Incontro a Roma tra il ministro delle Infrastrutture e trasporti Danilo Toninelli e il presidente dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, per fare il punto sulle opere pubbliche che più interessano la Regione. Un incontro, a detta di Bonaccini, «proficuo, da cui è emerso un sostanziale via libera alla Cispadana e alla bretella Campogalliano Sassuolo». Per entrambe l’iter procederà come da programma che vede in campo l’Autobrennero come soggetto concessionario.
Se Bonaccini esulta, a stretto giro arriva la doccia fredda degli esponenti del M5s. Secondo il consigliere regionale Andrea Bertani, Bonaccini «esulta per un traguardo inesistente», cui segue il messaggio social del sottosegretario Michele Dell’Orco, secondo cui «non c’è stato nessun via libera, anche perché la competenza è della Regione. Non strumentalizziamo».
E se i Cinque stelle frenano vistosamente, la Lega affonda sull’acceleratore: per il capogruppo della Lega in Regione, Alan Fabbri, «ora Bonaccini non ha più scuse, proceda alla realizzazione della Cispadana: è competenza regionale e l’ente può procedere».
Ma come stanno effettivamente le cose? «Per quanto riguarda la Cispadana, il governo ha riconosciuto che si tratta di un’autostradaregionale, così come regionale è il concessionario – aveva dichiarato Bonaccini in una lunga nota stampa -. Spetta pertanto alla Regione, come ha dato atto il ministro, ogni considerazione nel merito. E quindi via libera, da parte del governo, alla realizzazione dell’opera, rispetto alla quale non ha rilevato la propria competenza». Lo stesso dicasi per la bretella Campogalliano Sassuolo: «il governo – prosegue Bonaccini – è in attesa di ricevere dal concessionario il progetto esecutivo dell’opera, nonché il definitivo dell’annessa tangenziale di Rubiera». L’iter, quindi, anche in questo caso prosegue verso la conclusione come da programma.
Ma se Bonaccini festeggia cantieri non ancora aperti, secondo Bertani (M5s), «Bonaccini, prima di dare per certa la realizzazione della Cispadana, farebbe bene a spiegare ai cittadini dove ha intenzione di trovare la montagna di soldi che ad oggi mancanoall’appello per la realizzazione dell’autostrada regionale. Un’opera tanto faraonica quanto inutile, che costa 1,3 miliardi di euro, stimati ormai 10 anni fa, e che oggi potrebbero essere sicuramente di più».
Stessa musica sulla Campogalliano Sassuolo: secondo il sottosegretario Dell’Orco «ad oggi il progetto non ha completato, nel suo insieme, l‘analisi del Cipe. Verificando l’iter di approvazione dell’opera, abbiamo scoperto che nel 2010, durante il Governo Berlusconi, il Cipe non ha esaminato il progetto nella sua interezza, ma si è riservato di esprimersi con un atto a parte sulla tangenziale di Rubiera, ovvero una delle tratte che costituiscono parte integrante dell’opera. Ad oggi quel parere del Cipe non è stato ancora reso perché quella tratta è ancora in fase di progettazione definitiva, mentre l’opera è già in fase di progettazione esecutiva e sono iniziati gli espropri. L’iter dell’intero progetto non è dunque completato, come invece l’ex ministro Graziano Delrio aveva affermato in maniera erronea. Abbiamo ereditato dai precedenti Governi – conclude il sottosegretario – un’opera faraonica di dubbia utilità, ma ora siamo orientati a verificarne la sostenibilità sul piano economico finanziario e ad assicurarci che il progetto sia stato sottoposto a tutti i controlli necessari da parte dei soggetti competenti».
Ancora nubi fitte, infine, sulla vicenda del passante di Bologna, su cui l’unica cosa certa è l’impegno di Bonaccini e di Toninelli di «rivedersi in tempi brevi per affrontare il tema in contraddittorio, alla luce della documentazione che il Ministero acquisirà e degli studi già condotti dalla Regione». Sul tavolo anche l’ipotesi che più piace ai giallo-verdi, l’unione di tangenziale e autostrada con cinque corsieper senso di marcia rispetto alle opzioni Nord, Sud e “di mezzo” (allargamento in sede di A14 e tangenziale). «La cosa più importante su cui abbiamo convenuto – conclude Bonaccini – è l’urgenza di un intervento sul nodo di Bologna e la necessità di non azzerare l’iter amministrativo fin qui compiuto.
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