si parla di governo e non di consiglio dei ministri: e se si parla di governo, l’incarico di sottosegretario è regolato proprio dalla legge n. 400 del 1988 che norma e regola gli organi di governo. Se il problema dell’incompatibilità tra la carica di presidente della Provincia e sottosegretario e parlamentare cesserà con le annunciate dimissionidal Parlamento e dal governo di Fugatti, la questione della sua eleggibilità dovrà essere esaminata dalla nuova giunta per le elezioni che dovrà essere insediata dal nuovo Consiglio provinciale, la cui presidenza dovrebbe toccare alle opposizioni che potrebbero decidere di approfondire la questione.
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