Giornata mondiale della lotta all’ictus, al via la campagna “Vedo, riconosco, chiamo”

Lo scorso anno 6.800 persone ricoverate nelle strutture sanitarie dell'Emilia Romagna, dove per l'ictus ischemico si registra una percentuale di mortalità più bassa (8,7%) rispetto a quella nazionale (10,9%). 

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Ogni due secondi, nel mondo, accade un caso di ictus. Può succedere ovunque, anche nella quiete degli spazi-lettura della Biblioteca Sala Borsa, in piazza Maggiore a Bologna, dove il comico e attore Giuseppe Giacobazzi – in una situazione ai confini tra sogno e realtà – interviene e allerta prontamente il 118 per tre casi di ictus, che si verificano uno dopo l’altro.

Vedo, riconosco, chiamo”, questo lo slogan scelto per la campagna di sensibilizzazione, con un obiettivo preciso: spingere le persone a individuare in modo precoce e tempestivo i sintomi dell’ictus cerebrale, per poter chiamare al più presto i soccorsi. Perché, in questo caso, anche qualche minuto in meno può fare la differenza.

Si tratta di una patologia che, nel 2017, ha visto in Emilia Romagna 6.800 pazienti con ictus ischemico – erano 7.000 nel 2015 e nel 2016 – ricoverati nelle strutture delle Aziende sanitarie regionali; la stragrande maggioranza è sopravvissuta, mentre il 9% circa (più di 600) è deceduto nei trenta giorni dall’evento acuto; una percentuale che si mantiene comunque contenuta, grazie al ricovero nelle “Stroke Unit” (Centri urgenza ictus) e al trattamento in Riabilitazione intensiva.

«Con questa campagna presentata in occasione della Giornata mondiale della lotta all’ictus – spiega l’assessore regionale alle politiche per la saluteSergio Venturi – ci auguriamo che si diffonda nella popolazione più consapevolezza sui sintomi “premonitori” di questa patologia, così da incentivare un maggior ricorso al 118 e consentire, a chi interviene, un’assistenza tempestiva e adeguata».

Quando il cervello, in seguito alla chiusura o alla rottura di un’arteria, non riceve più sangue (ischemia) o viene inondato da sangue“stravasato” da un’arteria rotta (emorragia) si verifica l’ictus cerebrale. Ci sono due tipi di ictus: ischemico (dovuto alla chiusura di un’arteria cerebrale) o emorragico (causato dalla rottura di un’arteria cerebrale).

Fattori di rischio per l’ictus sono la pressione alta, alcune cardiopatie, il diabete, il sovrappeso, elevati livelli di colesterolo, il fumoe l’abuso di alcol. Lo stile di vita aumenta in maniera consistente l’insorgenza della patologia. Patologia che si manifesta improvvisamente, con sintomi quali la paralisi, o il formicolio al viso, al braccio e alla gamba; la vista annebbiata o diminuita in uno o entrambi gli occhi; la difficoltà a pronunciare o comprendere frasi; la perdita di equilibrio, la vertigine e la mancanza di coordinazione.

L’ictus cerebrale rappresenta la seconda causa di morte a livello mondiale e la terza nei Paesi dove è maggiore lo sviluppo economico, dopo le malattie cardiovascolari e i tumori. Causa il 10%-12% di tutti i decessi nell’arco di un anno ed è la principale causa d’invalidità e la seconda di demenza. In Italia ogni anno si verificano circa 196.000 ictus, di cui il 20% costituito da recidive (39.000). L’ictus è più frequente dopo i 55 anni, e la sua prevalenza raddoppia successivamente a ogni decade: nel 75% dei casi si verifica nelle persone con più di 65 anni, ma colpisce, sia pure in misura minore, anche i giovani; si stima che ogni anno il numero di under 65enni interessati da questa patologia sia intorno ai 27.000.

La mortalità dopo un ictus ischemico, a 30 giorni dal fatto, oscilla nei vari studi a livello mondiale tra il 10 e il 25%. L’emorragiacerebrale ha una mortalità nettamente più elevata (pari al 40-50%, sempre a 30 giorni) rispetto alle forme ischemiche. A un anno dall’evento acuto, un terzo circa dei soggetti sopravvissuti a un ictus, indipendentemente dal fatto che sia ischemico o emorragico, presenta un grado di disabilità elevato. Il trattamento richiede il ricorso a cure d’emergenza e il ricovero in unità di degenza dedicate, le “Stroke Unit”; alcuni ictus emorragici possono essere trattati tramite intervento chirurgico.

In Emilia Romagna nel 2017 i casi sono stati 6.800 arrivati nei Pronto Soccorso attraverso il 118 (nel 70% dei casi), nel 30% con mezzi propri. Secondo gli ultimi dati disponibili (2016), in Italia la mortalità30 giorni per ictus ischemico è pari al 10,9%, mentre in Emilia Romagna è dell’8,7%. In Regione sono 13 le “Stroke Unit” autorizzate all’erogazione della trombolisi endovenosa (10 in reparti di Neurologia e 3 in reparti di Medicina).

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